08/11/2013
Reggio Emilia,
Teatro “Valli”
Dramma in cinque atti
Libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrier.
Versione italiana di Arnaldo Fusinato
musica di Giuseppe Verdi
La stagione lirica del Teatro Valli di Reggio Emilia è stata inaugurata con una delle opere più complesse di Giuseppe Verdi: I Vespri Siciliani, nell’allestimento creato da Davide Livermore per il Teatro Regio di Torino. Allestimento che dopo Reggio andrà in scena anche a Modena e Piacenza.
La cosa più gentile che si possa dire della messa in scena di Livermore è che non abbia nulla a che fare con la trama dell’opera. Non è un adattamento moderno perché il regista vuole avere la presunzione di parlare di mafia e di usare una delle grandi tragedie nazionali, la strage di Capaci, per creare sensazionalismo senza riuscire a sviluppare la vicenda in modo coerente. Si passa quindi ad una carrellata di banalità, in cui trionfa il “bunga bunga” ed in cui la morale è che i tutti i politici che ci hanno governato sono dei mafiosi assassini e che quindi il popolo dovrebbe rivoltarsi con le armi ed ammazzarli tutti.
Da critico sono rimasto attonito, da storico (quale è la mia formazione universitaria) mi sono sentito offeso, da cittadino italiano mi sono sentito oltraggiato, da meridionale che sa bene, perché la vive quotidianamente, cosa sia la mafia sono furioso.
Banalizzare la strage di Capaci ed usarla solo per farne una parodia del berlusconismo, non è genio è solo superficialità e mancanza di rispetto. Soprattutto pensando che questa messa in scena è stata realizzata per i festeggiamenti dei 150 dell’unità d’Italia e finanziata da quel governo e da quei politici che il regista giudica mafiosi. È facile sputare nel piatto dove si mangia.
Paragonare la Sicilia di ora a quella del 1200 è qualcosa dal punto di vista storico di sbagliatissimo, sono due cose così distanti tra loro, più di quanto l’Italia disti dalla Nuova Zelanda. Nel 1200 la Sicilia era la Terra Promessa, il centro del Mediterraneo e dominare la Sicilia significava governare il mondo. I Vespri rappresentano solo il passaggio dal dominio Angioino a quello Aragonese ed il primo passo dell’egemonia del dominio spagnolo in Europa. Per di più il cambio di dominazione dagli Angiò agli Aragona non produsse un miglioramento per la popolazione ma un peggioramento. Si sa che nel 1200-1300 quello Angioino fu il regno più florido d’Europa e che Napoli divenne la capitale culturale ed economica del mondo. Detto questo se si fosse voluto fare un attualizzazione dell’opera che fosse coerente con la trama si sarebbe potuto pensare alla Cuba di Batista ed alla rivoluzione di Castro (passaggio dal dominio americano a quello sovietico) oppure, restando in Italia ed in Sicilia, all’annessione del meridione da parte dei piemontesi con tanto di sollevamento popolare contro i Borboni per poi ritrovarsi in condizioni peggiori sotto i Savoia, passaggio questo che ha fatto si che si creassero le basi per il sorgere della mafia.
Ma per poter fare un adattamento del genere bisognerebbe studiare, ed ormai i “geni” della regia attuale preferiscono fare sensazionalismo mettendo in scena un mucchio di ovvietà e banalità, meglio il bunga bunga, se ne parla in TV tutti i giorni quindi piace alla gente.
Che differenza con uomini di teatro veri come Luca Ronconi e Roberto De Simone, che prima affrontare un testo lo ragionavano e ne studiavano anche le virgole!
A compensare ci ha dovuto pensare la straordinaria voce di Roberto Scandiuzzi che nella parte di Procida è stato il grande trionfatore della serata. Dotato di una voce dall’eleganza non comune, calda e profonda da avvolgere lo spettatore e di una dizione cristallina, il basso trevigiano ha subito dominato la scena con la sua aria d’entrata: “Oh tu Palermo.” Ma è stato soprattutto nei concertati del terzo e del quarto atto che ha dato il meglio di se con una interpretazione da brividi, sebbene si capisse che non ha potuto dare sfogo a tutta la sua potenza per non sovrastare gli altri cantanti. Come al solito è stato molto solido e presente anche scenicamente da grande artista completo qual è. Alla fine autentiche ovazioni hanno sancito una prova magistrale.
Ottimo vocalmente Mansoo Kim nel ruolo di Monforte, ma, scenicamente sembrava imbarazzato nel recitare il nobile personaggio del viceré angioino trasformato nella parodia di Berlusconi.
Lorenzo Decaro, nel ruolo di Arrigo è parso un po’ impacciato, forse alle prese con un personaggio troppo grande per lui. Ha cercato di portare a termine la parte con diligenza, ma è stato carente negli acuti con qualche falsetto di troppo e soprattutto con un ululato nel quarto atto che sarebbe passato quasi inosservato se un suo sostenitore poco accorto non avesse urlato «bravo» suscitando, oltre agli zittii del pubblico e risposte comiche ed ilarità fra il pubblico.
Sofia Soloviy nel ruolo di Elena non ha sfigurato, il soprano Ucraino è dotato di una voce importante ed omogenea nei vari registi, solo che delle volte non è utilizzata al meglio, soprattutto in alcuni passaggi è stata un po’ sguaiata ma nel complesso una buona prova grazie anche ad ottima presenza scenica.
Completavano il cast Elsa Badero, Ninetta; Oreste Cosimo, Danieli; Jenis Ysmanov, Tebaldo; Costantino Finucci, Tebaldo e Riccardo Gatto, Manfredo.
La direzione di Stefano Ranzani è stata pulita senza particolari picchi ma anche senza sfumature è buona prova è stata quella dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna che si è dimostrata molto equilibrata in tutti i suoi reparti, nonché del Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia preparato da Martino Faggiani.
Guido di Monforte MANSOO KIM
Il sire di Béthune ALESSANDRO BUSI
Il conte Vaudemont CRISTIAN SAITTA
Arrigo
Giovanni da Procida ROBERTO SCANDIUZZI
La duchessa Elena SOFIA SOLOVIY
Ninetta ELISA BARBERO
Danieli
Tebaldo JENISH YSMANOV
Roberto COSTANTINO FINUCCI
Manfredo RICCARDO GATTO
Direttore Stefano Ranzani
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia
Scene
Costumi Giusi Giustino
Luci
Coreografie Luisa Baldinetti, Cristina Banchetti, Davide Livermore
Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna
Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia
Coproduzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatri di Piacenza
Fondazione Teatro Comunale di Modena
Dall’allestimento del Teatro Regio di Torino, OLBE-ABAO Asociacion Bilbaina de Amigos de la Opera Bilbao, Teatro Nacional de Sao Carlos de Lisboa Reggio Emilia, 8 novembre 2013
Domenico Gatto