
Come terzo titolo in cartellone il Macerata Opera Festival propone quest’anno la splendida Bohème a Macerata nell’allestimento ideato nel 2012 da Leo Muscato proprio per l’ Arena Sferisterio e con il quale il regista vinse il premio Abbiati.
L’azione viene trasposta negli anni Settanta del secolo scorso, il momento storico delle rivolte giovanili e operaie, il periodo in cui viene esaltato uno stile di vita che vagamente potrebbe richiamare quello bohémienne della Parigi degli anni Trenta dell’Ottocento. Belli i costumi di Silvia Aymonino: pantaloni a zampa, abiti dai colori sgargianti, enormi parrucche ricciute, tutto perfettamente in linea con il resto dell’allestimento. Nella soffitta un letto singolo e uno a castello, sedie e poltroncine scompagnate, una ciclette e tante tele colorate; Marcello dipinge a terra con uno spazzolone quadri vagamente surrealisti, Rodolfo scrive a macchina, Schaunard suona la chitarra elettrica. Party di Natale per il secondo quadro con il coro che danza su cubi zebrati, bambini con cappelli da Babbo Natale e atmosfera generale scanzonata, sottolineata dall’ingresso di Musetta, degno di una famme fatale, la quale giunge accompagnata da ballerini adorni di buffe canottiere zebrate in tinta con gli arredi. Il terzo quadro si svolge durante uno sciopero generale e relativa serrata delle Fonderie d’Enfer: sul muro di fondo tele inneggianti alla rivolta, sul palcoscenico barricate, fili spinati, polizia in tenuta antisommossa. Rodolfo dorme in un camioncino parcheggiato di fronte ai cancelli della fabbrica, Mimì si nasconde dietro una semplice panchina posta sul piazzale antistante lo stabilimento. Per il quarto quadro si torna nella soffitta che sta per essere sgombrata dai suoi occupanti, intenti ad impacchettare le ultime cose; all’ingresso di Musetta l’ambientazione cambia di colpo: Mimì viene portata in scena su un letto di ospedale e l’azione si sposta, in modo a dire il vero un po’ troppo brusco, proprio all’interno di un nosocomio con medici, suore, infermiere che inizialmente tentano di tenere i protagonisti lontani dal letto della degente la quale di lì a poco in quel letto bianco spirerà, venendo subito portata via dal personale sanitario che lascerà soli nella disperazione gli amici, illuminati da una fredda luce bianca. Davvero bravo Leo Muscato a cogliere e rendere con efficacia i particolari psicologici di ogni personaggio in una fluidità di insieme che permette all’ingranaggio di muoversi senza intoppi.

Carmela Remigio è una Mimì sensibile e credibile, mai stucchevole, l’emissione è sempre perfettamente sotto controllo, il registro centrale particolarmente solido e le mezze voci delicate e vibranti. Arturo Chacon-Cruz ha una voce fresca, giovanile, non di grande potenza, ma capace di giusti accenti: tratteggia un ottimo Rodolfo, innamorato, emotivo con tratti di toccante ingenuità. Larissa Alice Wissel è una Musetta perfetta, sensuale e bella, vocalmente solida cui si affianca il capelluto ed efficace Marcello di Damiano Salerno, dotato di un timbro particolarmente caldo e scuro. Accanto a loro il Colline di Andrea Concetti che esegue un’aria della zimarra con accenti davvero poetici e delicati, lo Schaunard di Andrea Porta, il Parpignol di Alessandro Pucci, il Benoit di Antonio Stragapede e l’Alcindoro di Giacomo Medici.
Direzione asciutta ma intensa della partitura pucciniana per David Crescenzi, al comando dell’Orchestra Regionale delle Marche, cui si affianca il un Coro Lirico Marchigiano «V. Bellini» in splendida forma rispetto alle serate precedenti. Ottimo successo di pubblico.
Simone Manfredini