Guillaume Tell. Rossini. Pésaro

Guillermo-Tell1.Rossini.Pesaro

Rossini Opera Festival

Adriatic Arena, 17 agosto 2013

Opéra en quatre actes . Libreto di Étienne de Jouy e Hippolyte Bis

LOTTA DI CLASSE

Un vasto ambiente totalmente candido posto di taglio, due porte scorrevoli sormontate da un’apertura rettangolare percorribile a sinistra, un’immagine di paesaggio alpino sopra la quale campeggia la dicitura ex terra omnia sulla parete di fondo, ecco lo spazio in cui Graham Vick immagina il suo Guillaume Tell nel nuovo allestimento che il Rossini Opera Festival propone in coproduzione con la Fondazione Teatro Regio di Torino.

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La terra, come recita la scritta, fa la sua comparsa un po’ in tutto lo spettacolo, lavorata o variamente manipolata dagli Svizzeri, fatta scivolare fuori dalle scarpe, si insinua qua e là e si fa protagonista. Il popolo elvetico è oppresso fin dal principio, mentre strofina il pavimento in ginocchio sotto lo sguardo di alcune guardie austriache, quelle stesse che più tardi nel terzo atto, vestite in alta uniforme durante una festa di gala in un salotto buono, si prendono gioco degli Svizzeri cavalcando le loro donne in un rumoroso balletto di gusto discutibile e deridendo così il popolo intero. Ma la rivolta avanza, il candore delle pareti si macchia di sangue e iniziano a comparire bandiere e fazzoletti rossi al collo alla maniera partigiana che, accostati all’immagine del sipario su cui campeggia un enorme pugno su campo rosso e bianco, rimandano più alla lotta di classe che alla rivolta di un popolo oppresso dallo straniero. Sinceramente poco comprensibili, invece, i cavalli che occupano e dominano la scena nel secondo atto, uno dei quali finirà poi sgozzato all’inizio del terzo, e che vengono lentamente accatastati da protagonisti e coro in due grandi mucchi al momento del giuramento. A simboleggiare le scene lacustri una barca azzurra pendente dal soffitto sulla quale vengono trascinati  verso l’alto Leuthold e Guillaume in fuga; per la tempesta, invece, una videoproiezione con onde maestose dietro cui si intravedono le ombre della rivolta. Complice forse una certa qual staticità delle masse e l’utilizzo massivo del colore bianco, un’impressione di generale freddezza finisce comunque per pervadere tutto.

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Accomunato da una pronuncia francese non proprio irreprensibile un po’ tutto il cast. La scelta di Juan Diego Flórez per vestire i panni di Arnold ha motivazioni di ordine filologico in quanto si è cercato di ripristinare l’originario utilizzo per questa parte di un “tenore di grazia” al posto dell’abituale “tenore di forza”. La voce è bella per timbro e densità di colori, perfettamente proiettata, di innegabile eleganza e con acuti svettanti e puliti, ma priva di quell’afflato eroico che il ruolo richiederebbe. Complessivamente pregevole il Guillaume di Nicola Alaimo, il timbro è scuro e brunito, ma una certa staticità sul palcoscenico rischia di scolorirne un po’ la figura. Marina Rebeka è un’algida Mathilde dalla vocalità ampia e ben controllata, con alcune aspirazioni di troppo durante l’esecuzione delle agilità. Amanda Forsythe è un Jemmy credibile, ma con qualche forzatura in acuto, Celso Abelo, invece, un pescatore dall’intonazione non irreprensibile. Buoni il Melcthal di Simone Alberghini, il Walter di Simon Orfila e il Gesler di Luca Tittolo, emissione un po’ gutturale per il Leuthold di Wojtek Gierlach.

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Michele Mariotti dirige un’orchestra del Teatro Comunale di Bologna in buona forma, garantendo sempre una perfetta intesa tra buca e palcoscenico: grande è l’attenzione nel gestire tempi e dinamiche di una partitura indiscutibilmente complessa, nel sottolineare con forza gli elementi drammatici, così come nell’imprimere una magistrale levità al folklore delle danze. Ottima la prova del coro che brilla per amalgama e precisione.

Alla fine dello spettacolo un pubblico entusiasta ha tributato moltissimi applausi a tutti, in particolare a Flórez e Mariotti.

 

CAST:

Guillaume Tell                                   Nicola Alaimo

Arnold Melcthal                                Juan Diego Flórez

Walter Furst                                       Simon Orfila

Melcthal                                             Simone Alberghini

Jemmy                                                Amanda Forsythe

Gesler                                                 Luca Tittolo

Rodolphe                                           Alessandro Luciano

Ruodi, pêcheur                                  Celso Abelo

Leuthold/Un Chasseur                       Wojtek Gierlach

Mathilde                                            Marina Rebeka

Hedwige                                            Veronica Simeoni

 

Direttore                                            Michele Mariotti

 

Regia                                                  Graham Vick

Scene e costumi                                 Paul Brown

Coreografie                                        Ron Howell

Progetto luci                                      Giuseppe di Iorio

 

Orchestra e coro del Teatro Comunale di Bologna

Simone Manfredini