Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena 1 dicembre 2013
Melodramma in due atti di Gaetano Donizetti
Libretto di Jacopo Ferretti.
Revisione critica sull’autografo della Fondazione Donizetti a cura di Maria Chiara Bertieri
Nuova coproduzione Fondazione Donizetti di Bergamo, Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza,Teatro Sociale di Rovigo, Fondazione Teatro Alighieri di Ravenna
Il Teatro Comunale di Modena prosegue il suo impegno nel presentare opere mai messe in scena nella città emiliana e a diffondere aspetti meno conosciuti della storia del nostro melodramma che aiutino a formare un quadro d’insieme della produzione artistica di un compositore. Il Furioso all’isola di San Domingo è stato eseguito per la prima volta a Modena nell’edizione critica della Fondazione Donizetti di Bergamo. A dire il vero quest’opera di Donizetti manca dai cartelloni dei teatri di mezzo mondo da diversi anni, nonostante la musica molto interessante e il libretto molto piacevole e ironico. Rappresentata per la prima volta al Teatro Valle di Roma nel 1833, ottenne fin da subito un grande successo, grazie anche alla parte di Cardenio, primo grande ruolo di baritono della storia dell’opera, trattandosi anche di una delle pochissime opere che tratta la pazzia maschile, sia pure in chiave tragicomica. Un tempo popolare, Il Furioso all’isola di San Domingo è uscito di repertorio nella seconda metà dell’Ottocento, probabilmente perché troppo lontana dagli standard dell’epoca, nella sua eccentrica struttura drammaturgica. Traendo ispirazione dal Don Chisciotte di Cervantes, narra di Cardenio che vive sull’isola di Santo Domingo, impazzito perché la moglie Eleonora l’ha tradito. Un giorno di tempesta, Eleonora naufraga proprio su quell’isola, mentr’è alla ricerca disperata del marito. Incontra Cardenio che rinsavisce a tratti e le impone d’uccidersi con lui, per ottenere il perdono. Eleonora accetta e Cardenio l’abbraccia, ormai certo della sua sincerità , rinunciando al patto di morte. Singolare è la figura del servo negro Kaidamà, il ruolo veramente buffo dell’opera, su cui Cardenio sfoga le proprie delusioni amorose.
Questo originale e divertente allestimento è dovuto principalmente al Donizetti Festival di Bergamo, che ha affidato la regia all’abile Francesco Esposito, che si avvale del ritrovamento di un bozzetto scenico inedito di Emanuele Luzzati che il compianto illustratore e scenografo aveva ideato anni addietro, per un progetto operistico pensato proprio per l’isola dominicana e poi in seguito accantonato. La regia di Esposito ha insistito molto più sul lato comico della vicenda, trascurando quello drammatico, ma poco ci si accorge, tanto la regia è piacevolmente amalgamata e divertente, senza mai scadere nel grottesco o nell’avanspettacolo. Le scene riportano ad un ambiente da fiaba, coloratissime, piacevolissime. Le trovate sceniche risultano coinvolgenti e mai forzate, di un gusto raffinato d’altri tempi, in cui l’opera non scendeva mai nel volgare o nell’umorismo bieco. Piacevole e colorato il risultato, come i costumi di Santuzza Calì. Bellissimo l’effetto tempesta che porta sull’isola Eleonora: le onde che si moltiplicano sullo sfondo sembrano uscite da un cartone animato. Decisamente positivo l’esito finale.
Molto valida la direzione del maestro Giuseppe Di Stefano, alla guida Orchestra del Bergamo Musica Festival. Di Stefano è riuscito a creare la giusta atmosfera musicale, con una guida sicura e mai oppressiva, ma briosa senza eccessi, cogliendo la giusta contrapposizione tra comico e drammatico. Alcune discontinuità scusabili.
Buono il cast, formato da voci che hanno saputo dar vita a situazioni sceniche divertenti e gustose, con abilità attoriali e canore.
Simone Alberghini, ben calato nel ruolo di Cardenio, è parso molto credibile. Il baritono ha saputo rendere un protagonista melanconico e patetico; buona la vocalità, buono il timbro, buono il canto, buoni gli acuti. Le doti di attore suppliscono, a volte, qualche carenza nell’emissione.
Paola Cigna ha rivestito il ruolo di Eleonora. La voce di soprano leggero, corretta e raffinata, forse non è proprio adatta al ruolo. Ha mantenuto per tutta l’opera una giusta vocalità, con acuti sufficienti, mostrando però alcuni momenti di incertezza. Buona la parte scenica.
Francesco Marsiglia in Fernando è un tenore leggero, la cui voce è ben educata e con una emissione equilibrata e acuti precisi. Riesce nel ruolo, a parte un inciampo, anche se sembra – a volte – mancare di quella sicurezza necessaria al personaggio.
Filippo Morace ha il compito di portare in scena il negro Kaidamà, il personaggio propriamente buffo di quest’opera. Ha creato un personaggio divertente, equilibrato, in cui il canto è funzionale al personaggio.
Leonardo Galeazzi in Bartolomeo, dal timbro chiaro e piacevole, ha dato un’ottima prova; così pure Marianna Vinci in Marcella, spigliata, e disinvolta con voce chiara e rotonda.
Molto buona la prova del Coro del Bergamo Musica Festival, diretto dal maestro Fabio Tartari; coro che si è cimentato in una prova non solo vocale ma anche scenica di notevole effetto comico.
Un pubblico non folto, ma attento e divertito, ha accolto lo spettacolo con enorme favore, tributando meritati applausi a cantanti, direttore e regia.
Cardenio Simone Alberghini
Eleonora Paola Cigna
Fernando Francesco Marsiglia
Bartolomeo Leonardo Galeazzi
Marcella Marianna Vinci
Kaidamà Filippo Morace
Direttore Giovanni Di Stefano
Regia Francesco Esposito
Coreografa Maria Cerveira
Scene Michele Olcese
da un progetto inedito di Emanuele Luzzati
Tempesta animata Luigi Berio
Costumi Santuzza Calì
Luci Bruno Ciulli
Maestro del coro Fabio Tartari
Orchestra e Coro del Bergamo Musica Festival
Mirko Bertolini