
Per la prima volta in occidente, a Torino, a conclusione del festival Mito del 2015 ed ad aprire la tournee del NCPA (China National Centre for the Performing Arts) è andato in scena:Il Ragazzo del Risciò, uno dei titoli più rappresentativi del nuovo panorama lirico cinese.
“Il ragazzo del risciò” è una delle opere commissionate dal NCPA ai migliori compositori cinesi contemporanei ed è stata presentata in prima mondiale con grandissimo successo nel contesto del NCPA opera festival nel giugno 2014.
Tratto dal romanzo omonimo di Lao She, uno dei punti cardini della letteratura cinese del XX secolo, poiché mettendo in risalto come una società ingiusta premia coloro che sono astuti e forti a spese di coloro che sono operosi e smaliziati, è considerato come un atto di accusa verso il vecchio regime.
Il romanzo si riassume, in qualche misura, nel rapporto tra XIanzi, un tiratore di risciò, e il suo veicolo con cui intrattiene un legame quasi viscerale: i due si muovono dentro un gigantesco affresco cupo e senza speranza. Il risciò è il simbolo della libertà anelata ed è al contempo gioco crudele: il servo vorrebbe affrancarsi dal proprio padrone ma, contemporaneamente, è in qualche modo vinto dell’oggetto del suo sogno che si sposta sempre più lontano. Questo perché in una società dai rapporti così iniqui ai miseri e deboli non è neanche consentito di sognare.
L’NCPA, Inaugurato il 22 dicembre 2007, è attualmente il centro dedicato alle arti dello spettacolo più grande del mondo con 4 spazi teatrali: Teatro dell’Opera, la sala dei concerti, Il teatro di prosa e la sala multifunzionale. Fino ad oggi, in 7 anni, ha prodotto in proprio 47 spettacoli dal vivo tra Opere liriche, occidentali e cinesi, Opere di Pechino, Balletti, Musical e Prosa.
Grande vanto per l’Italia che sia Giuseppe Cuccia il direttore artistico di questo grande complesso, che si è prefisso il compito di realizzare entro pochi anni le produzioni delle 50 opere più rappresentate al mondo.

Con questa tournee’ l’NCPA inizia a presentarsi al mondo, con un’opera che si radica nella loro tradizione ma che musicalmente strizza l’occhio alla cultura occidentale. Guo Wenjing, uno dei compositori di punta di questa nuovelle vague cinese, ha messo in musica un testo fondamentale della cultura del suo paese con una partitura che ha per riferimento la musica europea del ‘900 da Mahler, a Strauss da Stravinsky al Puccini della Turandot. Non poteva essere altrimenti visto che, come lo stesso compositore ha spiegato, in un incontro tenuto a Milano il giorno dopo la prima, in Cina non esiste una vera tradizione operistica quindi i nuovi compositori devono attingere al patrimonio musicale occidentale per creare musica nuova ed adattare i tanti temi popolari di cui l’opera è infarcita. Dopotutto, per capire bene quanto il compositore stia musicalmente dentro la cultura occidentale, bisogna ricordare che la prima opera di Guo Wenjing, “Diario di un pazzo”, andò in scena nel 1994 ad Amsterdam e che solo 20 anni dopo, con questa opera, ha avuto una commissione da parte del NCPA.
Quindi la musica: sebbene con rimandi, motivi ed anche l’uso di strumenti tipici cinesi, è fortemente occidentale, nello stesso tempo prende totalmente le distanze da quella che da noi viene definita musica contemporanea, in quanto come è stato sempre fatto notare, sia da Guo che dallo stesso Cuccia alla conferenza stampa, l’intento fondamentale è quello di riempire un teatro di 3000 posti e non di soddisfare l’ego di un ristretto numero di addetti ai lavori. In Cina la cosa più importante è il risultato e lì non si potrebbero mai spendere soldi pubblici per poi avere una sala con solo un centinaio di persone, cosa che dovrebbe far riflettere i teatri italiani, che in questo momento versano in situazione critica e si permettono di sperperare soldi pubblici con titoli che richiamano pochi snob intellettuali.
