Il festival di Ravello ha previsto quest’anno un omaggio a Shakespeare a 400 anni dalla morte; si tratta di una serie di appuntamenti di musica e danza, che ha avuto inizio con la musica di scena di Felix Mendelssohn per “A midsummer night’s dream”, eseguita dall’Orchestra Sinfonica della Rai diretta da James Conlon, con voci recitanti il premio Oscar, Tim Robbins e tre suoi attori. Il programma continuerà con di Michela Lucenti che presenterà “Killing Desdemona” e “Before Break”, ispirato alla “Tempesta”. Il ciclo dedicato al grande drammaturgo inglese si chiuderà con la rappresentazione nei giardini di Villa Rufolo della “Fairy Queen” di Henry Purcell.
In verità, sono centinaia, forse migliaia le opere musicali che sono ispirate alla drammaturgia di Shakespeare, che da quattro secoli riscuote un enorme successo presso i compositori di tutti i generi, dalla lirica al balletto fino al musical e alle canzoni pop.
Per la musica sinfonica, tra le più note opere ispirate alle commedie del bardo è la suite orchestrale per il Sogno di una notte di mezza estate di Felix Mendelssohn, che scrisse l’ouverture nel 1826 a soli 17 anni, e 16 anni dopo compose le musiche di scena per una messa in scena della commedia.
La suite è indiscutibilmente un capolavoro anche quando è suonata da sola, ma, poiché fu pensata come accompagnamento orchestrale dei dialoghi, acquista (come anche il Peer Gynt di Grieg), un diverso e più profondo senso se viene eseguita con attori in scena che recitano la commedia. Senza le voci parte dell’impatto drammatico previsto dal compositore viene perduto.
Quindi eseguire la partitura, come in questo caso, accompagnando una versione ridotta del dramma di Shakespeare per cui è stato originariamente composto ha è drammaturgicamente (e filologicamente) corretto.
La performance en plein air, sullo splendido belvedere di Villa Rufolo a Ravello a picco sul mare, ha avuto ovviamente bisogno dell’amplificazione, per le voci degli attori.
Ognuno dei quattro attori (due donne e due uomini) ha interpretato diversi personaggi della commedia, a volte ciascuno assumendo due o tre ruoli nella stessa scena, cambiando virtuosisticamente impostazione della voce e accenti. Ovviamente la recita era in inglese, e la traduzione veniva proiettata su due pannelli laterali. Era necessariamente una riduzione della commedia che però per essere goduta appieno presupponeva una conoscenza dei personaggi e della trama.
L’Ouverture ha conservato il respiro e la dignità di un movimento sinfonico, ma era comunque strettamente legata al resto delle musiche, e al clima complessivo della rappresentazione. Dopo l’ouverture, è iniziata l’alternanza, e a volte la sovrapposizione di musica e dialoghi. I brevi brani musicali della suite, inseriti nel contesto originale della recitazione, illuminavano le scene che accompagnano e ne venivano a loro volta arricchiti, più che se fossero stati suonati uno dopo l’altro, senza il dialogo.
James Conlon dal podio del Belvedere di Villa Rufolo, ha diretto l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, mettendola al servizio della drammaturgia del testo, come dovrebbe essere, ma allo stesso tempo ha mantenuta intatta la bellezza della partitura. Hanno spiccato il romantico Notturno, eseguito con sognante adesione emozionale, e la celebre Marcia nuziale, che aveva tutto il brio e l’energia che ci si aspetta. Il lato teatrale della musica è stato valorizzato in diversi momenti, come nella incantevole ripresa di un passaggio del Notturno (con un nuovo contrappunto degli archi), che accompagna le parole finali di Oberon alla regina delle fate.
La parte finale dell’esecuzione, dalla danza Bergamasca in poi, è stato un esempio lampante di come questa partitura abbia davvero sua coerenza e profondità solo se eseguita insieme ai dialoghi.
Ma la vera gemma della serata è stata la performance del Coro Maghini preparato da Claudio Chiavazza, che ha cantato uno suggestivo, sognante Coro degli Elfi, e poi, insieme alle due soliste, il soprano Daniela Cappiello e il mezzosoprano Karin Selva, ha interpretato in modo incantevole il Coro delle Fate, una vera e propria ninnananna cantata per la regina Titania.
Lorenzo Fiorito