Mariella Devia. Recital. Genova

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Per la chiusura della stagione lirico- sinfonica 2013/2014 il Teatro Carlo Felice di Genova  ha invitato Mariella Devia per un  gran galà dedicato al “ belcanto” , insieme all’orchestra e al coro del Teatro diretti dal maestro Sebastiano Rolli. Il suo ritorno a meno di un anno di distanza dalla straordinaria interpretazione di Violetta su questo stesso palcoscenico, è significativo  di quanto il soprano ligure sia amata dal pubblico genovese – ma non solo – sempre pronto ed entusiasta a dimostrarle la sua gratitudine ed il suo  affetto. Era imprescindibile che anche in questa occasione la Devia  desse prova di tutta la sua intelligenza vocale ed interpretativa, confermando ancora una volta di essere tra le  ultime vere  grandi artiste “del canto”, senza pochi confronti. Anche a seguito del protrarsi di un’indisposizione, cosi come annunciato prima dell’inizio dello spettacolo, si è potuto infatti capire ulteriormente l’atteggiamento e il pensiero che la Devia ha verso il canto, l’arte e, più in generale, verso il modo di presentarsi al suo pubblico. 

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Dopo oltre quarant’anni di carriera, il bel canto  per lei, insieme a tutto ciò che esso fondamentalmente presuppone – tecnica, metodo, ma anche gusto, eleganza ed estetica – non ha più misteri.  Ragion per cui, anche in una situazione cosi cagionevole, forte del suo pragmatismo ben lontano da ogni tipo di artificio, manierismo e leziosità, ha potuto rispettare tutto il programma del concerto, che prevedeva importanti e significative arie del suo repertorio  di Giuseppe Verdi, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti , riuscendo a trasmettere emozioni rare. Di Gioacchino Rossini – altro autore di cui la Devia è stata interprete di riferimento di alcune opere –  è stata eseguita unicamente all’inizio del concerto la sinfonia dal Tancredi, grazie al quale il maestro Rolli, con la sua lettura perfetta per quanto concerne, colori, sfumature e totale aderenza al mondo rossiniano, ha fatto ricordare quante ricchezze ci sono in questa pagina così spesso sottovaluta. La Devia si è dunque presentata al pubblico con due arie tratte rispettivamente da i Vespri Siciliani e da i Lombardi alla prima crociata di Verdi e nell’affrontare di queste due opere i brani più schiettamente virtuosistici e legati al belcanto del primo Ottocento. – “Mercè dilette amiche” e  “Qual prodigio!..Non fu sogno” –  ha potuto esibire tutta la sua incisività nelle volate del celebre bolero e una grazia tutta sfolgorante nel canto a sbalzo della cabaletta seguente. 

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Il coro ha chiuso la sezione dedicata a Verdi con “O Signore dal tetto natio” sempre dai Lombardi alla prima crociata per poi fare da supporto alla Devia, nella grande scena finale dal Pirata di Vincenzo Bellini, che ha interpretato “Col sorriso d’innocenza… Oh, sole! Ti vela di tenebre oscure”.  Qui la sua voce, dal corpo adeguato alla caratura della parte, ha cantato sempre in maniera franca e limpida, eseguendo un recitativo molto approfondito e totalmente in sintonia con il fraseggio articolato del momento. Eccellente la saldezza nelle lunghe frasi legate del cantabile in cui, complice anche la scrittura vocale, è stato  restituito alla perfezione tutto il lirismo purissimo necessario, dando un esempio insuperato di cantabilità belliniana, che ha creato un’atmosfera di rarefatta delicatezza. E’ seguita una prova di autentico virtuosismo nelle agilità e negli acuti della cabaletta, tale da far scatenare l’esplosione della sala in un autentico trionfo. Ancora di Vincenzo Bellini è stata eseguita nella seconda parte del concerto la sinfonia della Norma e di seguito tutta la grande scena iniziale della protagonista. Se nella prima l’orchestra ha offerto la sua prova  indubbiamente più apprezzabile del concerto per il lavoro timbrico svolto sulle diverse sezioni dal Maestro Rolli, a cui contemporaneamente non ha fatto mancare un flusso di energica tensione, nella seconda  la Devia si è confermata interprete belliniana di riferimento. Anche in questo oneroso personaggio da poco debuttato, che riprenderà a Valencia nel Marzo del 2015,  ha confermato che nell’opera del compositore catanese la drammaturgia si realizza esclusivamente attraverso il fatto musicale. Da qui nasce la sua rilevante lettura, dove ha portato tutta la magistrale purezza di voce, che ben si addice a “ Casta Diva” , nonché  l’ eccellente souplesse richiesta nelle agilità di “Ah! bello a me ritorna”, straordinariamente variate come la prassi consente.

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Con la  preghiera della Maria Stuarda di Donizetti il soprano, il coro, l’ orchestra e il direttore, si sono congedati  dal pubblico genovese. Tra le regine donizettiane già  affrontata numerose volte e di cui è ormai tra le interprete di riferimento, la Devia anche questa volta ha ritrovato la sua espressività nella stessa perfezione della linea di canto sempre adamantina e paradisiaca. Nessun bis è stato concesso, ma richiesta a gran voce dal pubblico la Devia è tornata numerosissime volte sul palcoscenico per ricevere meritatamente gli applausi del suo pubblico.

Adalberto Ruggeri