Ci sono voluti 177 anni per riascoltare a Milano le note del capolavoro rossiniano, che misteriosamente per tutto il secolo XX non sono risuonate all’interno del teatro Piermarini.
Lungi dall’entrare nelle polemiche che hanno accompagnato questa messa in scena, va dato il giusto merito al direttore musicale Riccardo Chailly di aver avuto il merito di aver fatto finalmente rappresentare La Gazza Ladra al teatro alla Scala.
Il maestro ha diretto quest’opera riuscendo a cogliere bene l’aspetto di opera semiseria, che, lungi dall’essere la classica farsa rossiniana, racchiude in se degli aspetti tragici. Cosa questa non gradita da qualche isolato contestatore.
Il ruolo della protagonista Ninetta, è stato reso ottimamente da Rosa Feola che ha dimostrato di avere una voce dal bel timbro con un’ottima emissione, brava anche nel dosare le forze in modo da non arrivare stanca alla fine di una parte che la vede quasi onnipresente all’interno della lunga opera.
Accanto a lei Michele Pertusi si dimostra un professionista di grande affidabilità riuscendo a rendere bene il perfido carattere del podestà, nonostante qualche lacuna sulle note gravi.
Molto bene anche Edgardo Rocha nel ruolo di Giannetto, ottimo negli acuti e nelle colorature ed Alex Esposito nel ruolo dello sfortunato Fernando Villabella.
Serena Malfi nel ruolo di Pippo è stata la più contestata del cast anche se la sua prestazione è parsa più che sufficiente.
Di lusso si è dimostrata la coppia dei coniugi Vingradito: Teresa Jervolino nel ruolo di Lucia e Paolo Bordogna in quello di Fabrizio.
Completavano il casti gli ottimi Matteo Macchioni nel ruolo di Isacco, Matteo Mezzaro in quello del carceriere Antonio, Claudio Levantino nei ruoli di Giorgio e del Pretore e di Giovanni Romeo nel ruolo di Ernesto.
Come sempre ottimamente preparato da Bruno Casoni il coro del Teatro alla Scala.
La regia affidata al premio oscar Gabriele Salvatores (scene e costumi di Gian Maurizio Fercioni), che ha segnato il suo debutto nel massimo teatro milanese, non è stata eccelsa, ma visto quello che si vede ultimamente neanche da criticare. Molto suggestiva l’immagine di Ninetta condotta al patibolo come se fosse la statua della Madonna addolorata trasportata in processione durante il venerdì santo grazie anche al gioco di luci creato da Marco Filibeck. Un bravo bisogna dirlo all’eccelsa acrobata Francesca Alberti, che ha interpretato la gazza e che da sola ha rappresentato metà della messa in scena, mentre un po’ superflue sono sembrate le marionette della Compagnia Carlo Colla.
Domenico Gatto