Orfeo ed Euridice. Gluck. Firenze

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77° Maggio Musicale fiorentino

Teatro La Pergola di Firenze, 8 giugno 2014

Orfeo ed Euridice, Di Christoph Willibald Gluck

Azione teatrale per musica in tre atti su libretto di Ranieri de’ Calzabigi

 

Non poteva mancare un omaggio al grande Gluck per la conclusione di questo bel Maggio Fiorentino, proprio in occasione del terzo centenario della morte. L’occasione è stata data da un nuovo allestimento dell’Orfeo ed Euridice nel perfetto connubio tra il maestro Federico Maria Sardelli e il regista italo tedesco Denis Krief. Opera che mancava da Firenze dal 2007, con una memorabile direzione del maestro Muti al Teatro Comunale.

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Una tra le opere più rappresentate, Orfeo ed Euridice segna la svolta per una revisione e semplificazione dell’opera seria italiana nel segno di una sua maggiore coerenza sia nella drammaturgia che in un nuovo stile musicale lontano dagli eccessi vocali dell’epoca. Rappresentata per la prima volta a Vienna nel 1762, aprì la strada anche a numerose versioni della stessa, avendo il merito di essere l’unica opera dell’epoca – escluso Mozart – a rimanere in repertorio. Molte novità sorreggono quest’esile trama che ha solo tre personaggi ma che si avvale della presenza del coro che commenta e sorregge l’azione.

L’approccio di Krief alla messinscena è di tipo strutturalista, quindi procede per simboli più che per definizioni nette. La scenografia non ha dunque un valore illustrativo poiché per il regista la musica è qualcosa di astratto e interrompere questa astrazione è un errore. Krief si concentra sulla figura di Orfeo, della sua elaborazione del lutto e sul suo dolore che non riesce a trovare pace. Orfeo vive in prima persona l’inferno che dovrebbe cercare, la sua è più una ricerca di una ragione di vivere che della amata in un inferno materiale. L’ambientazione è ovviamente contemporanea, con la scena ridotta all’essenziale e fortemente prospettica, perché, spiega il regista, la prospettiva fu una delle grandi rivoluzioni dell’arte rinascimentale e Orfeo, nella sua visione, è il simbolo del più elevato studio che l’uomo fa di se stesso e della sua centralità, grande e modernissimo lascito del Rinascimento. L’ambiente è assolutamente vuoto, chiuso quasi claustrofobico, nel segno del dolore umano che attanaglia Orfeo. Il tunnel è quello che conduce all’ignoto o all’inferno… o in un’al di là misterioso, ma che si apre quando giunge nel Regno delle anime beate, nella felicità, nei Campi Elisi. L’effetto è convincente e rende molto bene la psicologia del personaggio. Purtroppo la tensione caratterizzata nei primi due atti, viene meno nel terzo, con la presenza di Euridice. Spettacolo elegante e intenso, che riesce ad amalgamarsi con la struttura musicale e con una contemporaneità che non stona nel complesso e riesce a immergere lo spettatore nel dramma del protagonista. Anche il coro, da Krief, viene utilizzato in modo equilibrato e partecipato, una presenza che si rivela per il protagonista particolarmente pressante nel primo atto e nel secondo adeguato alla presenza delle Furie e degli Spettri. Ci si è chiesto come mai i bei costumi settecenteschi vengano utilizzati solo per i tre minuti del coro finale… non è forse un’inutile spreco?

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L’impostazione musicale affidata al maestro Sardelli è ineccepibile. Dire Sardelli è dire Vivaldi e fa molto piacere vedere come il maestro livornese è veramente poliedrico in tutto il repertorio del settecento. La sua personalità riesce perfettamente a produrre un Orfeo ed Euridice che si rifà alla perfezione a quello scritto da Gluck, in una visione perfettamente filologica che, al giorno d’oggi, quasi solo il maestro Sardelli può fare. Il maestro, in perfetta sintonia con l’Orchestra del Maggio, mette in scena la versione originale, proprio quella del 1762, senza nessuna delle modifiche successive. Riesce a mantenere tempi piuttosto mossi, sfumature perfette e una direzione viva.

Brave le tre protagoniste della serata.

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Anna Bonitatibus ha sostituito la già annunciata Ann Hallenberg nel ruolo di Orfeo.  Brava, nella parte, anche se il ruolo vocale le è un po’ estraneo. Il bel colore timbrico, la grande presenza scenica suppliscono le lievi mancanze.

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Hèlene Guilmette in una giunonica Euridice, dalle squisite fattezze, ha dato prova di avere una voce chiara e sonora.

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Silvia Frigato ha dato vita a un Amore giovane e sbarazzino, dalla bella voce e dalla freschezza scenica.

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Molto valido il coro del Maggio preparato dal maestro Fratini.

Assolutamente pesanti, noiose e inutili le moderne coreografie di Cristina Rizzo per il finale del trionfo di Orfeo.Il Teatro La Pergola pieno, nonostante il grande caldo, con un pubblico inizialmente freddino ma che poi ha tributato un caloroso successo per tutti e diversi dissensi per Krief.

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Orfeo             Anna Bonitatibus

Euridice         Hèlene Guilmette

Amore            Silvia Frigato

 

Direttore                                           Federico Maria Sardelli

Regia, scene, costumi e luci          Denis Krief

Elaborazione video                        Nicola Calocero

Coreografia                                      Cristina Rizzo

Maestro del coro                             Lorenzo Fratini

Orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino

 

Mirko Bertolini