Crítica de L´elisir d´amore de Donizetti. Verona

L´elisir-d´amore2.Donizetti.Verona

Teatro Filarmonico di Verona

23 aprile 2013

 Il Teatro Filarmonico di Verona ripropone per la terza volta in dieci anni un riuscito allestimento de L’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti, per la regia di Riccardo Canessa.

L’Elisir d’amore è un melodramma giocoso che rientra a pieno titolo nella tradizione dell’opera comica, anche se in essa trova ampio spazio l’elemento patetico. L’opera andò in scena per la prima volta il 12 maggio 1832 al Teatro della Cannobiana diMilano che l’aveva commissionata; Romani ricavò il libretto da un testo scritto l’anno prima da Eugène Scribe per il compositore Daniel Auber. Fin dal suo apparire, l’Elisir ebbe un grande successo; a farlo immediatamente amare dal pubblico è in particolare la tipica melodia donizettiana che anche in questo caso accompagna motivi piacevoli che mettono in risalto la vena buffa del compositore bergamasco, capace di trasformare con agile inventiva la risata in sorriso, sia pure talvolta velato di malinconia.

Il regista Canessa ha creato uno spettacolo godibile e tradizionale, collocando la vicenda nell’epoca giusta, in un vivace paesino che ricorda le ambientazioni del presepe napoletano, contornata dai bei costumi tradizionali e quasi multietnici di Artemio Cabassi.L´eñisir-d´amore1.Donizatti.Verona

La regia di Canessa è all’insegna della tradizione e della convenzione. La scena unica era interessante e piacevole, rendendo l’opera tradizionale, senza eccessivi orpelli, né scarnificazioni dolorose. La scena si apre con il coro trasformato in immobili statuine da presepio che poi cominciano a vivere muovendosi come dei manichini (una delle idee meno fortunate della regia). In questa piazza di paesino partenopeo si svolge la vicenda di Adina e Nemorino. Ben riuscita anche la caratterizzazione di Dulcamara; gustosa poi l’apertura del secondo atto, con Dulcamara che dirige la banda, mentre nella piazzetta si svolge una festa con danze paesane. Di sicuro effetto la «barcarola a due voci» risolta trasformando all’istante il balcone della casa di Adina in teatro.

La regia di Canessa sviluppa un lavoro di azione scenica vivace e a tratti spiritoso;  è costellata da trovate quasi mai invadenti perché suggerite dalla musica stessa e la regia restituisce con una certa prevedibilità sia il versante giocoso sia le atmosfere leggere e sentimentali. Possiamo ben dire che è divertente, tradizionale ma mai banale, sempre attenta a non cadere nella tentazione della banalità di cattivo gusto, Canessa ha saputo ben equilibrare e calibrare il ruolo di ciascun personaggio.

La direzione del maestro Giacomo Sagripanti ha presentato luci ed ombre. Innanzitutto ha restituito, a torto o a ragione, all’opera tutti i tagli tradizionali, rendendola un po’ prolissa. Direzione elegante e raffinata, senza eccessi, anche se a tratti troppo sostenuta. Ha condotto l’orchestra dell’Arena in modo inappuntabile e con mano sicura.

Più che discreto il giovane cast.

Irina Lungu ci è parsa una Adina pienamente nel ruolo. Ottima voce, begli acuti, ha saputo dare una prova ineccepibile, grazie anche alla bella voce cristallina e agli acuti limpidi e sicuri. Buona la tecnica e buono il fraseggio, è stata la rivelazione della serata.

Leonardo Cortellazzi si è barcamenato discretamente nel ruolo di Nemorino. E’ un tenore leggero, la voce c’è ed è abbastanza buona, ma qualcosa forse manca a giungere alla perfezione del ruolo. Comunque la sua Una furtiva lacrima è stata apprezzata dal pubblico che ne ha preteso il bis, meritatamente.

Gezim Myshketa è un convincente Belcore. È credibile, divertente, gradevole; la voce è importante e ha una resa pertinente col ruolo.

Bruno De Simone ha nella sua carriera innumerevoli parti di buffo e lo dimostra pienamente. Il suo Dulcamara risente della tradizione dei buffi italiani. Pienamente nel ruolo, padrone della scena, voce matura, capacità attoriali eccellenti, hanno reso un Dulcamara da manuale, gradito al pubblico.

Brava anche Rosanna Savoia in Giannetta.

Molto buona la prova del quasi onnipresente coro dell’Arena, preparato con ottimamente da Armando Tasso.

Finalmente il titolo donizettiano ha portato un pubblico numeroso al Filarmonico; un pubblico entusiasta e plaudente che ha dimostrato di gradire questa produzione ormai familiare al Teatro e i bravi cantanti.

 

 

Adina                                     Irina Lungu

Nemorino                              Leonardo Cortellazzi

Belcore                                 Gezim Myshketa

Il Dottor Dulcamara           Bruno de Simone

Giannetta                             Rosanna Savoia
Direttore                               Giacomo Sagripanti

Regia                                     Riccardo Canessa

Costumi                                Artemio Cabassi

 

Orchestra, Coro e Tecnici dell’Arena di Verona

Direttore del Coro               Armando Tasso

Direttore Allestimenti scenici       Giuseppe De Filippi Venezia
Allestimento della Fondazione Arena di Verona

Mirko Bertolini