Recensione di Švanda Dudák. Weinberger. Palermo

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Palermo, Teatro Massimo. 19 ottobre 2014

Una scommessa vinta si è rivelata, per il Teatro Massimo di Palermo, la messa in scena, in prima nazionale, di Švanda dudák di Weinberger.

Il suonatore di cornamusa Svanda riceve in casa sua, senza riconoscerlo, il celebre ladro gentiluomo Babinsky, il cui contrassegno ordinario è un polsino di camicia liso che lascia a mo’ di firma nei luoghi in cui passa per farsi poi riconoscere. Dorota lascia marito e ospite in conversazione, ma al ritorno trova solo un polsino liso; Svanda ha seguito Babinsky nel paese della regina triste che, rallegrata dal suono della cornamusa, chiede al giovane di sposarla. I due si sono appena scambiati un bacio quando sopraggiunge Dorota; irritata dall’improvvisa riluttanza di Svanda a celebrare le nozze, la regina lo condanna a morte, ma l’intervento di Babinsky strappa fortunosamente il giovane al suo destino. Di fronte ai rimproveri di Dorota, Svanda giura («Mi portasse il diavolo se mento!») di non aver baciato la regina; nello stesso istante una voragine si apre ai suoi piedi, facendolo sprofondare all’inferno. All’inferno. 

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Il diavolo è affranto: nessun argomento riesce a distogliere Svanda dalla sua nostalgia per Dorota e a farlo suonare. Alla fine il diavolo fa sottoscrivere al nuovo ospite un contratto in cambio del quale riavrà Dorota; Svanda firma senza nemmeno leggere e si trova ad aver venduto l’anima al diavolo, situazione che lo obbliga a suonare per il nuovo padrone. Compare Babinsky, che sfida il diavolo a una partita a carte in cui riesce a barare meglio del rivale; visto che la posta in gioco era l’anima di Svanda, questi può tornare sulla terra, da Dorota, non senza aver concesso ai poveri diavoli, annoiatissimi, il piacere inconsueto di una suonatina.

La musica di Weinberger rispecchia bene la vivacità della trama, all’interno sono infatti presenti varie parti sinfoniche e molte danze, ed in molti momenti sembra una vera colonna sonora, anticipando il genere nel quale il compositore ceco si è affermato in America dove si trasferì a motivo delle sue origini ebree.

Buona è stata la direzione di Mikhail Agrest di una partitura in alcuni momenti ridondante e con un orchestrazione che in alcuni momenti copre le voci dei cantanti.

Nel ruolo di Svanda Pavol Kubáň ha dato un’ottima prova sia vocale che attoriale, in un ruolo che presenta caratteristiche da guitto.

Di buon livello la performance di Marjorie Owens nel ruolo di Dorotka, in un ruolo che ha visto anche cimentarsi una giovane Leila Gencer, molto intensa nell’aria posta alla fine del primo atto che ricorda la Vilja di Lehar nella Vedova allegra.

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L’udovít Ludha nel ruolo di Babinský, ottimo dal punto di vista scenico, vocalmente è stato un po’ meno convincente: va detto che ha dovuto cimentarsi in un ruolo molto ostico, in cui si sono notate tutte le difficoltà di Weinberger nell’amalgamare le voci dei cantanti col suono dell’orchestra.

Ottima Anna Maria Chiuri nel ruolo della regina cuordighiaccio, così come lo stregone di Roberto Abbondanza ed il diavolo Michael Eder.

Completavano in cast Alfio Marletta, Timothy Oliver e Gianfranco Giordano.

Molto bella la regia firmata da Axel Köhler, che riesce a dare vita in modo divertente a tutti i quadri presenti nella trama dell’opera. Trovata veramente geniale dello scenografo Arne Walther nel secondo atto è il macchinario che trasforma i dannati in diavoli così come tutte le caratterizzazioni di questi ultimi, dal soldato alla suora ed alla divertente cuoca armata di mestolo. Così come molto suggestivo è il passaggio dall’ambiente ghiacciato e sterile della corte della regina cuordighiaccio prima che sorrida all’ambiente caldo e colorato che appare nel momento in cui ella sorride, in questo aiutato in modo egregio sia dai costumi di Henrike Bromber ed al gioco di luci di Fabio Antoc. Una nota di merito va anche al coreografo Gaetano Posterino, visto che quasi la metà dell’opera presenta delle musiche ballabili, che ha animato in modo egregio tutta la messa in scena con continue danze in cui è riuscito a coinvolgere in modo veramente energico anche l’ottimo coro del Teatro Massimo che è parso veramente divertirsi.

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Švanda                                                                PAVOL KUBÁŇ

Dorotka                                              MARJORIE OWENS

Babinský                                            L’UDOVÍT LUDHA

La Regina Cuordighiaccio             ANNA MARIA CHIURI

Lo Stregone                                      ROBERTO ABBONDANZA

Il Giudice, Luogotenente dell’inferno e Primo Lanzichenecco                   ALFIO MARLETTA

Il Boia e Famulo del Diavolo        TIMOTHY OLIVER

Il Diavolo                                            MICHAEL EDER

Secondo Lanzichenecco               GIANFRANCO GIORDANO

 

Direttore                                            Mikhail Agrest

Maestro del Coro                           Piero Monti

Regia                                                    Axel Köhler

Scene                                                  Arne Walther

Costumi                                              Henrike Bromber

Coreografo e assistente del regista        Gaetano Posterino

Luci                                                       Fabio Antoci

 

Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo

Allestimento della Semperoper di Dresda

 

Domenico Gatto