Il Teatro Olimpico è una delle meraviglie mondiali, patrimonio dell’Umanità e dell’Unesco. Uno spettacolo nello spettacolo, il gioiello costruito da Andrea Palladio e inaugurato nel marzo 1585 con la Tragedia ‘Edipo Re’ di Sofocle e con i Cori di Andrea Gabrieli. Le scene fisse sono di Vincenzo Scamozzi, le uniche strutture lignee di epoca rinascimentale giunte fino a noi in ottimo stato di conservazione.
Esibirsi in questo Teatro unico al mondo è una sensazione meravigliosa ed esaltante che ti proietta in un’altra dimensione, a contatto diretto con i capolavori artistici e musicali del passato. Suonare e cantare al Teatro Olimpico è come immergersi nel fuoco sacro dell’Arte e il cantante Andrea Castello di quest’Arte è diventato negli anni paladino e strenuo sostenitore.
Castello, il baritono di Rottanova di Cavarzere, il paese natio del grande direttore d’orchestra Tullio Serafin (il mentore di una giovanissima Callas, che allora si faceva ancora chiamare Kallas) è stato il protagonista di un recital denominato ‘ROMANTICO’ e questo sentimento ha contraddistinto la serata. Accompagnato da uno dei migliori pianisti liederistici presenti in attività, Norman Shetler, sangue austriaco in un mix internazionale ed americano, il cantante veneto ha regalato una performance di estrema raffinatezza condita da una maestria in grande stile nel porgere una variegata proposta di Lieder di Franz Schubert e di Robert Schumann. La Bella Italia è patria di cabalette, ariosi e concertati, del Belcanto di Donizetti, Bellini e della ‘Pira’ e di … “una donna che è sempre mobile.., qual piuma al vento”. Sono pochi i cantanti italiani che scelgono un repertorio liederistico tedesco, che si confrontano con il gusto della declamazione, con il respiro della parola, con l’intensità di un fraseggio che si fa animato o che scompare dietro alle mezze tinte di un bacio rubato, di un sussurro strappato, di una dichiarazione d’amore senza riserve. Anche perché sono poche le voci italiane che modulano con calore, che si fanno piene con degli armonici bene calibrati, che arrotondano le vocali e che accompagnano la frase con una dizione pulita e con un sentimento equilibrato, sentito e armonioso. Andrea Castello ha una voce calda e duttile, che ha saputo modulare con sentimento romantico in una serata di grande poesia e di emozioni fortissime. Ad iniziare dal Lied di Schubert ‘An die Musik’, il manifesto di ogni artista. “Arte incantevole, in quante grigie ore, quando il male di vivere mi prendeva d’assalto, mi hai acceso l’animo con il tuo amore, rapendomi in estasi verso un mondo più alto! Spesso un sospiro della tua magica arpa, l’eco delicata di un accordo celeste mi ha schiuso il cielo di un tempo migliore. Arte incantevole, ti sono grato per questo!”
Una collana di perle ‘Litanei’, ‘Der Tod und das Madchen’, ‘Der Muller und der Bach’, ‘Nach und Traume’, ‘ Nachtstuck’, ‘Standchen’ e da Schubert a Robert Schumann ancora più evidente l’intensità con un sunto dai ‘DichterLiebe’: ‘Im wunderschonen Monat Mai’ . ‘Die Rose, die Lilie, die Taube, die Sonne’, ‘Ich will meine Seele tauchen’, ‘I Rhein im heiligen Strome’, ‘Ich grolle nicht’…
Castello ha dimostrato di avere raggiunto un ragguardevole livello di preparazione e affinando ancora certe particolarità della sua vocalità non avrà più alcun timore, mantenendo il controllo totale su tutta l’estensione della sua gamma.
Grandissimo anche Norman Shetler che ha scelto gli stessi autori, anche in versione solistica, regalando meraviglie con i Moments Musicaux D.780 di Franz Schubert e Kinderszenen op. 15 di Robert Schumann.
Un duo di grande classe e che ha portato a Vicenza un tocco di internazionalità cameristica e vocale. Applausi, applausi, applausi. Meritatissimi.
Eva Purelli