El Trovador. Verdi. Verona

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10  luglio 2013
Libretto di Salvatore Cammarano
Ultima opera della trilogia popolare che l’Arena ha messo in scena, in occasione del bicentenario verdiano, Il Trovatore è una delle opere che rappresenta al meglio il genio del musicista parmigiano. Il famoso Festival estivo, nella splendida cornice dell’arena romana del I sec, che quest’anno festeggia il suo primo centenario di vita, mette in scena un allestimento datato 2001 ad opera di un grande della regia e della scenografia italiana, Franco Zeffirelli, senza alcun dubbio molto più amato ed apprezzato all’estero che non in patria. Zeffirelli, che quest’anno festeggia il suo novantesimo compleanno, ha legato la sua carriera al legame professionale con il grande Luchino Visconti, da cui ha attinto la grande raffinatezza per le scelte registiche, uniche nel suo genere. Si tratta questo di un Trovatore di una spettacolarità che è caratteristica dell’Arena di Verona e che – forse anche per questo – la rende tanto amata al mondo intero. Zeffirelli è riuscito a creare un insieme solenne e ridondante. La scena è composta da elementi fissi: tre torri, di cui una centrale più grande e, agli estremi del palcoscenico due enormi statue di guerrieri fermati nell’atto di una lotta cruenta. Si tratta di un’ immensa macchina ferrigna con cumuli di spade, lance, bardature metalliche, per un Medioevo scatenato e leggendario. Sul palco troviamo proprio eserciti, ovvero cinquanta persone che si muovono da guerrieri e dimostrano di saper duellare con armi vere; indubbiamente la fa da protagonista – anche qui – il coro e la massa dei figuranti. Entrano in scena anche dei cavalli dell’esercito del conte di Luna e lo stesso Manrico arriva a salvare Leonora su un bel cavallo bianco. Per Zeffirelli non si tratta di un’ opera di psicologia ma di destini e fazioni dove al di là delle fazioni in guerra nascono amori talmente forti da portare all’omicidio. Le tinte sono il rosso del sangue, delle guerre e dell’odio; l’ azzurro dell’ armonia, dell’ amore e della pace che vive nella nobile Leonora, che in una notte di luna evoca la figura del misterioso cavaliere che l’ha fatta innamorare. Lo spettacolo poggia su effetti dirompenti e spettacolari, come abbiamo detto, l’ accampamento degli zingari fatto di tendoni colorati, con prostitute, gitani e tutta la popolazione che seguiva nel Medioevo gli eserciti, fino all’ invenzione più clamorosa: dopo una scena scura e sommessa in pochi secondi le ferraglie si scompongono, la torre centrale si apre e ne esce una magnifica chiesa, tutta oro e luce con statue enormi di santi che vengono portate in palcoscenico, una scena da far rimanere senza fiato! Solo Zeffirelli riesce indubbiamente ancora a suscitare emozioni e stupore nelle sue regie teatrali! Tutto è curato nei minimi dettagli. Si può accusare la regia di Zeffirelli di eccessivo manierismo o di eccessivo attaccamento alla tradizione viscontiana, ma si deve certamente accettare che questo Trovatore è ancora, dopo oltre dieci anni di una forza e di una capacità emozionale tale da non poterlo non apprezzare! Zeffirelli riesce – nonostante tutte le scene di massa – a cogliere la sostanza più intima e a trasmettere emozioni visive in perfetta sintonia con quelle evocate dalla musica. Unica concessione al libretto è stato il suicidio finale di Azucena, non più il rogo ma un suicidio che corona un’esistenza tormentata e piena di rimorsi.

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Da apprezzare inoltre – certamente per dare un taglio molto più “areniano” – l’inserimento dei balletti scritti da Verdi per l’edizione di Parigi del 1857, peccato le coreografie fossero veramente brutte.
Abbastanza buona la direzione del maestro Giuliano Carella, nonostante una certa lentezza esecutiva, è riuscito a dare un taglio decisamente romantico all’opera. Riuscendo a non sovrastare i cantanti, ha reso efficacemente il testo verdiano, con un giusto equilibrio tra orchestra e palcoscenico.

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Discreto il cast.
Nel ruolo del titolo Carlo Ventre. È un Manrico corretto, ma nulla più, poco coinvolgente e con fraseggio confuso. Potenza canora adatta ma poco espressiva.
Hui He, nella parte di Leonora, ci è parsa nel personaggio. Ha offerto un fraseggio buono e filati sottili e precisi. La sua interpretazione è molto più convincente nella seconda parte della serata. Risulta però poco incisiva e un po’ fredda.
Il baritono Dalibor Jenis, nel Conte di Luna, si è fatto apprezzare per la voce ferma, omogenea, brunita; ha cantato con notevole espressività ed eleganza. Da perfezionare la dizione.
Anna Smirnova è stata una perfetta Azucena per aderenza scenica e gran temperamento, non sempre però la sua voce è riuscita ad accompagnare l’azione;  colore interessante, ma inadatta al ruolo.
Roberto Tagliavini ha interpretato un buon Ferrando di gran eleganza scenica e di ottimo spessore vocale.
Bene la Ines di Elena Borin, il Messo di Cristiano Olivieri e il Ruiz di Paolo Antognetti. Appena passabile  il Vecchio Zingaro di Victor Garcia Sierra.
Molto bene il coro dell’Arena diretto dal maestro Armando Tasso; sono riusciti a dare un eccelso tocco spigliato e partecipato all’opera.
Pubblico tutt’altro che numeroso, con vuoti molto evidenti. Accoglienze calorose, successo pieno alla fine con ripetute chiamate.

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Interpreti:
Il conte di Luna                   Dalibor Jenis
Leonora                                Hui He
Azucena                                Anna Smirnova
Manrico                                Carlo Ventre
Ferrando                               Roberto Tagliavini
Ines                                        Elena Borin
Ruiz                                       Paolo Antognetti
Un vecchio zingaro             Victor Garcia Sierra
Un messo                              Cristiano Olivieri

Direttore                                                 Giuliano Carella
Regie e scene                                          Franco Zeffirelli
Costumi                                                  Raimonda Gaetani
Coreografia                                              Lucia Real & El Camborio
Maestro d’armi                                          Renzo Musumeci Greco
Direttore del coro                                       Armando Tasso
Direttore del corpo di ballo                      Maria Grazia Garofoli

Orchestra, coro e corpo di ballo dell’Arena di Verona

Mirko Bertolini