20 luglio 2014
Torna al San Carlo il popolare capolavoro pucciniano, con Pippo Delbono di nuovo alla regia, che dopo la prova della Cavalleria, è alle prese con una delle opere più famose di sempre. Lo spettacolo ha inaugurato la Prima Edizione del San Carlo Opera Festival, una rassegna estiva che rappresenta una bella novità per gli appassionati napoletani.
Questa messinscena del capolavoro di Puccini è stata realizzata nell’identica scenografia monocroma della Cavalleria rusticana, con solo una differenza nel colore: rosso per Cavalleria, bianco per Butterfly.
Per quest’ultima, però, la scena aveva una resa più che tradizionale: il disperata amore di Cio-Cio San per Pinkerton, l’ufficiale della marina degli Stati Uniti che inganna senza scrupoli la piccola geisha, viene affidata ad un palcoscenico che, pur disadorno, evoca finemente un paesaggio giapponese. L’austera ed essenziale scenografia di Sergio Tramonti conserva tutto la malinconia e il fascino dell’Oriente.
Anche i costumi di Giusi Giustino sono semplici: l’eroina è vestita tutta di bianco nel primo atto, quando si sposa e a cuor leggero accetta di essere ripudiata dalla sua famiglia a causa del suo amore per Pinkerton. Nel secondo atto, il suo vestito è rosso, quando incessantemente si alternano l’angoscia e la speranza per il ritorno a casa del marito. Infine, il terzo atto è affrontato da una donna in un funereo costume nero, che prefigura l’epilogo tragico.
Il teatro era pieno, l’applauso era assordante, e ancora perplessità rimane per questa produzione e il suo direttore, che sembrava sottovalutare il valore dell’opera, con la banalità di idee come una pioggia di petali rossi. Per di più, c’è la continua presenza di Delbono sul palco, insieme con il suo doppio, il piccolo attore sordomuto Bobò che è sempre presente negli spettacoli del regista: entrambi sono al centro del palco e nel fuoco dell’azione, Delbono che si muove con rabbia come una tigre in una gabbia, Bobò che tiene la mano del figlio di Butterfly, o semplicemente sta lì, immobile.
Il regista riduce al minimo i movimenti dei cantanti e del coro, per esaltare le proprie insensate scorribande. I suoi interventi narcisistici, cercando di mantenere l’attenzione su se stesso e sul suo onnipresente doppio, il sordomuto Bobò, hanno il risultato di distrarre la nostra attenzione dai veri protagonisti. Si poteva quasi sentirlo mormorare tra sé: «Madama Butterfly, c’est moi».
Nel suo delirio di onnipotenza, Delbono si è anche presentato inopinatamente nel parterre prima di ogni atto, per raccontare fatti privati che, sebbene tragici, non erano di nessun interesse per il pubblico o declamare “Questo amore” una poesia di J. Prévert, che fu tanto cara ai ginnasiali che avevano una cotta un paio di generazioni fa.
Per quanto riguarda il cast di cantanti, il soprano Raffaella Angeletti ha ritratto la piccola Cio-Cio-San con tecnica impeccabile, equilibrio ed espressività. La Angeletti è ormai una veterana nel ruolo, essendo la Butterfly più acclamata degli ultimi dieci anni.
Il Pinkerton di Vincenzo Costanzo è stato encomiabile. Nato nel 1991, si è formato nel coro del Teatro di San Carlo e negli ultimi tre anni è stato impegnato in ruoli sempre più importanti. Nella parte dell’americano superficiale e un po’ gradasso è apparso sicuro di sé e con un timbro seducente e un fraseggio vivace.
Marco Caria ha un timbro baritonale elegante e ci ha consegnato una lettura lucida e incisiva di Sharpless. La Suzuki di Anna Pennisi è stata solida e matura, ben costruita nella tradizione del ruolo.
L’imperioso Bonzo è stato cantato dalla forte voce di basso-baritono di Abramo Rosalen. Andrea Giovannini ha cantato nel ruolo di Goro con grande intelligenza ed efficacia. Miriam Artiaco è stata una ben caratterizzata Kate Pinkerton, un ruolo che ha solo poche battute di canto, ma è drammaturgicamente fondamentale poiché è lei che indirizza, anche se involontariamente, la sposa giapponese verso il tragico epilogo.
L’orchestra e il coro del San Carlo erano diretti da Nicola Luisotti, dopo il forfait di Tito Ceccherini. Luisotti ha disegnato un eccellente profilo dell’opera ed ha sapientemente diretto il composito spartito, costruito da Puccini con un varietà di stili e modelli. Il direttore ha esaltato i sapori orientali nelle combinazioni di suoni, e ha creato una Butterfly emozionante.
Una lode particolare va a un’orchestra di San Carlo che sta vivendo un momento favorevole, nonostante i pochissimi giorni che Luisotti ha dovuto fare le prove a causa della sostituzione improvvisa.
L’ottima prova del coro, preparato da Salvatore Caputo (in partenza per il Teatro dell’opera di Bordeaux), è stata anche favorita dalla musica di Puccini, il cui «Coro a bocca chiusa » è uno dei pezzi corali più amati di sempre.
Applausi per tutti (in particolare per Luisotti) e qualche fischio per Delbono, che si ostina a voler essere protagonista in scena, rubando spazio e valore ai cantanti.
Madama Butterfly (Cio-Cio-San) RAFFAELLA ANGELETTI
Suzuki ANNA PENNISI
Kate Pinkerton MIRIAM ARTIACO
F.B. Pinkerton VINCENZO COSTANZO
Sharpless MARCO CARIA
Goro ANDREA GIOVANNINI
Il Principe Yamadori NINO MENNELLA
Lo Zio Bonzo ABRAMO ROSALEN
Il Commissario Imperiale ALESSANDRO LERRO
L’Ufficiale del registro PAOLO MARZOLO
La Madre di Cio-Cio-San CLORINDA VARDACI
La Cugina GIUSEPPINA BENINCASA
Dolore GIORGIO MASTANTUONO, GABRIELE GRIECO
Direttore Nicola Luisotti
Maestro del Coro Salvatore Caputo
Regia e idea scenica di Pippo Delbono
a cura della Direzione degli Allestimenti Scenici del Teatro di San Carlo
Costumi Giusi Giustino
Luci Alessandro Carletti
Orchestra e coro del Teatro di San Carlo di Napoli
Lorenzo Fiorito