L’opera Cuore di Cane è stata composta nel 2010 da Aleksander Raskatov su commissione di Pierre Audi : Direttore della Nederlandse Opera di Amsterdam ed è tratta dal romanzo omonimo scritto da Michail Bulgakof nel 1925. Il romanzo, che presenta evidenti caratteri politici, è stato tradotto e diffuso in modo clandestino in tutta Europa e solo nel 1987 fu pubblicato in Unione Sovietica.
Il testo di Bulgakov narra di uno scienziato di fama mondiale che trasforma un cane in uomo attraverso il trapianto dei testicoli e dell’ipofisi umane. Il cane si trasforma, così, nel personaggio di Sarikov: un essere ibrido in cui convivono tutte le possibili bassezze morali: animali e umane. Divenuto accalappiagatti, assomiglia terribilmente a un esponente della polizia segreta di Stalin, quella che prelevava di notte gli oppositori. Da cane allegro e scodinzolante diviene una vile spia, un ricattatore ubriacone, un adepto servile del potere politico che arriva a denunciare il suo stesso creatore, costretto a correre ai ripari, distruggendo la sua opera. Dietro questa storia lo scrittore cela una dura critica al regime leninista e per questo il testo non fu pubblicato per 60 anni.
Raskatov si è avvalso, per la drammaturgia e il testo, del lavoro di Cesare Mazzonis che ha ridotto il romanzo in due atti e sedici scene. Una riduzione fluida e veloce che garantisce una costante continuità di azione.
E’ quella del compositore russo una partitura complessa e, allo stesso tempo, orecchiabile e ricca di effetti vocali. L’uso dello staccato che passa dal trillo alla monteverdiano alle fioriture rossininiane ha avuto il suo momento di maggiore efficacia nella scena 10, quella in cui Šarikov insegue il gatto nel bagno.
Ottima è stata la direzione di Martyn Brabbins come assolutamente precisa è stata la risposta dell’orchestra scaligera.
Paulo Szot dà voce al protagonista Filipp Filippovič, lo scienziato. In una parte complessa, che lo tiene in scena in modo ininterrotto per tutta la durata dello spettacolo, il baritono brasiliano non ha avuto cedimenti e grazie anche alla sua presenza scenica ha disegnato al meglio un personaggio complesso.
Accanto a lui ha spiccato Elena Vassilieva nel ruolo della cuoca Dar’ja (impegnata ad eseguire, con l’uso di un megafono, anche gli ululati di Šarik). La Vassileva, cantante per cui Raskatov ha scritto numerose composizioni, ha dato vita ad un personaggio divertente ed è riuscita a districarsi alla perfezione all’interno della complessa partitura vocale.
Nancy Allen Lundyh anche se coinvolta, in alcuni momenti, in una parte troppo acuta per la sua voce, ha interpretato in modo straordinario il ruolo di Zina: la cameriera, (il personaggio che, assieme a Dar’ja rappresenta il lato comico della vicenda).
Buona la prova del tenore Peter Hoare nel ruolo del coprotagonista Šarikov: il cane umanizzato. Il tenore ha offerto una buona prova disegnando bene un personaggio divertente ed a irritante allo stesso tempo.
Come buona si è dimostrata la perfomance di Ville Rusanen nel ruolo baritonale di Bormental’ assistente e confidente del professore.
Ma bisogna dire che quest’opera più che sulle prestazioni dei singoli è centrata sulla coralità quindi bisogna fare un plauso a tutti i comprimari e all’Ensemble vocale “Il canto di Orfeo” diretto da Ruben Jais e Gianluca Capuano.
Molto efficace la regia di Simon McBurney che amalgama al meglio azione e musica. Una regia precisa, visionaria e continuamente in movimento che cattura l’attenzione del pubblico e non concede distrazioni. Di gran forza la scenografia pensata da Michael Levine con un fondale mobile di fondo sul quale viene proiettato un susseguirsi di immagini (dalla neve del freddo inverno moscovita agli occhi che tutto vedono e tutto controllano di Stalin). Un fondale-parete che poi viene sfondato dai curiosi che vogliono vedere il mostro: il cane che parla, l’uomo che abbaia. Un’azione costantemente dinamica, quella impostata da Mc Burney che ha dato vita ad un grandissimo momento di teatro nella trasformazione del cane in uomo. Trasformazione a cui assistono attonite la cameriera e la cuoca.
Il pubblico scaligero dopo un primo momento di perplessità e smarrimenti ha poi sempre più apprezzato a lo spettacolo e tributato alla fine una calorosissimo applauso.
Libretto di Cesare Mazzonis (versione russa di George Edelman)
Tratto dall’omonimo romanzo di Aleksander Raskatov
Nuova produzione
Produzione De Nederlandse Opera, Amsterdam
In collaborazione con Complicite, Londra
Direttore
Regia Simon McBurney
Scene Michael Levine
Costumi
Luci Paul Anderson
Video Finn Ross
Marionette Blind Summit Theatre – Mark Down, Nick Barnes
Movimenti coreografici
Filip Filippovič Paulo Szot
Bormental’
Šarikov
Šarik (marionettisti)
Dar‘ja / Voce sgradevole di Šarik Elena Vassilieva
Zina Nancy Allen Lundy
Švonder Vasily Efimov
Vjazemskaja / Voce gradevole di Šarik Andrew Watts
Il grande capo / Fëdor / Un venditore di giornali Graeme Danby
La fidanzata di Šarikov
L’investigatore
Il primo paziente / Un provocatore
La seconda paziente
Quattro proletari Sophie Desmars, Andrew Watts, Vasily Efimov, Evgeny Stanimirov
Ensemble vocale “Il canto di Orfeo»
Direttori Ruben Jais e Gianluca Capuano
Orchestra del Teatro Alla Scala