Resoconto Festival di Perelada

Dopo le inevitabili vicende avventurose estive con gli aerei, giungo finalmente all’Hotel Empurdà di Figueres giusto in tempo per salire su uno dei taxi, messi a disposizione dall’impeccabile organizzazione per portarci al castello di Peralada, nel cui parco secolare si svolge il Festival. Assieme agli altri colleghi, veniamo condotti alle porte dello splendido castello, ora trasformato in Casinò. Qui l’ospitalità generosa ed impeccabile ci accoglie, prima dell’atteso concerto, in una suggestiva sala da pranzo all’aperto, protetta da grandi gazebo. Si tratta del ristorante “au plein air” del Castello, anche la “braserie” è a vista e  ci viene dunque offerta una lauta cena con un buffet luculliano comprendente anche molte specialità locali. Il “souper” è allietato dalla musica di un complessino e dalla sua vocalista, una bella figliola dalla voce calda e seducente che ha spaziato in un repertorio internazionale di classici degli anni che vanno dai ’40 ai ’60.

Mentre ci avviamo all’auditorio “Parc del Castell”, su una pedana posizionata all’interno del laghetto appare un’automobile, ultimo modello della più celebre marca tedesca che è tra gli sponsor del festival. Contornata da due cigni, suggeriva una versione moderna dell’arrivo di Lohengrin e, del resto, Jonas Kaufmann protagonista del concerto, oggi come oggi può a ragione essere considerato Lohengrin per eccellenza.

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Il recital del celebre tenore tedesco è stato accompagnato dall’Orquestra de Cadaqués diretta da Jochen Rieder, direttore di fiducia di Kaufmann e al quale deve una discreta carriera poiché è il suo accompagnatore preferito. Va subito detto che nell’economia del concerto gli otto brani interpretati dal bel Jonas hanno avuto complessivamente una durata assai minore dei pezzi sinfonici. Tra questi ultimi alcune scelte sono parse discutibili, vista la obbiettiva difficoltà in cui si è trovata spesso l’orchestra, quando non incomprensibili: per esempio quella di spacciare per preludio dell’atto terzo di “Carmen” l’esecuzione “sinfonica” dell’aria di Micaela, laddove la voce solista è stata sostituita del primo violino. Per quanto riguarda la parte cantata in un programma che prevedeva arie di Verdi e Wagner, con l’unica eccezione di  Massenet nella celebre romanza da “Le Cid”, senza entrare nel merito squisitamente vocale –e ce ne sarebbe da dire- visto che il collega Irurzun lo ha fatto in maniera approfondita e in spagnolo su questo stesso sito, ci si è chiesti che senso abbia che un tenore metta in programma due dei “Wesendonck Lieder”, risaputamente composti e concepiti nel testo per voce femminile. Di ciò se ne deve essere rammaricato anche l’eccelso Wagner, probabilmente sarà stato lui ad indurre la cicogna –il parco ospita anche voliere di uccelli di diverse specie- che col suo verso tamburellante ne ha disturbato l’ascolto. Il folto pubblico accorso da ogni dove è stato piuttosto tiepido durante tutta la serata e, per altro, i brani scelti non erano né tra i più popolari né particolarmente brillanti tra quelli che la corda tenorile potrebbe mettere in repertorio. Si è però scaldato coi bis, concessi generosamente dal “bel tenebroso” che, pure se apparentemente felice, ha sempre lo sguardo triste e un po’ “blasé” che poi è quello che seduce i cuori, emergendo soprattutto nelle esecuzione di due brani de Lehar, da “Paganini” (Se le donne vo’ baciar) e da “Il paese del sorriso”, la celeberrima “Tu che m’hai preso il cuor” dimostrando di possedere, pure e forse più convincentemente, le doti dello “chansonnier”.

