Grande Musica e Belle Voci per il Nabucco al Teatro Petruzzelli di Bari

Grande Musica e Belle Voci per il Nabucco al Teatro Petruzzelli di Bari
Grande Musica e Belle Voci per il Nabucco al Teatro Petruzzelli di Bari

Secondo titolo in cartellone di questa stagione lirica accuratamente programmata da Massimo Biscardi per attirare il pubblico con i titoli più amati e conosciuti del panorama lirico, è andato ieri in scena Nabucco al Teatro Petruzzelli di Bari

L’opera nella sua voluta coralità, continua a proporre elementi attuali di riflessione quali l’identità dei popoli e la funzione del credo religioso nella sua ricerca. Non a caso, è l’opera più risorgimentale per adozione nella memoria italica degli anni di faticosa costruzione di una unità nazionale.

Nabucco, opera di transizione nell’evoluzione compositiva di Verdi che comincia a delineare i tratti vocali che svilupperà nelle sue opere successive. Basti pensare alla vocalità di Abigaille, anticamera della futura Lady Macbeth e soprattutto alla scrittura e funzione del tenore nell’equilibrio complessivo e ripartizione dei compiti tra i diversi registri. Privandola di arie e cabalette, la voce per definizione più complessa del pentagramma, affronta qui il compito di segnare il trapasso verdiano nell’assegnare al baritono la parte vocalmente più virile dell’azione, fino a farne il protagonista ed il perno indiscusso nel Falstaff.

A queste premesse ed al contesto dell’opera, ben si adeguano le scene storiche disegnate da Peter Hall, eleganti e non invasive nella loro funzione di contenitore della vicenda e gli splendidi costumi di Pasquale Grossi.

La regia di Joseph Franconi Lee, a differenza della sua Aida di Parma di qualche anno fa, trova la giusta mobilità emozionale sul palcoscenico, in grado di accompagnare appropriatamente il pathos che sale dalla buca per sostenere il canto dei solisti e del coro.

Alla guida della giovane orchestra del Petruzzelli il direttore, tedesco di nascita e formazione Roland Böer, debutta qui il suo secondo titolo verdiano dopo La Traviata realizzata per ENO (English National Opera). Una lettura dalla metrica pulita ed essenziale rende giustizia ai colori dei suoni e delle voci, offrendoci un’edizione scevra dalle facili routine con cui il Verdi “giovane” è spesso proposto.

In palcoscenico, una compagnia di canto (solisti e coro) naturalmente dotati di quel colore e dell’espressività richiesti dalla partitura, ben lo asseconda nel suo proposito.

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Il coro, ben preparato dal Maestro Franco Sebastiani, impone e conserva sia negli interventi di contrappunto con i solisti che nella grande scena del “Va pensiero” il suo ruolo fondamentale nella struttura dell’opera e viene giustamente premiato dal pubblico per questo.

La compagnia di canto, numericamente sbilanciata a scapito della componente femminile, ascoltata nella serata del cast alternativo, è stata scelta con particolare intelligenza musicale e sensibilità ai requisiti vocali dei singoli ruoli.

Nel ruolo di Abigaille, il soprano Rachele Stanisci affronta senza timori l’impervia tessitura scritta per lei, evitando da un lato il trabocchetto di imitare le sue storiche colleghe che hanno segnato per sempre la parte, ma anche la routine “di forza” delle tante altre che si sono avvicendate nella parte.

Voce naturalmente lirica per spessore, capace di piani e spinte verso l’alto eseguite senza strappi e dotata di un buon centro bilanciato, si conferma interprete di interesse in questo tipo di repertorio e pronta per i prossimi impegni londinesi in Norma e Vespri Siciliani.

La Fenena di Cinzia Chiarini se da un lato mostra una timidezza scenica appropriata al ruolo, dal punto di vista vocale disegna un personaggio ancor più timido, forse in ragione del suo attuale percorso musicale e dall’essere al debutto nel ruolo. Voce sicuramente interessante per colore, da seguire nella sua maturazione che si spera ben guidata nella scelta dei ruoli.

Nel recensire il Nabucco del baritono coreano Leo An, va innanzitutto evidenziata una sua predisposizione naturale nell’aderire ai requisiti del baritono verdiano per corposità, squillo e calore della voce. A suo agio in tutti i registri che il ruolo richiede, mette a segno un Nabucco che fa ben sperare per il suo futuro percorso professionale nel panorama del melodramma ottocentesco e verdiano in particolare.

Abramo Rosalen disegna uno Zaccaria vocalmente in linea con i requisiti della parte. Timbro scuro di quel colore che Verdi ricerca e necessita per rendere la pastosità vocale del personaggio.

Vincente la scelta dell’interprete di Ismaele affidato al tenore Max Jota, al suo debutto nella parte. Il ruolo, per le ragioni sopra descritte, rischierebbe di risultare di semplice contorno se non interiorizzato e sostenuto da una voce naturalmente avvincente per timbro, colore e musicalità. Con la sua voce omogenea nei vari registri, fiati, intonazione ed attacchi ineccepibili, Max Jota, per vocalità e presenza scenica, una delle realtà più belle del panorama tenorile odierno, ha evitato questo rischio e messo a segno un Ismaele che si fa giustamente notare e rimane nella memoria.

Completano il cast l’Anna di Marta Calcaterra, il Gran Sacerdote di Rocco Cavalluzzi e l’Abdallo di Gianluca Bocchino, adeguati e corretti nelle loro parti e molto ben inseriti nel contesto musicale e scenico della rappresentazione.

Onorato Guglielmi