Crítica de ¨Requiem. Mozart.¨ LUCERNA (italiano)

 

Mozart. Requiem. René Pape, Sara Mingardo, Maximilian Schmitt, Juliane Banse, Anna Prohaska.
Dir. Claudio Abbado. Mahler Chanber Orchestra. Chor des Bayerischen Rundfunks.
8 de agosto
Claudio Abbado torna alla guida della „sua“ Lucerne Festival Orchestra per il decimo anno consecutivo rinnovando il miracolo di una fusione perfetta tra la propria idea interpretativa e il suono prodotto da una orchestra che, lo ricordiamo, è formata dalla Mahler Chamber Orchestra come nucleo centrale cui si aggiungono le prime parti delle migliori orchestre internazionali e alcuni straordinari cameristi. E tutti loro hanno come primo obiettivo quello di „fare musica insieme“, quel zusammenmusizieren che da sempre Abbado professa come principale regola del far musica. Galvanizzati dal gesto e dall’entusiasmo intatto di un quasi ottantenne Abbado questa enorme „orchestra da camera“ riesce dunque a produrre suoni di prodigiosa intensità ma anche di impalpabile levità. Tutto ciò accade l’8, 10 e 11 Agosto durante il concerto inaugurale del Festival di Lucerna 2012. Abbado affronta nuovamente il Requiem di Mozart nell’edizione di Franz Beyer e Robert Levin. E‘ un Requiem intensamente spirituale quello di Abbado, durante l’ascolto sparisce la dimensione da concerto e si entra in quella prettamente liturgica. E, oltre che per la prova altissima dell’orchestra (circa 60 elementi) e dei suoi solisti questo risultato si ottiene principalmente grazie al Coro formato dalla fusione tra il Chor des Bayerischen Rundfunks e lo Schwedischer Rundfunkchor entrambi diretti da Peter Dijkstra. La bellezza del colore e la netta distinzione delle quattro voci che lo compongono, ma allo stesso tempo la perfetta omogeneità di suono, rendono questo Coro assolutamente superbo. Forse il momento più alto lo abbiamo avuto durante l’Agnus Dei  e in certi momenti sembrava quasi una gara tra l’Orchestra e il Coro a rendere il suono quanto più etereo possibile, quasi ai limiti di udibilità. Tra gli elementi dell’orchestra i quattro solisti : i migliori indubbiamente il basso René Pape e il contralto Sara Mingardo. Due voci di magnifica bellezza timbrica, perfettamente a proprio agio durante i vari, seppur brevi, interventi vocali e in costante aderenza con il Coro e l’Orchestra. Buona la prova anche del tenore Maximilian Schmitt, dal timbro non troppo leggero e capace di una emissione morbida, facile all’acuto e timbrata. Più deludente purtroppo la prova del soprano Anna Prohaska, con seri problemi di intonazione. La voce poi è abbastanza piccola e di timbro non proprio gradevole. In ogni caso, considerando la brevità degli interventi vocali, questo non ha rovinato l’atmosfera generale e il Requiem di Mozart, tanto abusato e spesso sottovalutato, ci è sembrato di riscoprirlo per la prima volta, in una vera esperienza spirituale conclusasi infatti nel silenzio raccolto dell’auditorium prima di concedersi all’applauso. Non poteva concludersi meglio una serata musicale che rispondeva esattamente al tema centrale del Festival di Lucerna 2012 : la fede. Lontana dagli aspetti prettamente religiosi, ma forse ancora più valida come esperienza di fede , è invece quella di Egmont, e alle musiche di scena di Beethoven per il dramma  di Goethe che Abbado ha scelto per aprire il concerto inaugurale di quest’anno a Lucerna. Ancora, nonostante Abbado ami aprire spesso i propri concerti con l’Ouverture di Egmont, nel risentirla per l’ennesima volta scopriamo una nuova impostazione, un nuovo senso : marcatamente teatrale. Quindi tempi lievemente più lenti e un senso di narrazione ci introduce al dramma che avrà inizio dopo la stretta finale annunciata dallo squillo delle trombe. Le brevissime parti di Klärchen sono cantate dal soprano Juliane Banse, di timbro gradevole ma con alcuni problemi nel registro acuto. Abbado conduce gli intermezzi con grande leggerezza e brio, senza perdere mai il senso del ritmo teatrale necessario a tenere viva la rappresentazione, seppur ideale. Il nostro eroe,  Egmont, è Bruno Ganz. Inutile ricordare come egli sia uno dei più importanti attori tedeschi e come il suo legame con la musica e con Abbado sia fortissimo. Insieme infatti avevano già affrontato Egmont e Manfred (Schumann) a Berlino. Egmont-Ganz è dolcissimo nel rievocare la figura dell’amata giovane Klärchen e una altissima dignità lo pervade descrivendo il proprio carcere. Imprigionato dal Duca d’Alba,  Egmont è destinato alla morte ma la sua fede nella giustizia e nell’umanità lo farà vivere per sempre. Dunque dopo il grido di Egmont pronto alla battaglia finale c’è la speranza che il suo gesto sia di esempio a quanti sono vittime dell’ingiustizia. Si chiude dunque il dramma con la marcia della vittoria, con l’anelito alla libertà e alla giustizia di cui Goethe e Beethoven ci lasciano il testimone, ricordandocene l’importanza e la necessità in tutti i tempi.
Alessandro Di Gloria