Il segreto di Susanna, su libretto di Enrico Golisciani, Wof Ferrari lo compose per gli allievi del Liceo Musicale di Venezia, ma debutta a Monaco di Baviera nel 1909. La prima italiana la dirige Riccardo Dellera al Teatro Costanzi di Roma nel 1911, Arturo Toscanini la propone poi al Dal Verme di Milano nel 1918. Nel 1920 l’opera debutta al Teatro Regio di Torino, con la diciassettenne Toti Dal Monte come protagonista ed a dirigere Héctor Panizza.
L’opera comique torna ora al Regio di Torino con la brillante, movimentata ed accurata regia di Ludovic Lagarde.
L’intermezzo è musicalmente di rilievo fin dal la brillante sinfonia iniziale, sovente eseguita in programmi concertistici, ed addirittura incisa da direttori come Victor de Sabata e Gianandrea Noseda. La struttura dell’opera è decisamente ispirata alla Serva Padrona di Pergolesi:un baritono, un soprano ed un servo muto! Le citazioni musicali sono evidenti: Mozart, Rossini, Verdi ed anche Debussy.
Dopo essersi affermato nel ruolo del Conte Gil con enorme successo a Parigi, Lussemburgo e Liegi, il baritono Vittorio Prato propone il ruolo anche sul palcoscenico del Teatro Regio di Torino: espone qui un timbro ed una eleganza in scena (grazie anche alla sua fisicità) davvero non comuni, con un bel colore e tono potente e rilevante, vocalità pulita.
Sul podio Diego Matheuz si presenta a Torino quale giovane, attento e preciso direttore che coinvolge buca e palco con maestria e tecnica. Ha un gesto molto chiaro e punta alla qualità con attenzione e rigore.
Davvero simpatica la scenografia contemporanea di Antoine Vasseur che ospita tutta la vicenda in salotto; la scenografia girevole diverrà poi l’appartamento della donna appesa al filo del telefono, arricchita dai video che sottolineano la disperazione dell’abbandono, curati da Lidwine Prolonge; Le luci di grande effetto e davvero ben utilizzate secondo il disegno di Sébastien Michaud lasciano il bianco dominante per per la disperazione della Voix Humaine, mentre si colora con variazioni moderne per il divertente Segreto: il fumo di Susanna! I costumi di Fanny Brouste sono pertinenti ed azzeccati: divertenti nel segreto ed eleganti poi in la Voix. Anna Caterina Antonacci qui è divertente espansiva con timbricità ed interpretazione di rilievo. Interessante anche il servo muto Bruno Danioux. i della sua generazione.
Negli anni in cui Francis Poulenc compose l’opera su testi di Cocteau, non esistevano i cellulari, tutti gli apparecchi elettronici da cui siamo schiavizzati nei nostri giorni e quindi non esistevano neppure le molteplici suonerie cui ci siamo assuefatti. Il telefono era un apparecchio fisso, esclusivamente con il filo, la linea poteva cadere, c’erano le centraliniste. Il genio di Jean Cocteau diede vita a una pièce teatrale che vedeva in scena una donna sola, che al telefono cercava di intrattenere l’amante che l’aveva abbandonata, raccontando bugie e professando continuamente il suo amore.
La donna al telefono, sul palcoscenico del Regio di Torino è la versatile Anna Caterina Antonacci ; poliedrica vocalmente può attraversare diversi repertori dall’opera barocca fino a Britten ed ai giorni nostri protagonista delle opere di Marco Tutino. Collabora da tempo con Federico Ferri e l’Acccademia degli Astrusi.
In la Voix Humaine traspare quanto la drammaturgia sia importante per l’Antonacci che l’accompagna nelle recite e la coadiuva nell’espressione dei bei toni morbidi o acuti fino allo squillare, che inevitabilmente la porta ad essere acclamata. L’interpretazione attoriale è fantastica, sapendo muoversi con naturalezza assoluta tra una stanza e l’altra, dando davvero l’illusione che è sola..senza pubblico, senza nessuno: ha creato una bolla temporale in cui il resto era escluso. In questa bolla solo l’eccellenza della sua voce chiara, lineare ricca di colori ed emozioni.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone