L’amour des Trois Oranges. Prokofiev. Firenze

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Opera di Firenze. Festival del Maggio Musicale Fiorentino 2014, 5 giugno 2014

L’amour des Trois Oranges 

Opera in un prologo e quattro atti op. 33
Musica e libretto di Sergej Sergeevič Prokofiev

Il 77° Festival del Maggio Musicale Fiorentino assume una valenza storica, infatti proprio con L’amour des Trois Oranges, opera in un prologo e quattro atti  di Sergej Sergeevič Prokof’ev, si chiude il sipario definitivamente sul Teatro Comunale di Firenze, che verrà sostituito dall’anno prossimo dal nuovissimo e avveniristico Teatro dell’Opera.

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L’Amore delle tre melarance, terza opera teatrale di Sergej Prokofiev, debuttò a Chicago, il 30 dicembre 1921. Prokof’ev, allora trentenne, si trovava in America da poco più di tre anni, da quando cioè aveva preso la decisione di lasciare temporaneamente la patria per viaggiare e cercare fortuna, sia come pianista sia come compositore anche all’estero, nonostante in patria fosse già affermato nella carriera.            Questa opera prende spunto dalla omonima fiaba di Carlo Gozzi che era giunta a Prokof’ev attraverso l’essenziale mediazione del drammaturgo e regista d’avanguardia Vsevolod Mejerchol’d: il teatro fantastico di Gozzi assumeva il valore della rivolta antinaturalista libera da ogni costrizione, come dimostrano molte produzioni dell’epoca. L’opera è tutta un susseguirsi di irriverenti e irrealistiche osservazioni sulla realtà, armonizzandosi in uno stile circense proprio dell’avanguardia russa degli anni venti del secolo scorso; non solo, in questa opera compare una vera caricatura delle convenzioni del melodramma ottocentesco.           Prokof’ev iniziò a scrivere il testo in russo, ma successivamente decise di tradurlo in francese per aprirsi ad una visione più mondiale del sentire il teatro. La storia, che riprende pari pari la fiaba di Gozzi, è quella di un principe triste e ipocondriaco che potrà guarire solo se qualcuno riuscirà a farlo ridere. Il principe ritroverà il sorriso grazie alla caduta della Fata Morgana, che però lo maledirà. Da quel momento egli potrà ritrovare la pace solo liberando le tre melarance dalla maga Creonta. Alla fine proprio da una di queste melarance viene fuori la principessa Ninetta con la quale si unisce in matrimonio. Una storia complicata, che rispecchia alla perfezione l’ironia tagliente e disincantata del testo di Gozzi-Mejerchol’d, rappresentando una sintesi ideale tra opera e danza, come in un balletto infatti la voce assolve infatti a un compito di evocazione timbrica e decorativa che lascia il passo alla potenza gestuale dell’orchestra, al suo vibrante impeto ritmico.

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Il Maggio Musicale ha affidato la regia al giovane italo sudafricano Alessandro Talevi che ha saputo dare una lettura fresca, briosa e giovanile all’opera. Fin da subito è evidente che il regista ha idee da vendere e che le ha dosate con gusto e sapienza.    Trovando un parallelismo fra il viaggio del Principe alla ricerca delle tre melarance e la fuga del compositore verso l’Europa e gli Stati Uniti alla scoperta di un mondo, per lui, esotico e misterioso, Talevi sceglie di ambientare l’opera al tempo di Prokofiev utilizzando  un apparato scenico proprio dell’epoca; non solo, ma inserisce, in modo decisamente comico, gli Spettatori (cioè il coro) in scene della storia contemporanea: la rivoluzione russa, l’indipendenza serba, le suffragette … creando un clima che non può strappare a più riprese il riso. Talevi riesce poi a gestire i singoli e le masse in modo efficace e con piena padronanza della scena, riuscendo a carpire l’enfatizzazione e il grottesco che Prokof’ev fa della fiaba di Gozzi e riuscendo ad inserire nella sua regia elementi di una teatralità surreale e fantastica che ricorda quasi Le avventure straordinarissime di Saturnino Farandola. Altro merito di Talevi è di aver saputo con grande saggezza non deragliare mai nella farsa scontata per strappare il riso, ma tutto avviene con naturalezza e semplicità. Eleganti e funzionali le scene di Justin Arienti: colloca al centro della scena un piccolo palcoscenico di dimensioni ridotte, dipinto da Daniele Leone ed ornato con riproduzioni di antiche stampe di animali e di maschere della commedia e della tragedia, lasciando intravedere la cornice del retro palco priva delle quinte per tutta la durata dello spettacolo per poi mettere a nudo l’intero backstage sul finale dell’opera, il tutto sottolineato e avvolto dalle belle luci di Giuseppe Calabrò. Moltissime le trovate registiche che completano questo gioco del teatro nel teatro e la caratterizzazione particolare di personaggi che si rendono godibili, grazie anche ai bei costumi di Manuel Pedretti, che mantengono quel clima di realtà fantastica dell’opera e della regia di Talevi.     

