Resoconto di viaggio per il Dresden Musikfestspiele
Dresda 6-9 giugno 2014
Essendo stato ospite ufficiale per la rivista Opera World al Dresden Musikfestspiele, ho deciso di scrivere questo resoconto di viaggio, invece che la classica recensione dell’opera vista, per due motivi, il primo in quanto mi è parso corretto parlare della splendida ospitalità che l’organizzazione del festival ha dato al gruppo di inviati di varie parti del mondo, che sono stati invitati sia perché mi sembrava cosa ripetitiva recensire un’opera che già un altro collega aveva recensito su questa rivista.
Dall’alto Dresda si presenta aggrappata al suo fiume, arrivando in aereo non si può non pensare a quando, ormai mezzo secolo fa, piombarono su di lei gli aerei degli alleati, trasformando la Firenze sull’Elba nella città più bombardata della storia.
Osservandola dal treno, che dall’aeroporto porta al centro della città, si vedono tutti i segni del suo passato recente e le ferite di una città che sta cercando di tornare quella che fu nei secoli scorsi, prima che le follie dell’uomo la trasformassero prima in cumulo di macerie e poi in un agglomerato di anonimi palazzoni senza storia e senza alcuna bellezza.
Anche il centro che fu uno dei più belli e preziosi di tutta l’Europa fu deturpato dall’ideologia dominante ed invece di ricostruire i gloriosi monumenti si preferì costruire, vicino alle loro rovine, dei condomini squadrati e tutti uguali. Ora che la Germania è tornata unita e si sta provvedendo a riedificare gli edifici storici, passeggiando per il centro della città fa uno strano effetto vedere i monumenti, vestigia del tempo glorioso che fu, accanto alle architetture della seconda metà del secolo scorso che rappresentano invece il periodo oscuro.
Il primo impatto con l’efficienza tedesca di questa città è un uomo, non so se un cameriere o il titolare di un ristorante con dei tavolini posti all’aperto, che passa l’aspirapolvere sul marciapiede antistante al locale. Una cosa strana per noi in Italia ed anche in molte altre parti del mondo, ma che li sembrava fosse assolutamente normale.
Dopo aver preso alloggio presso il Motel One Dresden-Palaisplatz, nel pomeriggio veniamo condotti nel QF Hotel dove il direttore artistico del festival, Jan Vogler, e la responsabile dell’ufficio del turismo di Dresda, Bettina Bunge, hanno tenuto un incontro di benvenuto con la stampa internazionale. Erano presenti inviati provenienti da Russia, Turchia, Olanda, Repubblica Ceca, Italia ed anche dalla Cina. Ci viene offerto un buffet italiano, e ci vien data la possibilità di scegliere a quale spettacolo si preferisca assistere nella serata, essendo questo un festival sì musicale ma composito, fra un concerto di “The Chamber Music Society of Lincoln Center II” su musiche di Franz Schubert e Felix Mendelssohn Bartholdy, presso il “Palais im Großen Garten” e la perfomance di “The King’s Singers” presso “Ball- und Brauhaus Watzke”.
Avendo optato per la seconda scelta assieme ad altri colleghi veniamo condotti presso la “Ball- und Brauhaus Watzke” una sala da Ballo di inizio ‘900, trasformata in sala da concerti, posta un po’ fuori città in un luogo incantevole sull’Elba. Qui, prima dell’inizio del concerto, è possibile ammirare da una terrazza un panorama molto suggestivo, in cui assieme al lento scorrere del fiume immerso in un paesaggio verde, in lontananza si scorgono la cupola e le guglie della cattedrale a cui si aggiunge un susseguirsi di mongolfiere in volo – mi spiegano che queste vengono noleggiate dai turisti per vedere dall’alto la città – il tutto illuminato dalla luce tenue di un tramonto dai colori pastello.
“The King’s Singers”, ispirandosi ai “Comedian Harmonists” che può essere considerato il primo boy group al mondo, presentano ‘a cappella’ delle versioni di canzoni americane dei tempi passati e la sala da ballo, una delle più antiche della Sassonia, è stata la giusta cornice per questa musica nostalgica in cui si sono alternati pezzi di George Gershwin, Duke Ellington e Cole Porter. In formazione di 6, con voci che vanno dal controtenore al basso, hanno offerto una prestazione divertente, rovinata dall’eccessiva calura, imprevista, che in quei giorni è calata come una cappa sulla città.
La mattina dopo è stata organizzata per i vari inviati una visita al Dresden’s Civic Museum per ammirare la mostra dedicata a Ernst Edler von Schuch storico direttore d’orchestra, primo a dirigere il Rosenkavalier di Richard Strauss.
