Musiche: Giuseppe Verdi; Libretto: Arrigo Boito da William Shakespeare Otello, una delle più grandi opere di Verdi, torna al Teatro San Carlo di Napoli dove mancava dal 2006, in un allestimento in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo.. L’opera ebbe la sua prima alla Scala nel 1887. Dopo 15 anni dal debutto dell Aida, Verdi non era molto convinto di cimentarsi con un nuovo lavoro, ma la qualità del libretto di Arrigo Boito lo persuase.
Boito ambienta l’opera direttamente a Cipro (mentre il primo atto del dramma di Shakespeare si svolge a Venezia), di cui il Moro è governatore per conto della Repubblica Veneta: una tempesta infuria e la nave di Otello, di ritorno da una guerra contro i turchi, è in pericolo. È un’apertura di opera sconvolgente, con la tempesta più impressionante mai messa in musica. Grazie al ad un’orchestra ed ad un coro particolarmente concentrati sotto la direzione vigorosa di Nicola Luisotti, e grazie anche all’eccezionale acustica del San Carlo, il pubblico di Napòloi ha potuto assistere ad una performance di grande qualità.
La partitura di Otello è sicuramente tra quelle verdiane, quella in cui c’è la più grande innovazione nel linguaggio sia drammatico che musicale. Vi si trova l’intera gamma delle emozioni in musica, dal fragore del tuono e delle onde della tempesta, al tenero duetto d’amore tra Otello e Desdemona alla fine del primo atto ( «Già nella notte densa «), alle cupe riflessioni filosofiche di Iago sulla natura del male (» Credo in Un Dio crudel «) al dolore di Desdemona nella Canzone del Salice e nell’Ave Maria nel quarto atto . Prima che la tempesta abbia inizio, sulla scena, Iago strappa una grande tela su cui è riprodotto Il Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch. Così la controversa regia di Henning Brockhaus, ripresa da Valentina Escobar, da inizio alla tragedia, insistendo sulla presenza ossessiva della morte in ogni momento della trama.
La morte diventa ancora più invadente, alla fine del primo atto, quando Otello e Desdemona cantano il loro duetto d’amore, mentre i loro due doppi ricompongono al centro della scena i cadaveri dei musulmani uccisi in battaglia e li coprono con un velo bianco. La Cipro di Brockhaus è un luogo dove l’innocenza è perduta per sempre ed il male è in ogni cosa; l’isola è abitata da inquietanti mimi-clown che sembrano sono la personificazione dei fantasmi e delle paure di Otello. Ma più che alla regia, il pubblico riserva il grande applauso finale ai tre grandi protagonisti sulla scena: l’equilibrato Marco Berti, la raffinata Lianna Haroutounian e il vibrante Roberto Frontali. L’Otello di Berti è stato travolgente nella sua intensità, e i suoi gesti sono densi senza essere mai feroci o violenti; anche vocalmente, il tenore supera ogni difficoltà della partitura. Otello viene manovrato dal personaggio forse più sinistro mai creato, che riesce a tirar fuori dal Moro le sue emozioni represse, svela il suo lato più oscuro e lo trasforma da comandante valoroso e tenero sposo in un uomo ossessionato, autodistruttivo. Il tenore esprime magnificamente l’angoscia del personaggio in » Dio ! Mi potevi scagliare tutti i mali», lo struggente lamento per la presunta infedeltà di Desdemona. Altrettanto struggente e tremenda è la scena finale dell’omicidio – suicidio. Lianna Haroutounian ha presentato un’intensa concezione del ruolo. La sua Desdemona si contrappone al temperamento disturbato di Otello, con un’interpretazione convincente di una giovane sposa casta e sincera, che reagisce con ingenua audacia alle false accuse di suo marito. La soprano riesce a trasmettere un dolore così tenero e compassionevole da creare una vera e propria empatia con il pubblico. Roberto Frontali ha dipinto un terribile Iago; il suo odio per il Moro e la sua indomabile determinazione di distruggere lui e tutto il mondo intorno a lui sono stati resi dal baritono con toni ora malvagi, ora untuosi e subdoli. E il suo «Credo» è stato intenso e spaventoso, reso con vocalità ricca e potente. Alessandro Liberatore è stato un ottimo Cassio, leggero e ingenuo come si conviene; altrettanto convincenti sono stati Antonello Ceron nel ruolo di Roderigo, Seung Pil Choi come Ludovico, Ventceslav Anastasov come Montano e Anna Malavasi nella buona e fedele Emilia. I costumi di Patricia Toffolutti, le scene di Nicola Rubertelli e le luci di Alessandro Carletti sono stati un ottimo complemento al cast. Infine, l’eccellente conduzione di Nicola Luisotti: sotto la sua bacchetta, il coro dal San Carlo è sembrato possedere una nuova energia vocale. Insieme coro e orchestra hanno dato veramente il massimo ad uno spartito estremamente difficile, come non succede spessissimo di vedere. L’energia della tempesta, il difficilissimo concertato del terzo atto, il tragico quarto atto, tutto è stato di un travolgente dinamismo sotto la brillante bacchetta del direttore. A sorpresa, ad assistere allo spettacolo, c’era la cancelliera tedesca Angela Merkel insieme al marito, che erano in vacanza nell’isola di Ischia. I due, nel rispetto della natura privata della visita, hanno acquistato i biglietti per lo spettacolo via internet, trovando posto in un palco anonimo in seconda fila.
Otello: Marco Berti Desdemona: Lianna Haroutounian Iago: Roberto Frontali Cassio: Alessandro Liberatore Lodovico: Seung Pil Choi Montano : Ventceslav Anastasov Emilia: Anna Malavasi Roderigo: Antonello Ceron Araldo: Antonio Di Matteo / Giuseppe Scarico Il clown / movimenti mimici: Jean Méningue Direttore: Nicola Luisotti Maestro del Coro: Salvatore Caputo Maestro del Coro di Voci Bianche: Stefania Rinaldi Regia: Henning Brockhaus (ripresa da Valentina Escobar) Scene: Nicola Rubertelli Costumi: Patricia Toffolutti Luci: Alessandro Carletti
Lorenzo Fiorito