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Ottimo connubio poi tra la regia e la direzione del giovane maestro Juraj Valčuha che, pur perfettibile, si è dimostrato un buon interprete del primo novecento. È riuscito ampiamente a guidare l’Orchestra del Maggio nelle difficoltà della partitura con gesto energico e tagliente. La sua lettura rispecchia decisamente il mondo surreale voluto da Prokof’ev, rendendo veramente protagonista l’Orchestra, operando un buon equilibrio tra le parti e una decisa omogeneità.

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Numeroso il cast, che risulta non solo omogeneo, ma di buon livello vocale e soprattutto scenico.

Nel ruolo del Principe Jonathan Boyde, che riesce a superare gli scogli della partitura con grande maestria: ottimo nella parte scenica, per il ruolo dominante dell’opera.

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La disinvolta Anna Shafajinskaia è una maliarda Fata Morgana, più vicina ad una Carmen Miranda che ad una vecchia megera; voce un po’ provata, ma pienamente nel personaggio, come pure il suo antagonista, il Mago Tchèlio, un dignitoso Roberto Abbondanza.

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Un re di Trèfles che ricorda un vecchio Francesco Giuseppe, impersonato da Jean Teitgen, con voce piena e sicura.         

Giulia Gertseva nella crudele Principessa Clarice, con voce elegante, è stata ben sostenuta dall’amante Leandro impersonato dal bravo Davide Damiani.

Esilaranti i ruoli comici, realizzati da Leonardo Galeazzi in un Pantalone dalla bella voce rotonda e piena, ma soprattutto da un funambolico Truffaldino  impersonato da Loïx Felix, che alla bella voce ha saputi unire una non comune agilità ginnica, oltre ad una verve comica eccezionale. Ricordiamo anche l’applauditissimo Kristinn Sigmundsson nel ruolo en travesti della Cuoca.

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Brava anche Larissa Schmidt nella vivace serva Smeraldina.

Ricordiamo infine tutti gli altri comprimari: Ramaz Chikviladze in Farfarello. Il trio delle “melarance” Martina Belli (Linette), Antoinette Dennefeld (Nicolette) e Diletta Rizzo Marin (Ninette), così come Andrea Giovannini (Il Maestro delle Cerimonie), Karl Huml (Le Héraut), mentre i dieci Ridicules sono stati interpretati da un gruppo di sette allievi del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze (Artem Terasenko, Yerzham Tazhimbetov, Edoardo Ballerini, Sung-Cehn Kang,Silvano Bocciai, Lukas Zeman, Dielli Hoxha) che affiancano i professionisti Alessandro Calamai, Saverio Bambi e Dario Shikhmiri.

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Preciso e dinamico il Coro del Maggio preparato da Lorenzo Fratini.

Un Teatro Comunale con qualche posto vuoto, con un pubblico divertito ed entusiasta, che ha tributato ad ogni cantante il suo meritato plauso, dimostrando un vero successo per un’opera che è stata rappresentata solo due volte sul palcoscenico fiorentino, dalla sua composizione.  Con questa Amour des trois oranges si chiude un’epoca, anzi un secolo per aprirsi un nuovo panorama nel nuovo Teatro dell’Opera.

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Le Roi de Trèfles                             Jean Teitgen
Le Prince                                          Jonathan Boyde
La Princesse Clarice                      Julia Gertseva
Léandre                                            Davide Damiani
Trouffaldino                                    Loïx Felix
Pantalon                                           Leonardo Galeazzi
Le Magicien Tchélio                       Roberto Abbondanza
Fata Morgana                                 Anna Shafajinskaia
Linette                                               Martina Belli
Nicolette                                           Antoinette Dennefeld
Ninette                                              Diletta Rizzo Marin
La Cuisinière                                   Kristinn Sigmundsson
Farfarello                                        Ramaz Chikviladze
Sméraldine                                       Larissa Schmidt
Le Maître De Cérémonies              Andrea Giovannini
L’héraut                                           Karl Huml
Les Ridicules                                   Dario Shikhmiri, Saverio Bambi, Alessandro Calamai, Artem Terasenko, YerzhanTazhimbetov, Edoardo Ballerini, Sung-Cehn Kang, Silvano Bocciai, Lukas Zeman, Dielli Hoxha.

Direttore d’orchestra                      Juraj Valčuha
Maestro del coro                             Lorenzo Fratini
Regia                                                 Alessandro Talevi
Scene                                                Justin Arienti
Costumi                                            Manuel Pedretti
Luci                                                   Giuseppe Calabrò

 

Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Nuova produzione del Teatro del Maggio Fiorentino

 

Mirko Bertolini