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Il giorno dopo, si è passata una solare giornata di mare nella vicina cittadina di Rosas, affacciati alla terrazza panoramica dell’incantevole Hotel Almadraba (tonnara in arabo antico) convenzionato con il gemello Hotel Empordà e che domina la cala omonima, a cui si può accedere facilmente scendendo una scaletta tra gli scogli ed il golfo dell’Ampurdan, il programma del Festival proponeva un concerto nella Eglésia del Carme per festeggiare 150 anni della nascita di Richard Strauss: protagonista il soprano Ángeles Blancas, accompagnata dall’Ensemble Orquestra de Cadaques diretta da Fausto Nardi.  La chiesa gotica è molto suggestiva e possiede un ottima acustica adatta per i concerti, una volta qui veniamo informati che il programma, che sulla carta prevedeva a conclusione il canto di sei bellissimi lieder del compositore tedesco, veniva cambiato con la scusa di rispettare la cronologia dei compositori, eseguendo per ultimo un brano che con Strauss non ha nulla a che fare. Si è trattato di un “assaggio” dell’opera composta da Philippe Fénelon, in scena a Peralada una settimana appresso. Sarebbe stato auspicabile che non fosse inserito nel programma, poiché il pubblico si aspettava solo Strauss e questa musica (eufemismo) ha rovinato la magia creata dalla Blancas con la sua intensa interpretazione dei lieder: “Zueignung, Meinem Kinde, Das Bächlein, Als mir dein Lied erklang, Freundliche Vision, Waldseligkeit”. Il soprano spagnolo, figlia della celebre Angeles Gulin e del baritono Antonio Blancas, domina perfettamente il tedesco e ha mostrato di essere adattissima a questo repertorio. Possiede una grande espressività ed ha emozionato il pubblico, nonostante l’orchestrazione di Adrià Barbosa sia parsa prevaricante e fragorosa. A completare il programma è stato anche interpretato il quintetto strumentale di Strauss “Till Eulenspiegel” arrangiato da Franz Hansenöhrl.

 

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Il ritmo del Festival non concede tregue: pausa di un’ora e ci si sposta nel più vasto Auditorio, dove si assiste al concerto dei Buena Vista Social Club. La leggendaria orchestra cubana fa tappa a Perelada per il loro “Adiós Tour”; dal titolo si capisce che dovrebbe essere l’ultimo nella loro straordinaria parabola artistica, da quando cioè il produttore discografico Ry Cooder negli anni ‘90 decise di creare un’ensemble con i musicisti che avevano animato le serate dei locali di L’Avana negli anni ’50, prima che la rivoluzione trasformasse tutto e li costringesse ai lavori più umili per sopravvivere. Un tour nostalgico dove gli ultimi rimasti del gruppo originario: Barbarito Torres, Eliades Ochoa, Guajiro Mirabal, Jesús “Aguaje” Ramos ed Omara Portuondo, assieme agli altri giovani musicisti cubani che compongono il gruppo, hanno ricordato, con dei video sullo sfondo, i loro compagni d’avventura passati a miglior vita: Compay Segundo, Ibrahim Ferrer, Orlando «Cachaito» Lopez, e Ruben Gonzalez.

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Un concerto carico di nostalgia ma anche di allegria e di ritmo scatenato che ha fatto ballare e divertire il pubblico, completamente diverso ovviamente da quello più inamidato che aveva partecipato alla “serata Kaufmann”, grazie soprattutto all’energia della voce storica del gruppo, Doña Omara Portuondo, che nonostante abbia già passato gli 80 anni conserva una bellissima voce ed una fisicità e scioltezza nei movimenti di danza davvero straordinarie.

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Terminato il concerto, ci attendeva di nuovo la cena al buffet ed è stato il momento degli addii. Il giorno la partenza per Barcellona, collegata benissimo con l’autostrada e con la nuova linea ad alta velocità che ormai raggiunge Parigi, e la voglia di tornare ancora a godere della splendida organizzazione sostenuta da Doña Carmen Mateu de Suqué, presidente dell’Associazione culturale Castell de Peralada e le scelte artistiche del Festival Castell Perelada diretto da Oriol Aguilà.

 

Domenico Gatto