Un Attila senza Ezio al Teatro Comunale di Bologna

Un Attila senza Ezio al Teatro Comunale di Bologna
Un Attila senza Ezio al Teatro Comunale di Bologna

Grande successo decretato ad Attila di G. Verdi, che ha aperto la stagione lirica 2016 del Teatro bolognese, serate al completo e pubblico appagato per quest’opera immeritatamente sottovalutata, che ha visto la regia di Daniele Abbado e un ottimo cast.

Preceduto da un grande lancio pubblicitario, l’Attila di Giuseppe Verdi ha aperto la stagione lirica 2016 del Teatro Comunale di Bologna. Una nuova produzione in collaborazione con il Teatro Massimo di Palermo e la Fenice di Venezia. Dopo diciassette anni Attila torna a varcare il palcoscenico bolognese, questa volta in un allestimento curato da Daniele Abbado e magistralmente diretto da Michele Mariotti. Attila è a torto considerata un’opera minore del “Cigno di Busseto”, rientrando in quel periodo giovanile spesso trascurato dalla critica che ha avuto negli ultimi trent’anni la sua renesance; contiene invece pagine sublimi di musica, delineando personaggi forti e volitivi, che ne fanno un dramma godibilissimo e pieno di emozioni. Daniele Abbado regala al pubblico un prodotto che poco sa di nuovo e che rispecchia molte sue regie, tra cui questa di sicuro non eccelle. Consapevoli che il nostro figlio d’arte non ami inserire le vicende nel periodo proprio del libretto, ma cerchi un’attualizzazione di stampo nord europeo, il nostro Attila viene ambientato in un periodo atemporale, in cui la dimensione claustrofobica, dettata dalle scene plumbee e soffocanti di Gianni Carluccio, sembra provenire dalle proteste operaie degli anni settanta, quasi l’interno di una nave arrugginita che vede arrivare alla deriva il popolo di Aquileia, un contenitore astratto in cui ogni spettatore può immaginare l’evolversi della vicenda. In questa scatola i personaggi sono statici, privi di connotazione e di nerbo; le stesse masse agiscono all’unisono come una corazzata, senza movimenti, sottolineando ancora questa staticità pesante, che difficilmente si capisce se voluta o meno. Sotto i soliti e ormai banali cappottoni militari, opera anch’essi di Gianni Carluccio, i personaggi a fatica si muovono, in una essenzialità che a lungo stanca, come stancano i continui cambi di scena, che interrompono il pathos del dramma. Difficilmente capibili certe situazioni e certe trovate sceniche che avrebbero richiesto almeno una nota esplicativa nel programma di sala. Ciò che emergeva in questa regia era una mancanza del soprannaturale, di cui quest’opera è pregna, come nella preghiera degli eremiti della laguna, che non si sa perché innalzano una campana, oppure nell’incontro con Papa Leone; il grigiore e l’atmosfera fosca tendono a prendere troppo il sopravvento appiattendo la caratterizzazione dei personaggi, praticamente assente. Un allestimento che si sarebbe rivelato altamente noioso se non fosse stato salvato dall’abile mano di Michele Mariotti e dal validissimo cast canoro.

La direzione di Mariotti, alla guida di una efficace ed esuberante Orchestra del Comunale, offre una lettura di questo Verdi giovanile ariosa e introspettiva; il maestro abbandona il cliché del Verdi patriottico e bandistico per interpellare un Verdi romantico e intimista, in cui vengono ricercate e sottolineate un’infinità di sfumature. I tempi sono sì sostenuti, ma si amalgamano con una concertazione raffinatissima, la sua direzione respira all’unisono con i cantanti e apre pagine di musica memorabile.

Un Attila senza Ezio al Teatro Comunale di Bologna
Un Attila senza Ezio al Teatro Comunale di Bologna

Il cast può essere degnamente eguagliato alla direzione di Mariotti; uno spiacevole episodio, di cui parleremo più avanti, non ha minimamente scalfito la professionalità dei cantanti e della direzione orchestrale, entrambi hanno saputo con grande professionalità portare a termine uno spettacolo che l’imprevisto avrebbe dovuto interrompere alla scena seconda dell’atto terzo.

Ildebrando D’Arcangelo, nei ruolo del titolo, conferma l’artista raffinato che ha dimostrato di essere in questi anni di luminosa carriera. La sua voce calda e robusta ben si addice al personaggio, a cui riesce a dare un aspetto di umanità e di autorevolezza. La sua sicurezza canora è una compagna efficace della sua bella presenza scenica. Il risultato è eccellente e convincente. Maria José Siri ha dato voce a Odabella solida e sicura anche nelle parti più ostiche e temibili. Il suo personaggio è delineato in pieno, creando una donna forte e volitiva, a cui associa una emissione vocale di tutto rispetto affiancata ad acuti sicuri e puliti. Il suo elegante fraseggio e la padronanza vocale, ne fanno sicuramente la voce più interessante della serata.

Preceduto dall’annuncio delle sue precarie condizioni di salute, Simone Piazzola si è cimentato con coraggio in Ezio. Il bravo baritono soddisfa le aspettative sul suo nome. Nonostante si avverta la stanchezza di una salute precaria, Piazzola porta avanti il personaggio con maturità vocale e voce sicura, mettendo in risalto coloriture ed espressività. La bravura del cantante ha dovuto cedere davanti alla salute e al terzo atto Piazzola non è più riuscito ad entrare in scena. Il Teatro ha pensato che non ci fossero né le condizioni né i tempi per la sostituzione ed ha continuato senza il personaggio di Ezio, dimostrando la grande professionalità del maestro Mariotti e dei cantanti nel portare a termine uno spettacolo monco.

Foresto è un cavallo di battaglia per Fabio Sartori e lo dimostra appieno. La voce squillante e colorita dalla mirabile estensione lo confermano nel ruolo.

Antonio Di Matteo è uno ieratico e autorevole Papa Leone, con una voce che spicca per gravità. Corretto l’Uldino di Gianluca Floris.

Molto valida la prova del Coro del Comunale preparato dal maestro Andrea Faidutti.

Successo meritato e grandi applausi calorosi per tutti. Auguri di pronta guarigione per Simone Piazzola.

Mirko Bertolini