Alla Scala di Milano, trionfo per Zubin Metha e Krassimira Stoyanova nel Rosenkavalier di Richard Strauss

Alla Scala di Milano, trionfo per Zubin Metha e Krassimira Stoyanova nel Rosenkavalier di Richard Strauss
Alla Scala di Milano, trionfo per Zubin Metha e Krassimira Stoyanova nel Rosenkavalier di Richard Strauss

Il capolavoro realizzato da Richard Strauss e da Hugo Von Hofmanstall rappresenta un gioiello, in quanto vi è una unione perfetta fra il gioco di una commedia sofisticata ed una musica di un’eleganza straordinaria, che va dal malinconico monologo della marescialla nel primo atto, al valzer goffo con cui il Barone Ochs conclude il secondo, passando per il momento estatico in cui Octavian consegna la rosa a Sophie, per concludersi in uno dei finali d’opera più belli che siano mai stati composti. Un finale a cui si arriva con un crescendo totale, nel quale il gioco della commedia arriva al punto più alto e divertente per poi concludersi con la sarcastica battuta che la marescialla dice al suo cugino Ochs: “Io credo che voi siate così Cavaliere da non pensare assolutamente nulla”. Da questo punto in avanti le parole non contano più ma esistono solo le note e quando Octavian intona “Marie Therese” si entra in un vortice di note sublimi, in cui le voci delle tre protagoniste si fondono, si alternano, si inseguono: è il trionfo assoluto del compositore di Garmish, un momento di musica in cui ci si perde e da cui non si vorrebbe mai più uscire. Solo con tre voci femminili questo poteva essere possibile, per questo, Octavian, il cavaliere della rosa, l’oggetto del desiderio, non poteva che essere un ruolo en travesti, perché, come lo stesso Von Hofmanstall scriverà in una lettera: “egli non è altro che la rappresentazione che le due donne hanno dell’amore”. Questa visione raggiunge l’apice proprio nel finale dell’opera un’aria a tre voci, chiamarlo terzetto è riduttivo, che continua anche quando le voci diventano due ed gli innamorati cantano all’unisono l’estasi del loro amore. Questa musica sarà amata da tutti i più grandi direttori d’orchestra, da Herbert von Karajan a Leonard Bernstein, per Carlos Kleiber divenne un’ossessione, sempre alla ricerca delle protagoniste perfette, troverà la sua perfetta Sophie in Lucia Popp ed il suo perfetto Octavian in Brigitte Fassbaender, nel 1976 in un edizione scaligera firmata da Otto Schenk, che passerà alla storia e che segnò il suo debutto trionfale nel teatro milanese.

Per dirigere un’opera di tale complessità è stato chiamato un grandissimo della direzione: Zubin Metha, che è riuscito a rendere appieno tutte le sfumature che contiene questa partitura, passando in modo continuo dai momenti farseschi a quelli più intimi. Un’esecuzione magistrale a cui il direttore indiano ci ha abituati in tutti questi anni di carriera e che non ci stancheremo mai di ripetere e di ringraziare per tutte le emozioni che è riuscito a trasmettere durante tutta la serata, impossibile sottolinearne i momenti migliori tale è stata la compattezza ed il livello altissimo. Straordinaria in questo è stata l’orchestra scaligera che ha seguito in modo perfetto tutte le indicazioni del maestro.

A questo va aggiunta la straordinaria prestazione di Krassimira Stoyanova che ha reso tutta la nobiltà della Marescialla. Una performance luminosa la sua, una voce elegante, morbida, calda, dotata di un legato meraviglioso, perfetto per rendere appieno tutta la malinconia della principessa. Il suo portamento, la sua presenza scenica sono stati di egual livello tanto che alla fine del primo atto, quando è comparsa da sola alla ribalta, il pubblico le ha tributato un’ovazione straordinaria.

Bene anche Sophie Koch nel ruolo di Octavian, il mezzo soprano è stata perfettamente credibile nei panni del giovane cavaliere, realizzando un personaggio molto focoso ed a tratti virile ma anche delicato quando la musica lo comandava. Molto emozionante nei momenti a due con l’altrettanto bene in parte Christiane Karg nel ruolo di una deliziosa Sophie, sia nel secondo atto nel momento della consegna della rosa che nel finale dell’opera.

Alla Scala di Milano, trionfo per Zubin Metha e Krassimira Stoyanova nel Rosenkavalier di Richard Strauss
Alla Scala di Milano, trionfo per Zubin Metha e Krassimira Stoyanova nel Rosenkavalier di Richard Strauss

Troppo bello per essere perfettamente credibile Gunter Groissbock nella parte del Baron Ochs, vocalmente adatto, anche se con qualche lacuna nelle note gravi, ma fisicamente ingombrante, con un corpo palestrato con tanto di pettorali in mostra nel finale del secondo atto, per poter essere credibile nella parte del viscido barone.

Credibili e perfettamente in parte Kresimir Spicer e Janina Baechle rispettivamente Valzacchi ed Annina, ottima Silvana Dussmann nel ruolo della Jungfer Marianne Leitmetzerin mentre sottotono è parso Adrian Eröd nel ruolo di Herr von Faninal.

Ottimo il coro scaligero preparato da Bruno Casoni.

Harry Kupfer, famoso regista tedesco, a cui si devono due stupende messe in scena della Teatralogia di Wagner, ha in questo caso un po’ deluso, ambientando la vicenda ad inizio ‘900, il periodo in cui è stata composta, ha tolto tutto il fascino settecentesco della corte di Maria Teresa, imperatrice a cui si ispira il personaggio della Marescialla, rendendo anacronistici alcune parti, soprattutto quella del rituale della consegna della rosa, momento fondamentale della vicenda. Va comunque detto che Kupfer non disturba con inutili cambi scena e con ‘trovate sensazionali’, non altera nulla di quella macchina perfetta che è questa commedia.

Le scene di Hans Schavernoch, sono semplici e molto suggestive le luci di Jurgen Hoffmann e si coniugano perfettamente con le videoproiezioni realizzate da Thomas Reimer: molto suggestiva la visione degli alberi del Prater di Vienna in versione invernale, quindi con i rami spogli, che nel finale del primo atto fanno da sfondo alla malinconia della marescialla che pensa all’età che avanza, in confronto con quella degli stessi alberi in versione primaverile tutti verdi e rigogliosi, che accompagnano il duetto finale dei due giovani innamorati. I costumi firmati da Yan Tax, sono ispirati a quelli dei primi del ‘900, tanto che Octavian viene vestito tutto di pelle come i primi automobilisti o centauri dell’epoca.

Alla fine, in un teatro pieno, che fa capire che quando lo spettacolo è di alto livello, la gente accorre, il pubblico ha decretato un trionfo a tutti, soprattutto al grandissimo Zubin Metha che non ci stancheremo di ringraziare per le emozioni che è riuscito a farci vivere.

Domenico Gatto