18 gennaio 2014
Bologna, Teatro Comunale
PARSIFAL
Dramma sacro in tre atti
Libretto e musica di Richard Wagner
Il teatro comunale di Bologna ha inaugurato la sua stagione con il Parsifal di Wagner, nel bicentenario della prima rappresentazione dell’opera in Italia che avvenne appunto a Bologna. Trionfatore della serata è stato Roberto Abbado che è riuscito a rendere appieno il misticismo e le simbologie che la partitura di Wagner racchiude, restituendo tutta la compattezza e l’unitarietà musicale che il maestro ha voluto per il suo ultimo capolavoro. Nonostante il regista ce l’abbia messa tutta per disturbare questa direzione così ispirata l’orchestra bolognese è stata eccezionale nel seguire le direttive del maestro regalandoci una prestazione di livello assoluto che difficilmente in Italia si può ascoltare quando si tocca il repertorio tedesco.
Ottimi, anche se relegati a cantare tutto fuori scena, il coro del teatro Comunale di Bologna preparato da Andrea Faidutti ed il coro di voci bianche preparato da Alhambra Superchi.
Gábor Bretz, nella parte di Gurnemanz è stata la punta di diamante della compagnia di canto, bellissima voce calda e morbida ha condotto magistralmente il terzo atto sebbene fosse stato trasformato dal regista prima in una hostess che da le indicazioni sugli aerei e poi in un insegnate di ginnastica dolce. Andrew Richards è stato un ottimo Parsifal, potente ma non eccessivo.
Anna Larsson nel ruolo di Kundry ha palesato qualche problema nelle note acute, in un ruolo di difficile interpretazione che oscilla fra il mezzosoprano ed il soprano drammatico. Buona la prova di Lucio Gallo nel ruolo di Klingsor, che va anche elogiato per essere uno dei pochi cantanti italiani che ha il coraggio di cimentarsi con delle parti wagneriane che non siano solo di piccolo comprimariato.
Ottima la prova di Arutjun Kotchinian nel ruolo di Titurel, mentre sottotono è apparso Detlef Roth nel ruolo di Amfortas. Ottime vocalmente le fanciulle fiore: Helena Orcoyen, Anna Corvino, Alena Sautier, Diletta Rizzo Marin, Maria Rosaria Lopalco e Arianna Rinaldi, costrette a cantare dal fondo di due palchi laterali di proscenio e quindi fuori dalla vista del pubblico, per far spazio a delle inutili acrobati circensi.
Si vorrebbe tacere sulla regia affidata a Romeo Castellucci, che ha costruito tre quadri totalmente diversi per i tre atti, che non avevano sia nulla in comune fra loro sia nulla a che vedere col Parsifal. Basti solo che una spettatrice seduta accanto a me alla fine ha commentato: “bellissima la musica ma, non ho capito nulla di quello che accadeva”. Per capirci qualcosa bisognava leggere le note di regia da dove si evinceva che anche il regista non aveva capito nulla dell’opera.
Il problema di fondo è che se non si è capaci di confrontarsi con l’Assoluto ed il Mistico bisognerebbe aver il coraggio di evitare di fare determinate regie e non cercare di abbassare sempre tutto alla propria visione banale e semplice perché non si hanno le capacità di elevarsi. Parsifal, piaccia o non piaccia, non è una semplice opera ma “Un Dramma Sacro”, la musica ed anche il testo sono un vero rito religioso che termina con un Battesimo ed una morte redentrice. Le altre chiavi di lettura sono solo delle elucubrazioni mentali, che non hanno nulla a che vedere con l’opera di Wagner.
Mi piacerebbe capire quanto, in tempi di crisi, sia costata questa messa in scena in cui e’ stato inserito un numero spropositato di comparse, acrobati, ballerine, mentre il coro e alcuni solisti sono stati obbligati a cantare fuori scena. Speriamo che in futuro per assistere alle opere come le hanno concepite i loro autori non si sia costretti ad andare solo a Santa Cecilia, dove eseguendo le opere in forma di concerto si dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, che per attirare il pubblico conta la qualità della musica e non le regie costose e cosiddette “geniali”. vorrei quindi concludere ringraziando Roberto Abbado che, degno nipote di cotanto zio che da poco ci ha lasciato, è riuscito a farci «vedere» l’opera di Wagner grazie alla sua musica immortale.
Amfortas Detlef Roth
Titurel Arutjun Kotchinian
Gurnemanz Gábor Bretz
Parsifal Andrew Richards
Klingsor Lucio Gallo
Kundry Anna Larsson
Gralsritter Saverio Bambi, Alexey Yakimov
Knappen Paola Francesca Natale, Alena Sautier, Filippo Pina Castiglioni, Paolo Antognetti
Blumenmädchen 1°gruppo: Helena Orcoyen, Anna Corvino, Alena Sautier
2° gruppo: Diletta Rizzo Marin, Maria Rosaria Lopalco, Arianna Rinaldi
Eine Stimme Anna Larsson
Danzatrici: Tamara Bacci, Gloria Dorliguzzo, Francesca Ruggerini, Roberta De Rosa, Martina La Ragione, Francesca Cerati, Angela Russo
Shibari / bondage: Dasniya Sommer, Frances D’Ath, Bonnie Paskas, Georgios Fokianos
Contorsioniste: Anna Pons, Valentina Giolo, Ferewoyni Berhe Argaw
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Roberto Abbado
Maestro del Coro Andrea Faidutti
Maestro del Coro Voci Bianche Alhambra Superchi
Regia, scene, costumi e luci Romeo Castellucci
Regista collaboratore Silvia Costa
Movimenti coreografici Cindy Van Acker
Coreografia bondage Dasniya Sommer
Drammaturgia Piersandra Di Matteo
Ballerina solista Tamara Bacci (Gref)
Assistente alle luci Daniele Naldi
Video 3D Apparati Effimeri
Allestimento Théâtre de la Monnaie Bruxelles
Domenico Gatto