Nostra Signora del Bel Canto, Mariella Devia incanta Genova nel Roberto Devereux

Nostra Signora del Bel Canto, Mariella Devia incanta Genova nel Roberto Devereux
Nostra Signora del Bel Canto, Mariella Devia incanta Genova nel Roberto Devereux

Al Carlo Felice di Genova in questi giorni va in scena l’ennesimo, annunciato trionfo di colei che può a ragione essere definita la più grande “belcantista” che tutt’oggi calca le scene, dopo una lunga e proficua carriera, prossima a compiere 68 anni: Mariella Devia.

Interprete donizettiana d’eccezione, la Devia canta in modo perfetto il ruolo della regina Elisabetta I di Inghilterra, conducendo gli spettatori, tra cui moltissimi i “devoti” giunti da più punti del globo terracqueo, al parossismo dell’entusiasmo e del puro piacere, grazie al vortice di arditissimi virtuosismi, eseguiti con una facilità da far sembrare semplice ogni sua prodezza, frutto in realtà di una tecnica vocale che ha del prodigioso. Ciò che colpisce ulteriormente della “Mariella Nazionale” è la sicurezza con cui affronta un ruolo di estrema difficoltà, con tale naturalezza e spontaneità nell’emissione da trasmettere allo spettatore, oltre che alle emozioni di un fraseggio calibrato con intelligenza superiore di un accento di nobiltà e intrinseca eleganza anche nei momenti di concitazione, la sensazione e certezza che lei, la Devia, non potrà mai assolutamente sbagliare una nota. A questa sua risaputa e totale perfezione musicale si aggiunge, nello specifico, la totale aderenza scenica al personaggio che unisce l’aspetto della regina, ridotta ad icona di se stessa in un’immagine costruita con vuota solennità, a quello della donna che in tarda età scopre i sentimenti e si innamora, il risultato non può che essere, in una parola, la perfezione.

Accanto a lei, trionfo anche per Sonia Ganassi che ha dato vita ad un’appassionata Sara, confidente e misteriosa rivale in amore della Regina. Il mezzosoprano reggiano ha sfoggiato una voce aderente al ruolo, morbida ed ambrata, svettante in acuto nel repertorio nel quale eccelle; si è fatta appezzare sia per le agilità che per l’ottimo fraseggio, oltre che per la presenza scenica e per l’innegabile talento.

Il tenore Stefan Pop, nel ruolo del titolo, ha dato vita ad un Roberto Devereux molto eroico, cantato con un bel timbro maschio ed un’emissione sicura, generoso con gli armonici e scenicamente risolto con sufficiente scioltezza, sebbene possieda un fisico importante.

Nostra Signora del Bel Canto, Mariella Devia incanta Genova nel Roberto Devereux
Nostra Signora del Bel Canto, Mariella Devia incanta Genova nel Roberto Devereux

Il baritono Marco Di Felice, nel ruolo del Duca di Nottingham, ha privilegiato l’aspetto del rude uomo di guerra, prima felice di aiutare l’amico e compagna in difficoltà, indi spinto dalla cieca gelosia: la voce non gli difetta certo, ma andrebbe dosata con meno ruvidità.

Molto coinvolgente la regia di Alfonso Antoniozzi, che si è avvalso delle scene invero suggestive, seppure di estremo rigore nella loro semplicità, di Monica Manganelli e delle luci dosate con precisione da Luciano Novelli. Ha messo in scena il “teatro nel teatro”, ispirandosi al celebre Globe shakespiriano, dove il coro era nel contempo partecipe e spettatore; un allestimento fedele ai tempi storici, il 1500, ma che contemporaneamente faceva intuire al pubblico la “finzione” della recita, in virtù di due “americane” disposte volutamente a vista e su cui vi erano istallati i proiettori. Cifra fondamentale dello spettacolo gli eleganti, preziosi costumi – delle vere e proprie “sculture” – realizzati da Gianluca Falaschi. Antoniozzi ci fa capire subito, sfruttando il tempo della sinfonia, che Elisabetta è un’icona, procedendo alla sua vestizione da parte di mimi che poi, nel corso dell’opera avranno un’importanza determinante in molte scene. Di una estrema crudezza, ma teatralmente perfetto, il finale in cui la regina mette in discussione il suo immenso potere, quando i mimi sollevano il lungo strascico su cui è disegnata la carta geografica dell’Inghilterra e degli altri suoi possedimenti. E’ piaciuto pure molto l’elegante costume realizzato per Sara, la Ganassi, che ne ha messo in evidenza con sagacia il generoso decolté, così come son sembrati centrati i costumi del coro, dove, invece, era quasi impossibile riconoscere il sesso dei coristi.

Sottotono è parsa, piuttosto, la direzione di Francesco Lanzillotta, con qualche sfasatura ancora da correggere, che ha alternato momenti egregi ad alcune evidenti défaillances negli attacchi. Bene l’orchestra ed ottimo il coro del Teatro Carlo Felice, preparato da Pablo Assante.

La magistrale prova di Mariella Devia si è conclusa con l’inserimento di uno strabiliante Re naturale nella cadenza finale. Un brivido ha percorso l’auditorio ed ha scatenato un delirio di applausi: un trionfo per tutti.

Domenico Gatto

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