Crítica de La Bohème di Giacomo Puccini

 

Milano, Teatro alla Scala,

24.ottobre 2012

CINQUANT’ANNI MA NON LI DIMOSTRA

 

Un allestimento ormai storico quello riproposto dal Teatro alla Scala alla fine di questa stagione 2011/12 che ha visto per la prima volta la luce il 31 gennaio 1963 e che da allora è stato riproposto ben ventuno volte a Milano, tanto da entrare a far parte dell’immaginario collettivo stesso de La Bohème.

Tutto è curato nei minimi particolari, a partire dalla regia e dalle scene di Franco Zeffirelli, in questa edizione riprese da Marco Gandini, per arrivare ai costumi di Pietro Tosi, ripresi questa volta da Alberto Spiazzi. Proprio la cura minuziosa del dettaglio risulta essere il carattere peculiare di questa regia la quale, unitamente a una scenografia di monumentale bellezza che rimanda ai tempi d’oro del maestro toscano, aderisce in modo stupefacente alle richieste del libretto, senza mai però apparire stucchevole. L’impianto è decisamente di tipo tradizionale, ma il livello di realismo raggiunto e di bellezza delle ambientazioni sono tali da non far apparire in alcun istante i segni del tempo e da permettere ad una macchina perfettamente collaudata di parlare ad ogni generazione di spettatori. Ecco allora la soffitta col tetto inclinato, il lucernario, le tende logore e la porta di legno in male arnese, ecco la scena del secondo quadro articolata su due piani con il caffè Momus in quello inferiore e più in alto uno spaccato di passeggio parigino lungo un tipico viale ornato di platani stecchiti e di case col tetto di ardesia. Nella scena alla barriera d’Enfer non poteva mancare, invece, la neve che scende rara in una giornata dalla tipica atmosfera nebbiosa che tanto caratterizza la capitale francese durante i mesi invernali e nelle ultime battute del dramma, di contro, il commovente tocco finale del manicotto che scivola dalla mano ormai abbandonata di Mimì al momento del suo decesso.

A fare da contraltare ad un allestimento quasi perfetto un cast davvero di alto livello, all’interno del quale spicca, senza ombra di dubbio, nei panni di Mimì una Maria Agresta in splendida forma, ancor più matura di quando la sentimmo lo scorso marzo interpretare il medesimo ruolo al Teatro Regio di Torino. Il timbro di voce è morbido, corposo, ricco di chiaroscuri e di colori, il fraseggio è impeccabile e magistrale è l’uso dei pianissimi, mai diafani e sempre ben sostenuti; il personaggio è sapientemente delineato ed indagato in ogni momento, anche gli ultimi istanti della protagonista risultano realistici senza mai sfociare nel languore o nel patetismo.

Accanto a lei l’eccellente Rodolfo di Piotr Beczala, giovane e appassionato, dotato di uno strumento dal volume forse non prodigioso, ma dal timbro perfetto per la parte, ottimo soprattutto nelle mezze voci, ma dotato anche di un acuto solidissimo che ha sempre saputo dosare con maestria.

Estremamente raffinata anche la vocalità esibita dall’arguta Musetta di Pretty Yende: l’accento è ora soave, ora suadente, gli acuti sono squillanti, ottima la proiezione, notevole la presenza scenica.

Fra i comprimari ricordiamo il Marcello di Fabio Capitanucci, il quale ha sostituito all’ultimo il previsto Mario Cassi e che mostra di trovarsi ormai a proprio agio in un ruolo che gli è congeniale, il Colline di Marco Vinco dalla voce scurissima e ben modulata, lo Schaunard di Massimo Cavalletti dall’ottima presenza scenica, dal fraseggio limpido e sicuro e dalla voce particolarmente sonora.

Daniele Rustioni ha diretto l’ottima Orchestra del Teatro alla Scala ricercando un suono rotondo a tratti un po’ voluminoso, ma sempre attento ad ogni sfumatura e ad una perfetta interazione fra buca e palcoscenico. Lodevole la prova del coro.

Teatro gremito, diversi i minuti di applausi finali per tutti gli artisti.

 

Rodolfo                                  Piotr Beczala
Schaunard                   Massimo Cavalletti

Benoît                         Domenico Colaianni

Mimì                            Maria Agresta
Marcello                      Fabio Capitanucci
Colline                        Marco Vinco

Alcindoro                    Matteo Peirone

Musetta                                   Pretty Yende

Parpignol                    Cristiano Cremonini

Sergente dei doganieri            Ernesto Panariello

Un doganiere              Roberto Lorenzi

Un venditore ambulante          Marco Voleri

 

 

Direttore                      Daniele Rustioni

Regia e scene              Franco Zeffirelli

Costumi                      Piero Tosi

 

Teatro alla Scala de Milano il 24/10/2012

 

Simone Manfredini