Crítica de «Il Barbiere di Siviglia». Ginebra (italiano)

 

Melodramma buffo en deux actes sur un livret de Cesare Sterbini, d’après Beaumarchais

Créé à Rome (Teatro Argentino) le 10 février 1816

Mise en scène
Damiano Michieletto Décors Paolo Fantin Costumes Silvia Aymonino Lumières Fabio Barettin

Il Conte d’Almaviva Lawrence Brownlee  Bartolo  Alberto Rinaldi Rosina Silvia Tro Santafé Figaro Tassis Christoyannis  Basilio Roberto Scandiuzzi Fiorello Nicolas Carré Berta Sophie Gordeladze Un Ufficiale Aleksandar Chaveev

Choeurs du grand Théâtre de Genève
Chef des Chœurs
Ching-Lien Wu
Orchestre de la Suisse Romande

Direction musicale
Alberto Zedda
Grand Théâtre de Genève, 15 septembre 2012

 

 

 

 

La ripresa al Grand Théâtre de Genève della produzione del 2010 de’ “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini firmata da Damiano Michieletto è un piacere per l’ occhio e per l’ udito.

Il regista veneziano ha trasposto l’ azione ai nostri giorni con gusto e raffinatezza –siamo tra la fine degli anni ’80 e inizio degli anni ’90- senza stravolgere la drammaturgia dell’opera se non  valorizzandola rispettando perfettamente il libretto.

Ci troviamo in un quartiere popolare multietnico di Siviglia, fulcro del quale è l’ ambiguo bar ‘Barracuda’, rappresentato da un’unica scena girevole con un palazzo di quattro piani la cui  parte centrale lascia vedere in uno spaccato gli appartamenti dall’interno su tutti i livelli -ricordando un po’ le case della Barbie- di cui il principale è ovviamente quello di Bartolo.

All’interno di questa scena deliziosa, ricca di colori di Paolo Fantin (luci di Fabio Barettin) e dai vivaci costumi di Silvia Aymonino, ritroviamo i personaggi  mossi genialmente da Michieletto che cura minuziosamente anche le comparse dove ritroviamo la coppia gay, la prostituta, la vecchia barista e cosi’ via ricordando i film di Pedro Almodovar –non a caso Rosina ha un poster di Antonio Banderas appeso al suo guardaroba.

Il tutto è magnificamente mosso da un cast eccezionale a partire dalla direzione del Maestro Alberto Zedda, eminente specialista rossiniano che ha proposto la sua edizione critica offrendo una direzione brillante e guidando sapientemente l’ottima orchestra della Suisse Romande con i giusti tempi, curando ogni suono ed ogni sezione orchestrale ottenendo una limpidezza sonora che rendeva percettibile ogni strumento.

Il Conte di Almaviva è un ricco rampollo viziato di  famiglia benestante alla guida di  un’ auto sportiva e veste abiti firmati all’ultima moda splendidamente interpretato dal giovane tenore americano Lawrence Brownlee che da qualche anno a questa parte si è imposto sulla scena internazionale come specialista di questo repertorio a ragione di una voce ben impostata dotata di squillo, bel colore e agilità (sia vocale che fisica) che ha saputo ben snocciolare durante tutto il corso dell’opera ottenendo un successo personale trionfale.

Al suo fianco il brillante Figaro del baritono greco Tassis Christoyannis dotato di voce baritonale dal bel colore brunito, ben controllata anche se  un po’ piccola, e di una notevole verve comica che ben si coniugava con la sfavillante Rosina diSilvia Tro Santafé.

Il mezzosoprano spagnolo ha saputo conferire al suo personaggio un notevole temperamento, agevolata da una vocalità sicura, duttile ed omogenea in tutto il registro, sfoggiando agilità, affrontate a volte anche “di petto”, conferendo quel piglio e sfrontatezza che  caratterizza il personaggio unite ad indiscusse doti di attrice.

Ad arricchire questa magnifica produzione abbiamo due pilastri del panorama lirico internazionale .

Nella parte di Don Basilio il grandissimo  Roberto Scandiuzzi perfettamente a suo agio in questa regia dove sfodera le sue migliori -e insospettate- doti di attore comico trasmettendo allo spettatore il suo divertimento ed entusiasmo nell’interpretazione del  personaggio, rappresentato dal regista come un prete in borghese, elegantemente vestito, che  non si lascia sfuggire i piaceri della vita. Vocalmente abbiamo un Basilio dalla voce possente , rotonda, compatta ed omogenea, che cesella ogni parola nell’aria della ‘calunnia’ con una linea di canto ed un legato perfetti. La voce è sempre proiettata in avanti  e dotata di magnifici colori e nuances sapientemente dosati che uniti alla carismatica presenza  ne fanno un personaggio a trecentosessanta gradi. Un’ interpretazione magistrale e raffinata, uno degli ultimi esempi di basso all’ italiana.

Altro colosso del cast Alberto Rinaldi , un Bartolo ex campione di ciclismo che colleziona tutti i suoi trofei in ogni parte della casa, offrendo un interpretazione tutta giocata sulle sue ottime doti di attore con voce sonora, omogenea e vibrante che unita all’esperienza ne hanno fatto un personaggio truce e torvo ma allo stesso tempo divertente. Magistrale la scena della lezione del secondo atto.

 

Nelle parti secondarie da segnalare l’ottima Berta di Sophie Gordeladze che ha ottenuto un personale successo nell’interpretazione della sua aria “Il vecchiotto cerca moglie” con le giuste nuances da perfetta attrice caratterista, mentre Fiorello era interpretato da un buon Nicolas Carrè. Ottimo il coro diretto da Ching-Lien Wu.

Uno spettacolo ricco di  professionisti di primissimo ordine che ha meritato il successo trionfale ottenuto, decretato da un pubblico molto attento, puntuale e divertito accorso numerosissimo per una produzione che sarebbe auspicabile far girare in molti teatri europei.

 

Carlo Caprasecca