Libretto di Hugo von Hoffmansthal
22 Luglio 2013
Grand Theatre de Provence
Nouvelle production du Festival d’Aix-en-Provence
En coproduction avec le Teatro alla Scala de Milan, le Metropolitan Opera de New York, l’Opéra national Finlandais d’Helsinki, le Gran Teatre del Liceu de Barcelone et le Deutsche Staatsoper Berlin, Unter den Linden
Un progetto ideale: grande direttore, regista leggendario, cantanti di livello altissimo, titolo ‘cult’. È l’Elektra che ha debuttato al Festival di Aix en Provence, coprodotta con molti teatri del mondo e che presto rivedremo anche alla Scala. Alla spasmodica attesa è ovviamente seguito un enorme successo, meritato per lo sforzo certo, ma non fino in fondo e per un motivo molto semplice: la mancata corrispondenza di ‘sensi’ con la musica e testo. La regia di Patrice Chereau è curatissima nei movimenti, nel mostrarci la psicologia e il male di vivere dei protagonisti, costretti in un luogo senza tempo e senza natura. È la rappresentazione di un tristissimo rito, ma non è tragedia.
Così vediamo Elektra, una straordinaria Evelyn Herlitzius, contorcersi e disperarsi nel tentativo di recuperare la propria dignitá, fino quasi ad essere grottesca nella forsennata ed esagerata danza conclusiva. Assistiamo allo scontro con Klitemnestra come fosse un confronto tra primedonne e Waltraud Meier vocalmente è purtroppo fuori parte, vestita benissimo ma fin troppo elegante, troppo grand dame, soprattutto considerando il misero contesto scenico -Peduzzi si ripete per l’ennesima volta coi soliti muri- dove non bastano gli sguardi, le pose, i movimenti studiatissimi ma innaturali per fare tragedia. Lo psicodramma che si consuma fra le due donne è banale, niente di nuovo. Ma quello che segue non è meglio: Oreste e il suo compagno si piazzano in fondo all’abside che chiude il palcoscenico e osservano a lungo Elektra durante la scena con Crisotemide, per poi scoprire incredulo che quella è la sorella. Quali reconditi significati vuole esprimerci Chereau in questo, e altri, nonsense? Oreste è Mikhail Petrenko, giá deludentissimo Hagen nel ring scaligero, riesce a rovinare anche le poche battute di questo ruolo con fraseggio generico, sgraziato e in evidente sforzo vocale. Adrianne Pieczonka dovrebbe essere la giovane e innocente Crisotemide: canta bene ma è una matrona sia come peso vocale che in scena. A pochissimo aiutano i veterani McIntyre e Mazura nei piccoli ruoli a loro destinati. Voci finite e personaggi banali. Ma hanno fatto la storia con Chereau, pare basti ai più.
Persino l’uccisione dei tiranni riesce a sorprenderci negativamente: uccisi entrambi in scena, dovremmo credere che Egisto non si accorge del corpo morto di Klitemnestra a pochi passi nel mezzo del palco prima di farsi accoltellare.
Al termine, dopo che Elektra avrá schiacciato parecchi insetti con la sua danza forsennata, tutti siederanno osservando Oreste andare via. Trionfo.
Rimane Esa-Pekka Salonen, a capo dell’ottima Orchestre de Paris. La sua direzione è adamantina per chiarezza, trasparenza e analisi del testo musicale. Il richiamo a Boulez è evidente e sará da riascoltare con interesse anche nelle prossime riprese.
Si è consumata una delle più grandi tragedie della storia del teatro musicale, ma non ad Aix questa volta. Un peccato, perchè lo stesso team aveva firmato pochi anni fa una storica straordinaria produzione di ‘Da una casa di morti’. Ma i miracoli, si sa, sono rari.
Elektra Evelyn Herlitzius
Klytämnestra Waltraud Meier
Chrysothemis Adrianne Pieczonka
Orest Mikhail Petrenko
Aegisth Tom Randle
Der Pfleger des Orest Franz Mazura
Ein junger Diener Florian Hoffmann
Ein alter Diener Sir Donald McIntyre
Die Aufseherin / Die Vertraute Renate Behle
Erste Magd Bonita Hyman
Zweite Magd / Die Schleppträgerin Andrea Hill *
Dritte Magd Silvia Hablowetz*
Vierte Magd Marie-Eve Munger*
Fünfte Magd Roberta Alexander
Direction musicale Esa-Pekka Salonen
Mise en scène Patrice Chéreau
Collaboration artistique à la mise en scène Thierry Thieû Niang
Décors Richard Peduzzi
Lumière Dominique Bruguière
Costumes Caroline de Vivaise
Perruques, coiffures Campbell Young
Chœur Coro Gulbenkian
Orchestre Orchestre de Paris
Alessandro Di Gloria