
1- Grande successo per il ruolo che ha dovuto affrontare al Teatro Petruzzelli di Bari a febbraio. Ci racconti il suo punto di vista di questa importante esperienza.
Un ruolo come questo è sempre una grande emozione per un cantante. Zaccaria, in particolare, così impegnativo dal punto di vista tecnico, dà modo di mettersi alla prova. Per poterlo affrontare e trasmettere emozioni al pubblico devi essere padrone di te stesso e del tuo strumento. Lavorare al teatro Petruzzelli è stata un’esperienza positiva e il clima di affiatamento che si è instaurato anche con i colleghi ha favorito la buona riuscita delle recite.
2- Lavora per molti Enti lirici e la seguiamo molto da vicino; vorremmo sapere quanto è importante la preparazione per un’artista come lei che calca palchi importanti e cosa fa per prepararsi al meglio?
Come in tutti i lavori, la preparazione è fondamentale. Nel nostro lavoro si tratta di uno studio costante, sia da punto di vista fisico e tecnico (ogni suono va provato e calibrato per poi essere ulteriormente affinato nell’acustica del teatro), sia da quello interpretativo per poter entrare nel personaggio. Io, quindi continuo a studiare regolarmente, sia da solo che con un maestro di canto o con un maestro accompagnatore.
3- Ha un’esperienza importante che sicuramente nel tempo l’ha maturato come artista e l’ha portata in molti Teatri. Quale dei tanti le ha lasciato un ricordo indimenticabile?
Sinceramente è difficile a dirsi poiché ogni produzione diviene un piccolo mondo a sé. Di alcuni contesti rimante la sintonia con i colleghi, in altri casi si ama in modo particolare quella particolare regia o colore del suono orchestrale o del coro. Altre volte ci si affeziona alla città e alle piccole abitudini quotidiane, dal tragitto da e per il teatro, al camerino, alle splendide figure che troviamo dietro le quinte (sarti, truccatori, attrezzisti) Anche questo è il teatro, un mondo magico più da vivere che da raccontare. Quindi direi che ogni esperienza, a modo suo è indimenticabile.
4- Un personaggio in particolare che preferisce interpretare?
Mi piace molto cantare i ruoli verdiani e credo che Zaccaria sia un ruolo che mi sta molto bene. Ho cantato volentieri anche gli impegnativi quattro demoni dei Racconti di Hoffmann. Siccome possiedo anche una vena comica, mi diverto ad interpretare anche ruoli buffi come Mustafà e Basilio.
5- Poco prima di salire sul palco ha dei riti scaramantici?
No, non sono assolutamente superstizioso, ma cerco, piuttosto, di concentrarmi su quello che devo fare.
6- Abramo Rosalen è innanzitutto una persona, non solo un artista; quando non canta a cosa si dedica?
Non ho hobbies particolari e, quando non lavoro o non sono impegnato a preparare nuovi ruoli, amo stare in famiglia o con gli amici. Quando sono a casa continuo anche con il mio incarico di organista e direttore di coro, attività che svolgo nel mio paese dall’età di quattordici anni. Mi piace molto passeggiare all’aria aperta e andare in bicicletta. Un’altra attività che mi rilassa molto, quando è il periodo, è quella di allestire il presepio, che curo nei dettagli costruendomi tutto da solo. E’, in fondo, un po’ come fare, in piccolo, lo scenografo.
8- Quale consiglio vuole dare ai giovani che desiderano intraprendere una carriera artistica in questo settore?
Non ci sono formule magiche, ma bisogna studiare molto. La natura fa il suo, ma solo con quella non si va da nessuna parte. Poi…ci vuole anche molta fortuna.
9- Ringraziamenti speciali…
Ringrazio senz’altro prima di tutto mia moglie che mi sostiene e mi incoraggia, tutti gli insegnanti che hanno contribuito alla mia formazione e la mia agente che crede in me. Non posso, inoltre, dimenticare il pubblico, che mi segue con affetto: penso, in modo particolare ad alcuni circoli lirici molto calorosi, come quello di Carrara.
Francesco Fornarelli