Al Belvedere di San Leucio Cavalleria Rusticana è una tragedia greca

Al Belvedere di San Leucio Cavalleria Rusticana è una tragedia greca
Al Belvedere di San Leucio Cavalleria Rusticana è una tragedia greca

La Cavalleria Rusticana che Riccardo Canessa ha messo in scena sabato 30 luglio al Belvedere di San Leucio a Caserta, nell’ambito della rassegna “Un’estate da re”, ha attirato un grande numero di spettatori che al termine sono andati via entusiasti. Del resto, Cavalleria è uno dei pochi titoli in grado di richiamare ed emozionare in ogni parte del mondo un pubblico numeroso, anche a prescindere dal cast e dalla messinscena, per la sua storia che racconta e le celebri melodie, ma anche per il fascino che ne fa uno dei massimi emblemi dell’opera e dello spirito italiano. L’opera ha debuttato nel 1890 ed è considerata il primo esempio del melodramma verista italiano, attingendo molto alla cultura e alla tradizione storico-sociale e letteraria del nostro Meridione.

Nel libretto, l’azione si svolge in una domenica di Pasqua in un villaggio della Sicilia orientale, dove la scena mostra una chiesa e la taverna del Mamma Lucia, con i momenti salienti che sono la processione, la sfida a duello e il grido finale che annuncia l’uccisione di Turiddu. Canessa, rispettando la lettera, ma soprattutto lo spirito del testo, è riuscito a mettere in evidenza le pulsioni più oscure dell’opera, quasi fosse una tragedia greca arcaica e rurale. I toni e i colori forti erano quelli delle storie raccontate da Euripide, solo bagnati con il vino ed il sangue delle passioni elementari  e travolgenti del nostro Sud povero e contadino.

Fin dalla Processione iniziale il dramma appare immanente nel contrasto tra la gioia per il Cristo risorto che incontra Maria e la povera, tragica storia di amore, adulterio, gelosia, vendetta. 

La Santuzza di Amarilli Nizza compensa una non eccelsa nitidezza del timbro vocale con una interpretazione da personaggio euripideo.  Il soprano è stata precisa musicalmente, emotivamente molto coinvolgente, evitando di cadere nelle artificiosità di un verismo di maniera, sopra le righe. Accecata dalla gelosia, con la sua delazione ad Alfio della tresca con Lola causa di fatto la morte del suo amato, che peraltro non l’aveva mai ricambiata.  Del resto, la musica di Mascagni sottolinea il tormento interiore della giovane.

La Lola di Patrizia Porzio è stata all’altezza, espressiva ma mai toccata da quella volgarità che pure è una tentazione nella quale il personaggio potrebbe indurre. La voce del mezzosoprano ha un’ottima estensione e la cantante riesce a farsi apprezzare dal pubblico con un’interpretazione convinta e convincente.

Elena Traversi è stata un’ottima Mamma Lucia, di bella vocalità e linea di canto, con una presenza scenica raccolta e intensa, come il personaggio richiedeva.

Alberto Mastromarino ci ha correttamente raccontato un Alfio passionale e irruente, con un timbro baritonale consistente anche se con poche sfumature espressive. Un gradino sopra gli altri per qualità della voce e linea di canto è stato certamente Diego Cavazzin, un tenore dal timbro nitido, dai tratti belcantistici ceh comunque erano appropriatamente declinati per il personaggio di Turiddu.

Il direttore Francesco Ivan Ciampa ha tenuto salda e omogenea l’Orchestra e il Coro del Teatro municipale “Giuseppe Verdi” di Salerno, che hanno risposto con precisione e con sonorità piene ed intense. Ciampa ha tenuto tempi corretti, offrendo una lettura unitaria del dramma e mantenendo le varie scene coese fra di loro. Come si è detto all’inizio, un pubblico popolare ed entusiasta ha tributato un successo pieno allo spettacolo.

Lorenzo Fiorito