Concerto. Andrea Castello, baritono. Norman Shetler, piano. Vicenza

 

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ROMANTICO CON SENTIMENTO
Eva Purelli
Nella cornice Olimpica, la sera di domenica 29 giugno, anche i classicissimi e severi custodi della frons palladiana si sono addolciti, respirando le sonorità della musica tedesca romantica, protagonista di un concerto di rara delicatezza, profondamente intenso che mai si è dimostrato stucchevole.
Vicenza In Lirica ha scelto così di ritagliarsi uno spazio di riflessione accorata con ‘Romantico’, il titolo del concerto, presentato dalla giovane musicologa Nicla Sguotti. Una dichiarazione in note e respiri vocali che ha raccontato di gigli, baci sulla bocca sospesi, lamenti, cuori che si spezzano, struggimenti, desideri, gioie celesti agognate o perdute, preghiere, sacre e profane. Ma anche di inni al sole, alla gioia, all’amicizia, alla condivisione di piaceri umani. In luce: il Coro di Vicenza diretto da Giuliano Fracasso ed accompagnato al pianoforte da Fausto Di Benedetto, il pianista Norman Shetler, il baritono Andrea Castello. Come un quadro ha preso forma il programma, iniziato dalla forma primitiva di un abbozzo, con la musica di Schubert a più voci con accompagnamento pianistico per giungere alla finitezza di una grande tela variegata e cangiante. Il Coro di Vicenza proponendo quattro Lieder di Schubert (come il Salmo 23 o Trinklied) ha centrato cantando con gioia l’idea dell’autore che li fece nascere nella genuinità dei canti fra amici. A concludere, due perle dell’Op.43 di Schumann sostenute dall’equilibrio pianistico del Di Benedetto e dalle indicazioni di Fracasso. Il pianista americano-austriaco, Shetler come il baritono cavarzerano, ma vicentino ormai d’adozione, Castello, debuttavano all’Olimpico. Meraviglioso lo spazio solistico affidato alle mani magiche di Shetler, capace di trattare la tastiera come una orchestra sinfonica. La sua interpretazione degli schubertiani Moments Musicaux D.780 ha raccontato di un solista dal pensiero profondo e dal tocco leggero, con una cantabilità di assoluta perfezione (irresistibile il leggiadro terzo Momento, come affresco di danza). Shetler, messaggero romantico, erede di una scuola pianistica haimè scomparsa, in cui le mezzetinte espressive valgono più di un “ff” urlato che copre un esibizionismo sfacciato, è superlativo da solo, ma generosissimo anche quando divide la scena olimpica con il giovane baritono Andrea Castello. Castello affida i suoi timori a ‘An die Musik’, il primo Lied di Franz Schubert che apre l’estratto dalle varie raccolte. Non lascia indifferenti la sua adesione al testo, esposta con una perfetta pronuncia in tedesco, “Arte incantevole, quando il male di vivere mi prendeva d’assalto, mi hai acceso l’animo con il tuo amore”. Ogni frase, sillaba, pausa e modulazione armonica si sono esaltate dal perfetto accordo tra il pianista e il cantante, così come deve essere l’interpretazione dei Lieder, fino alla perfezione di un duettare di un lirismo penetrante nei sette Lieder schumanniani del “DichterLiebe”. Preceduti da una magistrale interpretazione dei Kinderszenen Op.15 per piano solo in cui Shetler si è fatto cantore lirico di sublime purezza. Molto calorosi i consensi di un pubblico contenuto ma qualificato e con alcune presenze straniere.