Opera di Firenze, 17 luglio 2014
La stagione estiva del Maggio Musicale Fiorentino, ora definitivamente nel nuovo, moderno e funzionale Teatro dell’Opera, ha riproposto un suo vecchio allestimento, risalente al 1994 e ripreso diverse volte, del Barbiere di Siviglia di Rossini con la regia di José Carlos Plaza.
Un Barbiere fin troppo conosciuto dal pubblico fiorentino (ben sei riprese in vent’anni) che però attira ancora molto pubblico, come hanno dimostrato le attuali serate.
Sicuramente il motivo di questo successo sono le scene e i costumi coloratissimi di Sigfrido Martín-Begué e la frizzante regia di José Carlos Plaza. Una Spagna surreale, che ricorda da vicino Alice nel paese delle meraviglie, è quella che si vede rappresentata sul palcoscenico.
In un grande aranceto situato in una Siviglia coloratissima e onirica con prospettive deformate in siparietti e quinte naif che si susseguono in un clima festoso e bizzarro, ricco di un frenetico andirivieni di comparse avviene l’azione, in un mondo policromo quasi da cartone animato. Tutto ha i tratti dell’ingenuità e del infantilità, a partire dalle scene dipinte: la stanza di Rosina con un gigantesco vaso di rose sul davanzale, la cantina di Bartolo con le enormi botti, corridoi confusi, la bottega di Figaro che ha l’insegna “Pomata fina” sopra la porta e le cinque parrucche nella vetrina. Un fiume in lontananza attraversa la città con piccole navi che si muovono come in un mondo di marionette, mentre Figaro arriva su una bicicletta in un marchingegno che permette di far scorrere immagini di questa città da libro per bambini. Il temporale è annunciato da una velario a rete pieno di goccioloni gonfi di pioggia e, mentre l’orchestra ricorda la aria di tempesta, le arance del giardino si illuminano al ritmo dei tuoni. Il tutto ha sapore di infanzia: è il mondo infantile di Rosina, una bambina cresciuta che osserva ciò che la circonda e la travolge. Completano questa scenografia i fantasiosi costumi, correttamente calati nel contesto storico, con una bizzarra policromia, che danno il loro felice contributo nel dare alla vicenda un’atmosfera di gradevole follia.
La regia di Plaza è un tutt’uno con scene e costumi in un crescendo di verve e situazioni che suscitano una spontanea ilarità, senza scontate mossettine da avanspettacolo. Una ripresa che avrebbe risaltato ancora di più con un cast più omogeneo e motivato, che senza dubbio ha contribuito non poco a dare allo spettacolo un’idea stantia e a volte pesante, ma non solo, troppo caotica e lasciata al libero arbitrio degli artisti.
La direzione del maestro Fabrizio Maria Carminati, alla guida dell’Orchestra del Maggio, è stata quanto mai frettolosa, con tempi serrati ed imprecisi che hanno contribuito a rendere complessivamente lo spettacolo noioso; non sempre i tempi sbrigativi sono sinonimi di brio e questa serata ne è stata l’esempio.
Un cast che, eccetto pochi casi, è stato deludente.
Filippo Adami ha creato un Conte d’Almaviva vivace e credibile scenicamente, soprattutto nelle trovate sceniche e nei travestimenti, ma inadatto vocalmente. Voce squillante, un po’ acida, fuori controllo. Fin dall’inizio, con l’aria Ecco ridente in cielo, ha dato l’idea di non reggere bene la parte. Nonostante il leggero miglioramento successivo è stato deludente.
Sumi Jo, in Rosina, nonostante il curriculum ottimo alle spalle, si è dimostrata anch’essa fuori parte. La presenza scenica e la simpatia potrebbero compensare la voce piccola non immediata e un po’ logora, ma certe trovate canore lasciano veramente delusi.
Marco Cassi è stato un Figaro evanescente, poco incisivo. Bella voce ma deve gestirla meglio, nelle arie troppi suoni aperti e acuti non sempre a tiro.
Paolo Bordogna in Don Bartolo, è stato la salvezza dello spettacolo, tanto che sembrava lui il vero protagonista, vuoi per le scelte registiche, vuoi per le capacità attoriali, vuoi per le ottime capacità canore, vuoi perché sa essere un grande Don Bartolo… Ha dimostrato una tecnica sicura, un ottimo parlato cantato, una voce a posto! Scenicamente ineccepibile e divertente.
Ugo Guagliardo è un Don Basilio scenicamente calato nella parte con voce discreta, anche se la sua Calunnia non attecchisce. Stesso discorso per la Berta di Katarzina Medlarska: scenicamente molto presente, ma abbastanza evanescente vocalmente.
Validi il Fiorello di Salvatore Grigoli, e l’ufficiale di Saverio Bambi.
Buona e breve la parte del coro del Maggio Musicale preparato dal maestro Lorenzo Fratini.
Il prezzo politico del biglietto e il titolo allettante hanno riempito il nuovo Teatro dell’Opera di Firenze, gremito di un pubblico eterogeneo e senza dubbio non abitué delle stagioni liriche, che ha apprezzato tutto e applaudito tutti i cantanti, specialmente – e direi meritatamente – Bordogna.
Il Conte d’Almaviva Filippo Adami
Don Bartolo Paolo Bordogna
Rosina Sumi Jo
Figaro Mario Cassi
Don Basilio Ugo Guagliardo
Fiorello Salvatore Grigoli
Berta Katarzina Medlarska
Un ufficiale Saverio Bambi
Direttore Fabrizio Maria Carminati
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Regia José Carlos Plaza
Scene e costumi Sigfrido Martín-Begué
Luci Fiammetta Baldiserri
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Mirko Bertolini