Crítica de Norma de Bellini. Bolonia

 

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Torna dopo cinque anni al Teatro Comunale di Bologna questa Norma di Bellini, che vede come punto di forza il debutto della grande Mariella Devia nel ruolo della Sacerdotessa.

Un allestimento che ha la regia di Federico Tiezzi con scene su bozzetti di Mario Schifano e che si rivede con piacere; Tiezzi è un regista provato che non solo ha spesso frequentato i palcoscenici del teatro di prosa, ma che avendo alle spalle buoni studi nei campi della storia dell’arte e dell’estetica ha affrontato con gusto – anche se con qualche limite –  il celato neoclassicismo romantico che Norma offre.

Sulla scena i bozzetti dello scomparso Mario Schifano, non tra le sue opere migliori, che il noto artista aveva realizzato per il Teatro Petruzzelli di Bari prima del rogo: grandi querce di dimensioni e colori differenti, e la luna. Dai bozzetti si sono ricavati fondali di 16 metri per 8 con luna e querce e poi, nel riallestimento del 2008, l’albero di luce al neon e due arazzi con sfondi di colline sempre con le impetuose tinte acriliche tanto amate da Schifano, come lo abbiamo visto nell’attuale ripresa.

La scena era caratterizzato dalla quercia luminosa e dalla bianca luna. Per i cambi di scena il bozzetto di Schifano era decisamente modesto, come già detto non tra le sue opere felici. La mano del pittore non ha qui trovato una felice collocazione.

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Il tutto però sapeva di un finto neoclassicismo già troppe volte visto e che sarebbe andato ottimamente se non per certe cadute di stile, come i tableau vivant che volevano rappresentare opere di David o Canova, oppure i druidi che sembravano guerrieri di Star Wars, oppure i figli di Norma che giocano con trenini. Se si sorvola su questo il tutto fila abbastanza liscio e anche la caratterizzazione dei personaggi è riuscita (se si tralasciano certe movenze al rallentatore che sono poco comprensibili). Per quanto riguarda i costumi, se si escludono quelli dei Druidi e di Oroveso, sono nella linea della estetica che si è voluto dare all’opera.

Incomprensibile il rendere il personaggio di Oroveso (un druido guerriero) cieco… forse nell’indagine psicologica del regista questa cecità materiale simboleggia il non aver visto che le sue vestali infrangevano apertamente il voto di castità?

La regia di Tiezzi è elegante e si avvolge di una tinta lunare, in una visione notturna del dramma. Unico elemento che permane sulla scena è l’altare d’Irminsul, luogo di preghiera, di guerra e di pace (i figli di Norma dormono placidamente su questa ara).

Decisivo nelle suggestioni delle scene l’apporto del light designer Gianni Pollini con i suoi raffinati e narrativi giochi di luce.

La direzione musicale del maestro Michele Mariotti alla guida dell’Orchestra del Teatro Comunale, è stata ineccepibile. Il direttore pesarese ha creato un amalgama molto ben riuscito, svolgendo le pagine musicali dell’opera belliniana con la giusta imponenza, senza mai eccedere  e con una mano raffinata ed elegante che lo contraddistingue, dandone una lettura musicale senza fronzoli ma di chiara interpretazione.

Ottimo cast che ha illuminato la regia notturna di Tiezzi.

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Mariella Devia ha debuttato nel ruolo del titolo. La Devia non ha bisogno di presentazioni: è una delle ultime dive e lo ha dimostrato rendendo una ineguagliabile Norma. La sua voce è sempre una scoperta e ha saputo renderla vocalmente credibile e altamente drammatica. Tecnica eccezionale non vi è stato nulla che potesse piegare la sua già leggendaria performance. Lungamente applaudita e quasi osannata, la Devia si è meritata tutto il calore del pubblico per averci regalato una rappresentazione memorabile.

Carmela Remigio è stata una Adalgisa di grande rilievo. Pur consapevole di avere a fianco la Devia, la Remigio ha realizzato un personaggio veramente affascinante, esprimendo vocalmente le aspettative originali della giovane vestale. La sua Adalgisa è stata di grande fascino, nella linea interpretativa prescelta attraverso una vocalità che anziché sulla potenza ha giocato sull’espressione e sulle sfumature, rilevando una grande padronanza della tecnica.

Aquiles Machado ha reso un Pollione convincente e con molto trasporto. Rende perfettamente il personaggio da un punto di vista scenico. La voce non gli manca e riesce molto egregiamente a rendere con slancio vocale e buona tecnica il personaggio. Anche le zone più ostiche sono affrontate con dignità espressiva e perfezione.

Sergey Artamonov è stato un più che discreto Oroveso, anche se non sempre la sua voce ci è sembrata appartenesse al personaggio.

Buone anche le prove per la Clotilde di Alena Sautier            e per il Flavio di Gianluca Floris.          

Ineccepibile la prova del coro del Teatro Comunale egregiamente diretto dal maestro Andrea Faidutti.

Il Teatro Comunale era – meritatamente e felicemente – esaurito, per una rappresentazione degna e meritevole di essere vista. Il pubblico ha dato voce agli applausi e alle ovazioni, soprattutto per la Devia e per il maestro Mariotti. Ma tutti i cantanti sono stati accolti, giustamente, con applausi.

Teatro Comunale di Bologna

16 aprile 2013

Personaggi e interpreti

 

Pollione         Aquiles Machado
Oroveso         Sergey Artamonov
Norma            Mariella Devia
Adalgisa        Carmela Remigio

Clotilde         Alena Sautier
Flavio            Gianluca Floris

Direttore        Michele Mariotti
Regia              Federico Tiezzi
Scene                         Pier Paolo Bisleri su bozzetti originali di Mario Schifano
Costumi         Giovanna Buzzi
Luci                Gianni Pollini

Assistente alla regia                       Giovanni Scandella
Maestro del Coro Andrea Faidutti
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Allestimento del Teatro Comunale di Bologna
in coproduzione con la Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatro di Bari
e la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

 

 

Mirko Bertolini