Elisabetta, Regina d’Inghilterra a Sassari

 

Elisabetta, Regina d'Inghilterra a Sassari
Elisabetta, Regina d’Inghilterra a Sassari

La stagione 2015 dell’Ente Concerti “Marialisa de Carolis” si è aperta al Teatro Comunale di Sassari il 9 ottobre scorso con un ambizioso titolo rossiniano: Elisabetta, regina d’Inghilterra. E’ andata bene, nonostante Giove Pluvio ce l’abbia messa tutta per allontanare dalla grande sala il pubblico che, pur non affollandolo completamente, è comunque accorso decretando un franco successo.

L’opera riappare assai sporadicamente e, solitamente, è motivata dalla presenza di una Diva del Belcanto. Oggi come oggi si fatica ad identificarne una del livello delle passate Leyla Gencer, Elisabetta ad Edimburgo nel 1972, o anche delle più vicine a noi Cuberli, a Torino nel 1985 ed Antonacci, a Napoli nel 1991. La prescelta Silvia Della Benetta, pur non entrando nel novero del famigerato Star System, da anni si sta costruendo una solida carriera, passando negli ultimi tempi a ruoli vieppiù spinti: da quello di Abigaille in Nabucco a Gulnara de Il Corsaro, per rimanere in campo verdiano. E quindi avrebbe le carte in regola per affrontare un ruolo che richiede, tra l’altro, una tenuta di grande respiro poiché, non è solo protagonista sulla carta, bensì ha da cantare a lungo ed in un crescendo di difficoltà. Ha ottemperato con salda professionalità il pesante compito, immedesimandosi pure con convinzione nell’ottica di una regia, firmata dallo stesso direttore artistico Marco Spada, che sposta l’azione negli anni Settanta dello scorso secolo, e l’identifica con la omonima, ma seconda, Elisabetta tutt’ora felicemente regnante.

Elisabetta, Regina d'Inghilterra a Sassari
Elisabetta, Regina d’Inghilterra a Sassari

Un’icona dell’Inghilterra, qui volutamente proposta in formato cartolina, con i punk d’obbligo quanto le guardie di Buckingham Palace, gli inconfondibili Coldstream in giubba rossa e con in testa l’alto colbacco nero di pelo d’orso bruno, con i gentlemen della City in bombetta e le dame di corte in gara con la Regina per l’originalità dei cappellini: scene di Mauro Tinti, costumi di Maria Filippi e Luci di Fabio Rossi.

Il perfido e traditore Norfolc richiederebbe pure un tenore fuori classe. A David Alegret, identificabile nel killer seriale Frenzy, rossiccio e con vistosi basettoni, dell’omonimo film di Hitckock, non riesce l’impresa di strangolare la regina con la cravatta, ma più felicemente quella vocale. Assolutamente in parte il tenore Alessandro Liberatore, Leicester, che usa opportunamente suoni misti per sforare in acuto e così pure il delizioso soprano granadino Sandra Pastrana, sua consorte per davvero nella vita, nei panni della scozzese e sventurata Matilde, figlia dell’aborrita rivale di Elisabetta, Maria Stuarda. Bene nei ruoli di fianco l’Enrico in travesti del mezzosoprano Olyseya Berman Chuprinova ed il puntuale Guglielmo del tenore di Gandia, Néstor Losàn.

Discreto il coro dell’Ente diretto da Antonio Costa, sotto tono piuttosto la pur valida orchestra, che paga il debutto assoluto nell’opera – e non solo in questa di Rossini – di Federico Ferri. Ci sarebbe voluto più mordente e meno pesantezza, ma hanno giocato in suo sfavore le poche prove che, forse, sarebbero bastate ad un buon mestierante. Col tempo si farà: c’è da augurarglielo ed augurarselo.

Rubrica dell’Impiccione Viaggiatore, dal blog I Teatri dell’Est e non solo…