Quindi veniamo condotti a visitare lo Schloss Wackerbarth Castle, importante azienda vinicola poco fuori Dresda, che si vanta di essere la zona vinicola riconosciuta da un disciplinare più a nord d’Europa. Dopo una visita alle cantine ed una degustazione dei vini, in cui ci è stato illustrato come ai tedeschi non piacciano i vini sia troppo secchi che troppo dolci, quindi optino sempre per una via di mezzo, cosa che si poteva intuire bene nell’assaggio delle loro produzioni, ci è stato offerto il pranzo nel ristorante della tenuta.
La sera – dopo aver gustato il Richard Strauss Menu presso lo Swissôtel Dresden – è stata la volta di assistere all’unica opera in programmata in quei giorni all’interno del festival: Feuersnot, seconda opera di Richard Strauss che, per festeggiare i 150 anni dalla nascita del grande compositore tedesco, veniva messa in scena a Dresda per la prima volta dopo la sua primissima esecuzione. Il luogo scelto per la questa esecuzione non è stata la prestigiosa Semperoper ma la corte interna del Residenzschloss, il palazzo reale di Dresda, che dopo il bombardamenti della seconda guerra mondiale e grazie all’unificazione tedesca del 1990 è stato ricostruito, e non ancora ultimato. La corte, che presenta ancora in alcune parti il caratteristico effetto biscottato che ha lasciato il tipo di bombe usate per devastare la città, dispone di un’ottima acustica e grazie ai suoi ampli spazi si è dimostrata ottima per la rappresentazione di quest’opera poco conosciuta, ma non per questo poco suggestiva, in cui Strauss si presenta al mondo come il vero erede dell’altro grande Richard che lo ha preceduto, Wagner, con un susseguirsi di rimandi ai temi del Whalalla, dei Giganti ed alla fanfara del Lohengrin, ma in cui sono presenti già dei motivi che porteranno a capolavori quale il Rosenkavalier. Opera atta ad essere rappresentata all’aperto in quanto uno dei protagonisti principali è il coro di bambini che corrono per la città alla ricerca della legna da ardere per i fuochi della notte di San Giovanni. Senza soffermarmi nella critica dell’opera ci tengo a dare i giusti meriti alla coppia di protagonisti Rachel Willis-Sorensen, che già aveva dato splendida prova a Palermo, nel ruolo di Dietmut e del bass-bariton Tomas Tomasson nel ruolo di Kunrad; al giovane direttore Stefan Klingele che assieme agli altri cantanti ed alle masse artistiche della Semperoper hanno dato vita ad una serata molto suggestiva e piacevole.
La domenica è prevista una gita in battello lungo il fiume Elba, con pranzo a bordo. Il viaggio in battello lungo il fiume si rivela molto piacevole, le rive del fiume sono un parco tutto verde, e sebbene si sia ancora in città sembra di essere in aperta campagna, vi è un susseguirsi di alberi, viottoli con ragazzi in bicicletta, villette che andando verso la periferia diventano sempre più fastose, una di queste ci viene indicata come la casa del celebre basso Rene Pape, e vi è una folla di bagnati che cercano refrigerio dalla calura che si è abbattuta sulla città. Il pranzo viene servito a bordo ed assieme al solito pane integrale da mangiare col burro salato ci viene offerto un piatto tipico loro, consistente in uno stufato di manzo servito con crauti.
Giunti a destinazione, lo splendido Schlosspark Pillnitz, il caldo è talmente forte che non si riesce ad assistere completamente al concerto dei Dresdner Kreuzchor quindi l’organizzazione decide di far tornare tutti noi in hotel con dei taxi.
La sera finalmente si aprono le porte della Semperoper per assistere Missa solemnis di Ludwig van Beethoven. L’emozione nell’entrare in uno dei tempi più sacri della musica è molta, peccato che all’interno l’edificio sia in restauro e non è possibile ammirarlo totalmente, soprattutto risulta chiusa la famosa terrazza che si affaccia sulla piazza ed il fiume.
Ivor Bolton dirige la Dresden Festival Orchestra ed il Balthasar Neumann Chorus, nell’esecuzione della messa beethoveniana non una delle composizioni più memorabili del compositore, ma che eseguita con maestria riesce a dare delle emozioni. Il soprano Camilla Nylund ed il mezzo Elisabeth Kulman, il tenore Richard Croft ed il basso Yorck Felix Speer, sono gli ottimi solisti. Terminato il concerto, cena a base di pollo presso quello che viene definito il Padiglione degli Italiani, affacciato sul fiume, e saluti.
Il giorno dopo è fissata la partenza non prima di un giro in funicolare per ammirare la città dall’alto, nella zona in cui Putin all’epoca della DDR aveva la sua villa.
Per terminare questo resoconto di viaggio vorrei ringraziare l’organizzazione del Dresden Musikfestspiele e l’ufficio del turismo di Dresda per la splendida ospitalità.
Domenico Gatto