Sul libretto di presentazione delle opere in cartellone del Teatro Regio, alla pagina su Carmen, si legge che sia Nietzsche che Čajkovskij dopo aver ascoltato l’ultima composizione di Bizet ne rimasero affascinati ed il primo asserì che ‘ascoltando quel capolavoro si diventa noi stessi un capolavoro’ ed è esattamente la sensazione di stupore, affascinamento ipnotico, quello che si è vissuto al Regio in questa recita.
Si sa l’opera è tutto, ma qui c’è di più, a partire dalla misurata, accorta e sensibile direzione di Giacomo Sagripanti per la prima volta sul podio del Regio di Torino; direzione colta e davvero attenta alle sfumature ed alle evocazioni ora di furore e rabbia, ora di tenerezze ed accoratezza, insomma sa estrapolare tutti i sentimenti di cui la composizione è ricca e traslarli all’ascoltatore ipnotizzandolo. A proposito di ipnosi ottima ipnotizzatrice è Martina Belli, di cui non si può che esaltarne l’interpretazione, Inconfutabilmente nel ruolo, sia per fisicità che vocalità e temperamento, è rigorosa, volubile, sensuale, carnale e diventa tenera per ritrovare la crudeltà tessendo un capolavoro interpretativo di altissimo livello.
Don Josè in questa versione è veramente il ragazzotto di paese che si porta appresso tutta la moralità della allora cattolicissima Spagna e vive il retaggio dei limiti della provincia, ma che appena una donna sangue e passione lo invita, anzi lo incita all’amore carnale prima si perde in una infinità di titubanze per poi perde se stesso e tutto il suo trascorso. Peter Berger in Don Josè inizia non convincendo, ma man mano che la narrazione musicale si srotola diviene sempre più partecipativo ed anche vocalmente riflette un timbro migliore con buona estensione, dando in sostanza una prova apprezzata. Lo stesso vale anche per Andrei Kymach in Escamillo che dopo un’apparizione poco carismatica si è evoluto in caratterialità, esponendo un colore ed un timbro decisamente consoni al ruolo. L’innalzamento degli applausi al proscenio di Micaëla , ovvero Giuliana Gianfaldoni, ben evidenzia quanto il pubblico abbia amato il personaggio, ma ancor più l’interpretazione, accorata e virtuosistica trasportata sulle ali dell’amore. La scenografia di Jamie Vartan, che crea anche i bei costumi è decisamente moderna, ma al tempo stessa classica, con pareti mobili che laddove necessario focalizzano cinematograficamente la scena, costringendo lo spettatore all’attenzione; belli i colori e l’evocazione della plaza de toros, piuttosto che la manifattura tabacchi che si vede nell’interno. La regia di Stephen Medcalf è particolare e seppur con rimandi a regie di Carmen già viste (ad esempio nel 2012 la regia di Calixto Bieito), resta innovativo per il gran movimento e la cura del dettaglio: Escamillo che si toglie la giacca per evocare la gestualità della corrida, oltre ai costanti movimenti ed azione sul palco mai statico. Quando i banditi sono sulla montagna su una improvvisata pista di atterraggio segnata da bidoni con fiamme tremolanti, atterra l’aereo. Interessante da “Lillas Pastia” le danze erotiche coreografate da Maxine Braham e l’intuizione che li tutto è possibile, nonostante Pastia invochi il rispetto delle regole. Il coro di voci bianche con Claudio Fenoglio maestro del coro è veramente importante e la regia ha fatto un gran lavoro di movimento; il coro adulti è diretto da Andrea Secchi e davvero l’insieme espone il canto con armonica poesia in un amalgama di colori e riflessi rilucenti.
Tutti i personaggi in Carmen sono simboli ed oltre che cantare, incantano affascinano e predicono. Gli innumerevoli personaggi hanno incontrato validissimi interpreti che per dovere di sintesi applaudiamo in un unicum: Frasquita interpretata da Sarah Baratta applauditissima insieme a Alessandra della Croce in Mercédès; la coppia Il Dancaïre con Gabriel Alexander Wernick e Il Remendado di Cristiano Olivieri è stata efficacissima, cosi come si può dire bravi a Moralès di Costantino Finucci, Zuniga di Gianluca Breda ed agli attori Aldo Dovo, Marcelli Spinetta e Giulio Cavallini rispettivamente in Lillas Pastia, Andrès e una guida.
Simon Corder ha disegnato le luci, riprese da John Bishop, con attenzione e misuratezza esaltante della narrazione; buona cooperazione di Nicole Figini assistente alle scene.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone