I Pagliacci al Regio Torino

I Pagliacci al Regio Torino
I Pagliacci al Regio Torino

Nulla di nuovo sotto il cielo! Seguendo i vari media del giorno d’oggi la cronaca pullula di tradimenti che culminano in delitti passionali e violenze maturate nell’odio, nell’incapacità di comprendere. Ispirata ad un fatto di cronaca l’opera mette in scena un femminicidio per gelosia!

La nota vicenda de ‘I Pagliacci’ non necessita di essere raccontata, ma certamente alcune considerazioni sono ineludibili.

La messa in scena proposta con un nuovo allestimento dal teatro Regio di Torino è di sapore neorealista ed è curata in ogni dettaglio registico, grazie alla mano di Gabriele Lavia ed anche scenico per la cura di Paolo Ventura. L’ambientazione è una piazza povera del sud Italia con un piccolo e sgangherato palco al centro per la rappresentazione “alle 23”; tutto è curato nei dettagli: i costumi ed i colori degli stessi, le luci di Andrea Anfossi, i rocamboleschi saltimbanchi, gli attori sui trampoli, i giocolieri! Tutti gli elementi del teatro itinerante sono rappresentati e tutti concorrono a creare l’atmosfera apparentemente gioiosa dello spettacolo, che cela però il dolore del tradimento!

Nicola Luisotti rivela signorilità nei comportamenti con la buca ed il palcoscenico ed affronta la partitura con piglio sicuro traendo momento di grande sinfonia, quanto di vibrante passionalità tragica: bel gesto e conclamata esperienza.

A sipario chiuso un bimbo cammina lungo il bordo del palco ed in costume da pagliaccio, quando arriva al centro e di fronte al direttore dà a questi l’attacco per iniziare   l’ouverture. Il Coro è preponderante sulla scena e la massa cantante è di forte impatto, ancor più in considerazione dell’ottima prestazione offerta, grazie anche alla preparazione di Claudio Fenoglio. Per una improvvisa indisposizione il tenore Fabio Sartori non può essere Canio, ma viene brillantemente sostituito nel ruolo da Francesco Anile che rivelando bel timbro e bel colore esalta la celebre aria ‘Vesti la giubba’ e da li in poi non fa che raccogliere consensi. Il baritono Roberto Frontali è calato nella parte ed affronta con piglio ed accattivante modulazione il personaggio di Tonio cui imprime tutta la forza negativa che ‘il rifiutato’ ha, lasciandolo nella sua mediocrità. Simpatico e vivace il Peppe di Juan José de León che nei panni di Arlecchino fa la sua apparizione dalla platea, così come è risultato più che apprezzabile per colore ed interpretazione Andrzej Filończyk nella parte dell’amante Silvio. Validi nei rispettivi ruoli di primo e secondo contadino Vladimir Jurlin e Sabino Gaita, ma una menzione speciale va senz’altro al soprano Erika Grimaldi nel ruolo di Nedda. Nell’ultima sua apparizione al Regio di Torino il soprano astigiano era in attesa di Esther, nata circa un mese fa. Ora, in perfetta forma fisica e vocale, la Grimaldi ha incantato per i colori e gli arrotondamenti impressi al suo canto che si è librato con facilità fino ai più impervi acuti ad esprimere i forti sentimenti che albergano nell’animo del personaggio.

Il teatro nel teatro ha sempre il suo fascino!

La Musica vince sempre.

Renzo Bellardone