Critica Cavalleria Rusticana di P. Mascagni I Pagliacci di R. Leoncavallo

Teatro Comunale di Bologna. 11 ottobre 2012

 

Domenico Gatto

 

Cos’hanno in comune due opere come Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni e I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo da quasi sempre accumunate a teatro? Apparentemente nulla ma, in realtà hanno diversi punti di contatto per ispirazione,temporalità, filone musicale, struttura e temi portanti. Innanzitutto prendono entrambe spunto da un fatto di cronaca nera avvenuto nel Sud Italia alla fine del XIX secolo e sono state composte nell’ultimo decennio dell’ottocento: Cavalleria nel 1890 e Pagliacci nel 1892; appartengono a quel filone musicale italiano che viene definito verista, che presenta impostazione teatrale e sviluppo musicale strettamente legati all’incalzare della vicenda drammatica, che spesso affida la sua suggestione a facili effetti, con uno stile vocale incisivo e talvolta perfino brutale, tipico dell’opera italiana di fine ottocento ed ancora entrambe sono opere di un atto con all’interno uno splendido intermezzo musicale e mettono in scena i temi della violenza, della gelosia e del tradimento.Formano ormai undittico verista quasi inscindibile!

Apprezzamento per il Teatro Comunale di Bologna che in coproduzione con il Teatro Bellini di Catania ha riproposto per la terza volta, dopo il 1997 ed il 2000, l’allestimento che Liliana Cavani creò negli anni 90’ per il Ravenna Festival e che oggi è stato curato da…..

 

La regia, i costumi del Premio Oscar Gabriella Pascucci, le scene del Premio Oscar Dante Ferretti e le coreografie di Micha van Hoecke qui riprese da Sergio Paladino creano due spettacoli che grazie a grandi scene di massa e citazioni del cinema neorealista italiano, fanno dell’opera verista  un ponte di collegamento tra il teatro ed il cinema. Le due vicende messe in musica da Mascagni e Leoncavallo sono due fatti di cronaca nera avvenuti realmente nell’Italia dell’800 e musicate poco prima dell’avvento del cinema. Per questo grazie all’arte indiscussa della Cavani i riferimenti al cinema sono evidenti e marcati.

La piazza in cui si svolge la vicenda della Cavalleria è un palese riferimento al Padrino Parte III di Coppola, nella famosa scena della processione che esce dal portale della Chiesa. E, tutto in questa scena sembra talmente vero da farci pensare di essere veramente a Vizzini mentre la vicenda si compie, in diretta anche grazie ad un ottima caratterizzazione dei personaggi.

La Strada di Fellini invece fa da riferimento alla scena dei Pagliacci, ambientata nella periferia di Roma degli anni ’50. Nella dimensione del degrado morale e sociale del dopoguerra, fra antiche rovine e sullo sfondo i nuovi palazzoni, sotto un cielo plumbeo si aggirano sgangherati carrozzoni e compagnie di saltimbanchi che riescono ancora a far divertire la gente.

Un plauso al Teatro Comunale per aver scelto di riproporre questa produzione storica che difficilmente smetterà di essere sempre moderna.

Nel cast, solo Alberto Mastromarino riveste un duplice ruolo nelle due opere: ha prestato la sua voce da baritono ad Alfio, in Cavalleria, ed a Tonio in Pagliacci, interpretando bene entrambe le parti, dimostrando di possedere una buona tecnica vocale, sebbene ogni tanto tenda al nasale, e di essere un bravo attore con una resa finale ottima.

Per il resto si sono avuti due cast diversi. Per Cavalleria rusticana:

Convincente La Santuzza di Virginia Todisco, andata in crescendo dopo un inizio titubante, ha dimostrato di possedere una voce lirica particolarmente adatta ai ruoli veristi e grazie anche alla sua fisicità ed all’ottima presenza scenica ha reso ottimamente la drammaticità del suo personaggio.

Il tenore cileno Giancarlo Monsalve al suo debutto a Bologna nel ruolo di Turiddu non è parso molto centrato. Di bella presenza scenica, ha dimostrato di possedere un ottimo materiale ma di stare troppo nella parte tanto da strafare e macchiare la sua prova con dei suoni urlati.

Molto brava la Lola di Lucia Cirillo, convincente e con una bella voce sicura e importante; ottima riuscita anche per la Mamma Lucia di Cinzia De Mola, che ha unito al pathos del personaggio una buona vocalità.

Altro cast per Pagliacci.

Straordinaria Nedda di Inva Mula: con la sua bella voce sempre equilibrata e squillante, gli ottimi acuti e la sua grande presenza scenica è stata la vera trionfatrice della serata.

Buono il Canio di Piero Giuliacci che, oltre all’ottima presenza scenica ha reso il personaggio credibile anche dal punto di vista canoro nonostante qualche incertezza. Bello, per la solidità stilistica con cui è stato interpretato, il suo Vesti la giubba lontano dagli eccessi a cui ci hanno abituato altri cantanti.

Bravi e con voci molto interessanti anche Marcello Rosiello in Silvio e Leonardo Cortellazzi in Beppe.

Ottima prova sia del Coro del Teatro Comunale diretto dal maestro Lorenzo Fratini, sia del coro di voci bianche ed ottima anche la partecipazione degli attori della scuola di teatro Alessandra Galante Garrone, che hanno completato le due opere.

Stilisticamente ineccepibile la direzione del maestro Alberto Veronesi, alla guida dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, unica nota una verve eccessiva in alcuni momenti, tanto da coprire le voci dei cantanti.

In complesso una serata gradevole, per un teatro quasi esaurito ed un pubblico soddisfatto e plaudente.

 

 

Interpreti

Cavalleria rusticana

Santuzza Virginia Todisco 
Turiddu Giancarlo Monsalve 
Alfio Alberto Mastromarino 
Lola Lucia Cirillo
Mamma Lucia Cinzia De Mola

 

Pagliacci

Canio Piero Giuliacci 
Tonio Alberto Mastromarino 
Beppe Leonardo Cortellazzi
Silvio Marcello Rosiello
Nedda Inva Mula 

 

 

Direttore Alberto Veronesi
Regia Liliana Cavani
Scene Dante Ferretti
Costumi Gabriella Pescucci
Luci Gianni Mantovanini
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Preparatore Coro Voci Bianche Alhambra Superchi

 

 

Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Coro Voci Bianche del Teatro Comunale di Bologna
Tecnici del Teatro Comunale di Bologna

Allestimento Teatro Comunale di Bologna
in coproduzione con Teatro Bellini di Catania

Domenico Gatto