01/03/2013
Prima giornata della sagra scenica Der Ring des Nibelungen, in tre atti
Nuovo allestimento del Teatro Massimo
Nel momento in cui Wotan acconsente che: “Un fuoco nuziale… rovente vampa la rupe avvolga;… la rupe di Brünnhilde! E uno solo liberi la sposa, chi è più libero di me, un dio!” ed il padre abbraccia per l’ultima volta la figlia prediletta, la figlia del desiderio, più che le parole è la musica a dare il senso di ciò che avviene. Il grande tema della “Giustificazione di Brünnhilde”prorompe in tutta la sua forza e la sua delicatezza. Questo tema, che rappresenta l’amore,emana dal cuore di Brünnhilde, fanciulla insensibile portatrice di morte, proprio nel momento in cui conosce l’amore e disubbidisce al padre, ma emana anche dalla testa di Wotan, che per rendere libera la figlia deve rinunciare al suo amore, in modo che ella possa restituire l’anello al Reno. Il momento che sul libretto è del massimo distacco e della rinuncia per eccellenza del Ring des Nibelungen diviene nella partitura il momento più pervaso d’amore ed è questo narrare musicale, questa rappresentazione in musica dell’inconscio dei personaggi a rendere unica la musica di Wagner ed a fare di Die Walküre uno dei massimi capolavori della cultura mondiale.
Il progetto della realizzazione dell’intera tetralogia prosegue al Massimo di Palermo con la messa in scena di quello che è probabilmente il titolo wagneriano più noto: Die Walküre.
Bisogna subito dire che, rispetto al Prologo la riuscita di questa prima giornata è stata di gran lunga superiore.
Merito del giovane direttore Pietari Inkinen che ha diretto bene l’orchestra palermitana, che pur non essendo, come la maggior parte di tutte le compagini orchestrali italiane, abituata a suonare la musica di Wagner, è ben riuscita a portare a compimento l’opera, pur con qualche difficoltà nel finale del secondo atto.
Ma la forza di questa messa in scena sono state le due protagoniste femminili.
Lise Lindstrom, che qui per la prima volta affronta il ruolo della protagonista, è stata una eccellentissima Brünnhilde, nonostante fosse reduce da una influenza che le aveva fatto saltare la recita precedente, bellissima voce da soprano drammatico, molto potente come il personaggio richiede ma anche più delicata quando la partitura lo impone. Siamo stati fortunati ad ascoltarla al suo debutto in quello che può diventare il ruolo della vita, ed attendiamo vivamente di ascoltarla in autunno nel prosieguo di questo Ring.
Accanto a lei Asursine Stundyte è stata una straordinaria Sieglinde, anche lei vocalmente potentissima e allo stesso tempo capace di sfumature che vanno dal patetico al sensuale. Il momento del terzo atto in cui le due donne cantano assieme è stato meraviglioso per intensità e per l’incontro vocale delle due cantanti in una specie di gara di bravura come poche volte si è potuto ascoltare.
Franz Hawlata ha dato corpo e voce a quello che è stato il ruolo per eccellenza della sua vita, certo la voce non è più quella dei tempi migliori, ma questa stanchezza diviene il punto di forza della sua interpretazione, perfetta per rendere il Wotan stanco e disilluso che alla fine dovrà per necessità rinunciare all’unico essere che abbia veramente amato, Brünnhilde, ed ottima per il finale che Hawlata ha cantato con intensità e voce quasi rotta dalla commozione suscitando grande emozione nel pubblico. Poche volte si è udito un Wotan così stretto dal dolore e dalla perdita come in questa edizione palermitana.
Il Siegmund di John Treleaven è stata la nota dolente sia vocalmente che scenicamente, buono nelle note gravi ma scarso negli acuti e soprattutto messo molto in difficoltà dal confronto con la forza vocale e scenica della Stundyte nel primo atto e della Lindstrom nel secondo.
Anna Maria Chiuri che ha il grande merito di essere una delle poche cantanti italiane che ha il coraggio di misurarsi con la musica di Wagner, è stata un’ottima Frika. Così come Alexei Tanovitski ha dato vita ad un buon Hunding.
Rispetto al Rheingold, Graham Vick ha costruito una regia che seppur “in moderno” è stata molto filologica ed aderente al testo wagneriano, certo non si capisce perché Brünnhilde debba essere vestita da punk con una coda di volpe, ma togliendo i costumi e le ambientazioni, i movimenti e le situazioni erano quasi tutti coerenti con lo svolgimento dell’azione. Unica cosa un po’ stonata sono state le troppe allusioni sessuali e soprattutto il momento in cui Wotan ha lo slancio di accoppiarsi con la figlia.
La limitazione dell’uso delle masse ha fatto si che ci si potesse concentrare meglio sulla vicenda reale, bello l’uso degli uomini per interpretare i cavalli delle Valchirie, che di solito vengono nominati ma non appaiono mai in scena.
Molto suggestivo, quello che è uno dei momenti scenici più attesi di tutta la tradizione operistica, l’apparizione del cerchio di fuoco, reso semplicemente con un esercito di Loge che seduti su sedie rosse circondano Brünnhilde e Grane, il suo fido cavallo, addormentati mentre la pedana comincia a girare lentamente.
Una bella edizione molto apprezzata dal pubblico, in attesa che arrivi ottobre per ammirare la seconda giornata di questa tetralogia palermitana.
Cast
Siegmund | John Treleaven |
Hunding | Alexey Tanovitski |
Wotan | Franz Hawlata |
Sieglinde | Ausrine Stundyte |
Brünnhilde | Lise Lindstrom |
Fricka | Anna Maria Chiuri |
Gerhilde | Brigitte Wohlfarth |
Ortlinde | Julia Borchert |
Waltraute | Nidia Palacios |
Schwertleite | Annette Jahns |
Helmwige | Nancy Weissbach |
Siegrune | Kremena Dilcheva |
Grimgerde | Eva Vogel |
Roßweiße | Manuela Bress |
Direttore Pietari Inkinen Regia Graham Vick Scene e costumi Richard Hudson Movimenti mimici Ron Howell Luci Giuseppe Di Iorio Assistente musicale Friedrich Suckel Assistente alla regia Lorenzo Nencini Assistente alle scene e ai costumi Elena Cicorella |
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Domenico Gatto