Crítica de «Orfeo». Martina Franca (italiano)

lunedì, 30 luglio 2012 Marina Franca

L’Orfeo. Immagini di una lontananza
Luigi Rossi / Daniela Terranova

Riduzione drammaturgico-musicale per ensamble moderno
Libretto originale di Francesco Buti, adattamento ed elaborazione drammaturgica di Fabio Ceresa

Prima esecuzione assoluta

ORFEO Ilham Nazarov
EURIDICE Kristel Pärtna
ARISTEO Candida Guida
VENERE Giampiero Cicino
GRAZIE/NINFE/PARCHE Carmela Pia Raffaele, Graziana Palazzo, Michela Antenucci
NINFA/PROSERPINA Laura Maddaluno
SATIRO/PLUTONE Valeri Turmanov

Maestro concertatore e direttore d’orchestra Carlo Goldstein
Ensemble dell’Orchestra Internazionale d’Italia

Regia Fabio Ceresa
Scene Benito Leonori
Costumi Massimo Carlotto

Progetto «Remaking Orfeo. L’opera di Luigi Rossi per il pubblico del XXI secolo» della Fondazione Paolo Grassi, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia

Escena Orfeo
Escena Orfeo

Pur all’interno di una programmazione complessiva di grande qualità come quella dell’edizione 2012 del Festival della Valle D’Itria non si può negare che La rielaborazione, per il pubblico del XXI Secolo,  di Daniela Terranova e Fabio Ceresa dell’Orfeo di Luigi Rossi sia stato il vero asso vincente della manifestazione.
La rilettura musicale e la riduzione della Terranova della lunghissima partitura seicentesca hanno fatto si che l’opera acquistasse una piacevolezza e una scorrevolezza assolute  e arrivasse, nella sua sostanza,  con forza  ad un  pubblico che alla fine ha tributato al lavoro, ai suoi autori, agli interpreti un autentica ovazione.
La composizione e la rielaborazione musicale  della Terranova sono riuscite a  mettere a fuoco l’immagine di una lontananza –  l’Orfeo di Rossi, appunto –  grazie ad  un linguaggio policromo che ha dato nuova luce alle linee melodiche originali e, allo stesso tempo, ha fatto  nascere da queste diverse forme sonore strumentali e vocali creando , così, una reale continuità fra antico e contemporaneo.  Un lavoro in cui, rifuggendo da un intento di riproposizione filologica, la musica barocca appare trasfigurata e riletta concettualmente. Non si tratta quindi di una ripresa di stile, bensì di uno sguardo da lontano, teso a conservare l’essenza dell’opera originale attraverso l’impiego di un’orchestra da camera di diciotto elementi e la presenza di un numero limitato di cantanti che  agiscono sulla scena ora come personaggi, ora come voci.
Da segnalare, nel lavoro della Terranova un impiego interessante delle percussioni che in alcuni momenti di transizione ha  rimandato a  sonorità straussiane con una soluzione che ha permesso di costruire una base musicale molto più ricca, varia ed articolata di quella  del basso continuo della partitura originaria.

Escena Orfeo
Escena Orfeo

Ottimo il lavoro di  Carlo Goldstein che ha diretto splendidamente l’Orchestra Internazionale d’Italia.
Bellissima la regia, semplice e suggestiva, di Fabio Ceresa che ha anche curato l’adattamento del libretto. Efficace l’idea del ricevimento nuziale come cornice e l’utilizzo  di tavoli praticabili sia come porta dell’Ade sia come sepolcro di Euridice. Veramente suggestiva e di grande impatto la scena delle anime dei morti resa plasticamente attraverso un gioco di mani e di corpi che anima un tessuto elastico.
L’intera messa in scena  di Ceresa è la dimostrazione  che per realizzare una regia efficace non occorrano idee “geniali” che stravolgano il testo e la storia, ma sia sufficiente intelligenza e grande senso del teatro nella sua sostanza.

Di gran livello il complesso delle voci, dall’Orfeo di Ilham Nazarov all’Euridice di Kristel Pärtna, dall’Aristeo di Candida Giuida  al Satiro di Emanuele Cordaro.
Emozionante la parte corale  eseguita magistralmente  da Graziana Palazzo, Pia Raffaele, Michela Antonucci e Laura Maddaluno.
Una nota a parte merita la Venere di Giampiero Cicino, sia per la trovata geniale della compositrice, che ha pensato ad un ruolo en travesti al contrario, sia per la presenza scenica del cantante che ha dato vita ad una spassosa quanto musicalmente precisa  capricciosa dea dell’amore. Interpretazione  che ha avuto il suo momento clou nella scena del terzo atto fra Aristeo, il satiro e la stessa Venere.

Escena Orfeo
Escena Orfeo

Una scommessa, quest’Orfeo, vinta in pieno dalla direzione artistica del festival che ha trovato conferma nell’ entusiasmo alle stelle del pubblico del teatro Verdi.
Complimenti vivissimi quindi  a Daniela Terranova a cui  auguriamo una carriera ricca di successi.
Ci piacerebbe che questa messa in scena non muoia con il Festival ma possa avere altre rappresentazioni, perché è con produzioni  come queste che si può avvicinare il pubblico giovane all’opera.