Tornando a Il Ragazzo del Risciò da un punto di vista musicale, la cosa che si nota di più è l’uso continuo delle ripetizioni: sempre, sia nelle arie che nei pezzi d’assieme, una volta finita la frase, questa viene ripetuta una o due volte in modo uguale senza alcuna variazione, la qual cosa rallenta di molto l’azione ed allunga molto la vicenda. Questo avviene perché per il compositore la cosa fondamentale è che un concetto rimanga impresso nella memoria, quindi per lui l’uso della ripetizione diventa fondamentale.
Il Ragazzo del Risciò di conseguenza, sia per la complessità della vicenda, che per le scelte di Guo, ha una durata di 3 ore, all’interno delle quali non mancano delle pagine degne di essere notate: come le arie dei personaggi principali, soprattutto quelle delle due donne: l’audace Huniu e la sfortunata Xiaofuzi, nonché di grande effetto il duetto fra le due, per il contrasto dei caratteri che viene ben reso dalla musica.
Di grande impatto le scene corali che hanno i suoi punti più alti nell’apertura della seconda parte col divertente Panino al Forno, Torta di Riso, ma soprattutto in La città di Pechino, che può essere considerato come il vero grande finale e che è stato il pezzo che ha ricevuto delle autentiche ovazioni.
Grandiosa la messa in scena realizzata da Yi Liming, che in quanto regista televisivo e cinematografico, ha realizzato una scena molto mobile e con rapidi cambi a vista che non hanno mai rallentato l’azione grazie anche al bellissimo gioco di luci di Wang Qi.

Molto accattivanti, per noi occidentali, i costumi realizzati da A’Kuan: veri costumi tradizionali cinesi, belli e raffinati, soprattutto quello che Huniu indossa nella scena delle nozze.
In un cast equilibrato e pieno di star cinesi è risaltata Xiuwei Sun, soprano lirico spinto, dalla carriera affermata a livello internazionale, che ha dato vita al personaggio più complesso di tutta l’Opera: Huniu, vero motore della vicenda, donna di mezza età, irragionevole, audace e calcolatrice, che riesce a farsi sposare con l’inganno dal protagonista, e che per tutto il tempo appare come un personaggio quasi comico – effetto voluto dal compositore, in quanto ella canta in dialetto Pechinese – ma che alla fine muore di parto regalando una delle pagine più belle e struggenti dell’intera composizione.
Accanto a lei il tenore Peng Han è stato egregio ha dare vita a Xiangzi l’onesto, perseverante e robusto come un cammello, ragazzo del risciò, che si trova travolto dagli eventi.
Molto delicato e tenero si è dimostrato il soprano Yuanming Song nel ruolo della bella, gentile e sfortunata Xiaofuzi, personaggio molto pucciniano, sia per la triste sorte che le capita – costretta dal padre a fare la prostituta si impiccherà verso la fine dell’opera – sia per la musica che rievoca quella della piccola Liù.
Ottimi anche il basso Tian Haojiang nel ruolo di Liu Siye, l’avaro e gretto padrone della rimessa di risciò nonché padre di Huniu, ed il baritono Sun Li nel ruolo dell’orribile padre di Xiaofuzi.
Di buon livello anche tutti i comprimari.
Zhang Guoyong ha diretto in modo molto diligente ed autoritario l’orchestra del NCPA che per essere una formazione giovane, sia perché nata da soli 7 anni, sia per l’età degli strumentisti, dimostra già grande maturità che non potrà che aumentare col passare degli anni.
Alla fine il pubblico torinese ha tributato un grandissimo trionfo a tutti, tanto che lo stesso compositore ci ha tenuto a sottolineare che non si sarebbe mai aspettato un’accoglienza così calorosa in Italia: la patria ell’Opera.
Domenico Gatto