Mirko Bertolini
Bergamo Musica Festival 2014, Teatro Donizetti. 9 novembre 2014
Il Bergamo Musica Festival 2014 offre al suo pubblico un titolo non solo raro ma tra le opere più riuscite di Gaetano Donizetti e, purtroppo, tra le meno rappresentate. Torquato Tasso è pertanto un’opera quasi sconosciuta ai più ma che conobbe un discreto successo fino ad un secolo fa. Donizetti, come molti suoi contemporanei, rimase affascinato dalla visione romantica del poeta italiano Torquato Tasso, autore della Gerusalemme Liberata, che ne era stata fatta forzando un po’ la storia. Così nel 1833, dopo il successo del Furioso all’isola di San Domingo, mette in scena il Tasso che debutterà al Teatro Valle di Roma nel settembre dello stesso anno. L’opera, in tre atti, vede l’impossibile amore tra il poeta ed Eleonora d’Este sorella del duca di Ferrara e promessa sposa al duca di Mantova; gli intrighi dei cortigiani porteranno all’arresto del Tasso che rimarrà in carcere sette anni. Liberato per essere incoronato poeta al Campidoglio apprenderà solo allora che Eleonora è morta.
Una trama insolita, in cui compare anche un personaggio a tratti comico come Don Gherardo. Nonostante la partitura sia veramente interessante e piacevole, l’opera conobbe alla fine del XIX secolo l’oblio. Un merito del Bergamo Musica Festival per questo nuovo allestimento dopo trent’anni dalla riscoperta in tempi moderni ad opera del Teatro di Savona.
L’allestimento è a cura Federico Bertolani, che aveva curato pochi anni fa la fortunata Maria Stuarda e di cui si riconosce lo stile, forse troppo, rispetto alla sua precedente produzione. L’idea registica è semplice e raffinata indubbiamente, con un pizzico di modernità in un allestimento tradizionale; i colori sono sempre due: il bianco e il nero, se si eccettua i fogli rossi delle poesie d’amore del Tasso ad Eleonora. Questa bicromia è molto probabilmente una caratteristica delle scelte registiche di Bertolani. Idee che funzionano ma non eccellono: il teatro nel teatro del primo atto è una soluzione che ormai sente il suo tempo, gli stessi tableau vivant o la staticità recitativa non aiutano un’opera che ha già di per sé una trama piuttosto piatta. Anche le caratterizzazioni dei personaggi si fermano ad un abbozzo. Non per questo non vi sono idee buone e apprezzabili.
Il primo atto si apre con tre strutture nere simili ad una sezione di palchi dove appaiono ogni tanto alcuni personaggi come sprofondati in un quadro. Su una di queste strutture fogli bianchi sembrano prendere il volo, per terra un guazzabuglio degli stessi fogli … le pagine di Torquato Tasso e il disordine della sua follia. Nel secondo atto, la reggia di Belriguardo è rappresentata da una statua classica di nudo femminile sul fondo e le tre strutture nere sono sostituite da simili ma bianche e di carta che cadranno all’ordine di arresto di Torquato. L’atto finale è caratterizzato dalla presenza di due enormi grate rosse, la prigione, che si alzeranno alla liberazione del prigioniero. Scene realizzate da Angelo Sala che quasi con un filo conduttore riporta alla Stuarda di due anni fa. Funzionali e pertinenti i costumi di Alfredo Corno.
Non sempre l’idea registica ha sortito l’effetto, anche se alcune caratterizzazioni sono riuscite appieno, come quella di Don Gherardo, togliendogli la caratterizzazione macchiettistica che avrebbe potuto risultare ad una superficiale lettura, ma Bertolani è riuscito qui a dare giusto peso alla buona riuscita dell’opera semiseria donizettiana.
Il direttore Sebastiano Rolli, alla guida dell’Orchestra del Bergamo Musica Festival, è stato sublime. Il suo studio della partitura del maestro bergamasco lo spinge a considerare attentamente le esigenze dei cantanti creando un particolare connubio tra questi e l’orchestra. Non solo, la sua conoscenza di Donizetti ne ha valorizzato sia i tempi che la tensione emotiva, sotto la sua solerte guida l’orchestra ha dato vita a pagine meravigliose.
Buono il cast vocale, nel quale ha primeggiato, anche per il ruolo che si barcamena tra il buffo e il drammatico, Marzio Giossi in Don Gherardo. Entrato pienamente nel ruolo ha dimostrato di essere un perfetto mattatore. Non possiamo non ricordare la disinvoltura con cui ha cantato “Io posposto ad un Torquato” tutta d’un fiato. La sua lunga esperienza è emersa nella disinvoltura con cui ha affrontato il ruolo con precisione e perfetta riuscita.
Leo An, nel ruolo del titolo, dopo un po’ di esitazione ha valorizzato appieno la sua duttilità vocale e le carenze nel fraseggio sono ampiamente superate dalle sue buone caratteristiche di baritono drammatico che vede il suo apice nel difficoltoso e impegnativo atto finale.
Giorgio Misseri è un valido Geraldini. Tenore leggero dalla voce non voluminosa ma ben calibrata e chiara, registro acuto e sicuro, squillante e ben proiettato.
Gilda Fiume è una perfetta Eleonora d’Este. La voce sicura, possiede un bel fraseggio, acuti limpidi e puliti e una grazia superiore che le permettono di esprimere il patetismo drammatico del personaggio.
Gabriele Sagona e un duca Alfonso ben piazzato scenicamente e vocalmente. Convincente e con bel fraseggio.
Corrette anche le prove di Annunziata Vestri nella Contessa di Scandiano e Alessandro Viola in Ambrogio.
Il Coro maschile del Bergamo Musica Festival, diretto da Fabio Tartari, ha egregiamente svolto il suo breve ma intenso ruolo.
Teatro esaurito e pubblico molto compiaciuto per uno spettacolo molto interessante e piacevole.
Torquato Tasso Leo An
Eleonora D’este Gilda Fiume
Roberto Geraldini Giorgio Misseri
Don Gherardo Marzio Giossi
Alfonso II Gabriele Sagona
La Contessa di Scandiano Annunziata Vestri
Ambrogio Alessandro Viola
Direttore Sebastiano Rolli
Maestro del coro Fabio Tartari
Regia Federico Bertolani
Scene Angelo Sala
Costumi Alfredo Corno
Luci Claudio Schmid
Orchestra e Coro del Bergamo Musica Festival
Nuova produzione Fondazione Donizetti