Macerata, Arena Sferisterio, 18 luglio 2014
Parte alla grande quest’anno il Festival del cinquantesimo allo Sferisterio di Macerata con il record di incassi di tutti i tempi e l’esaurimento pressoché totale dei posti: in scena Aida di Giuseppe Verdi per la regia di Francesco Micheli.
Un enorme laptop bianco aperto svetta al centro del palcoscenico dell’arena, all’interno del quale si svolge tutta l’azione, a tratti commentata dal coro che ne resta però sostanzialmente estraneo. L’idea registica di fondo prende le mosse da un’ideale rilettura del libro dei morti in versione digitale da cui Ramfis, che è ora protagonista ora narratore armato di computer, trae spunto per raccontare la vicenda che ogni membro del coro segue in diretta sul proprio tablet. La scena si illumina di colori vivaci, grazie ad un uso indubbiamente suggestivo di luci che virano dal bianco al viola, all’arancione, al rosso, mentre sul grande lap top si susseguono proiezioni di immagini e geroglifici ispirati alla simbologia egizia curati da Francesca Ballarini. Un’interpretazione dunque sostanzialmente astratta, simbolica, allegorica della vicenda che potrebbe funzionare, non da ultimo anche grazie al suo sicuro impatto visivo, con la quale però finiscono per cozzare le numerose scritte, riportanti nomi di personaggi oppure espressioni topiche o parole chiave tratte dal libretto, proiettate continuamente sul fondo del portatile di scena le quali, più che richiamarsi al piano dell’astrazione, rimandano a una visione didattica, basata sul sistema delle mappe concettuali, che finisce per banalizzare un po’ il messaggio. Ben riuscito invece il finale con il laptop che lentamente si chiude quasi a schiacciare le due vittime che si trovano al proprio interno e la figura di Amneris che, quasi nell’ombra, si erge sul bordo del coperchio.
Bianchi, ma decorati con motivi ispirati a geroglifici geometrici scuri, i costumi degli Egiziani, quasi totalmente di colore nero invece quelli degli Etiopi, tutti realizzati da Silvia Aymonino in un materiale ultraleggero che spesso incorre nell’effetto carta; particolarmente discutibili i copricapi come il complicato turbante di Amneris, o le corone fissate col velcro indossate dal Re e da Radamès, per non parlare della parrucca bianca e riccia indossata da Aida che richiama quelle utilizzate da alcune pop stars di recente affermazione.
Coreografie hip hop con cenni alla break dance per Monica Casadei che fa muovere i propri ballerini con una foga che rimanda a quella tipica delle danze tribali africane.
Di grande espressività l’Aida di Fiorenza Cedolins, davvero ottima soprattutto nelle mezzevoci, talvolta intima nell’accento, talvolta solida nella sua interiore fortezza. Grande Amneris quella di Sonia Ganassi, l’acuto corre e squilla, l’interpretazione è intensa, la linea di canto è estremamente controllata e si spiega senza sbavature. Sergio Escobar è un Radamès dalla voce generosa che paga però a tratti qualche forzatura di troppo nell’emissione. Voce profonda, cipiglio regale e morbidezza d’accento per l’Amonastro di Elia Fabbian, bel colore brunito per il Ramfis di Giacomo Prestia che alterna il ruolo di scriba/narratore in pantaloni bianchi a quello di sacerdote/protagonista in tunica sempre bianca. Can loro il Re di Cristian Saitta, un messaggero di Nazzareno Antinori, una sacerdotessa di Marta Torbidoni. Discreta la prova del Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” preparato da Carlo Morganti.
Direzione precisissima per Julia Jones: i tempi staccati sono però spesso troppo lenti così che dinamiche e colori finiscono per non trovare a volte la giusta sottolineatura.
Aida Fiorenza Cedolins
Amneris Sonia Ganassi
Radamès Sergio Escobar
Amonasro Elia Fabbian
Ramfis Giacomo Prestia
Il Re Cristian Saitta
Un messaggero Nazzareno Antinori
Una sacerdotessa Marta Torbidoni
Direzione Julia Jones
Regia Francesco Micheli
Scene Edoardo Sanchi
Disegni Francesca Ballarini
Costumi Silvia Aymonino
Luci Fabio Barettin
Coreografie Monica Casadei
Maestro del coro Carlo Morganti
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche
Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”
Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei”
Compagnia Artemis Danza
Simone Manfredini