Teatro Comunale di Bologna 20 novembre 2013
Libretto di Myfanwy Piper
da una novella di Henry James
Passato in sordina, offuscato dal roboante bicentenario di Verdi e Wagner, il primo centenario della nascita di Benjamin Britten (1913 – 1976), uno dei più grandi compositori contemporanei, ha trovato poco rilievo nei teatri italiani. Bologna ne fa eccezione, mettendo in scena per la seconda volta, dopo sedici anni, un grande allestimento di The Turn of the screw, per la regia di Giorgio Marini. Britten è considerato pressoché unanimemente dalla critica come uno dei più grandi musicisti inglesi del XX secolo, abile, cosmopolita, impeccabile e con un estro che riesce a trasformare le forme tradizionale della musica con freschezza e originalità. The Turn of the screw ne è un esempio. Composta per il XVII Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia, andò in scena al Teatro La Fenice il 14 settembre 1954 e da allora è rimasta nel repertorio dei principali teatri mondiali.
Bologna ha ripreso un fortunato allestimento del 1997 che portò al Comunale per la prima volta questo titolo. La regia è, ora come allora, di Giorgio Marini, grande autore di regie di prosa e lirica. La sua esperienza la mette tutta in questo elegante e raffinato lavoro, in cui la cupa trama narrante la storia di una giovane istitutrice che lotta per strappare due bambini dall’influenza malefica degli spettri della precedente governante e di un servo, è resa magnificamente in un gioco simbolico del dualismo tra la quieta austerità dell’ambiente domestico e la realtà del soprannaturale, tra l’oppressione delle grandi e immense stanze vuote e il piccolo mondo del riflesso del mondo degli spiriti. Una regia sobria, in cui non vi è nessuna allusione al di fuori del testo e della vicenda, ed è qui la sua forza, la sua drammaticità e la sua suspense; ottimamente caratterizzati i personaggi, che vivono questo gorgo di paure e di follia. Una regia che si fa ammirare in tutta la sua grandezza, apprezzare nella sua ricerca di rendere al massimo il racconto crepuscolare e ipnotico, amare per avere reso uno splendido Britten. Bellissime le scene realizzate da Edoardo Sanchi, grandiose e di effetto, realizzate con tela dipinta, rappresentano questi interni immensi e vuoti, queste sale di un castello da fiaba, immense e solitarie; indubbiamente hanno contribuito al successo di questa produzione insieme alle luci di Guido Levi. Belli a appropriati i costumi di Elena Cicorella che riportano ad una Inghilterra di fine ottocento.
La bacchetta di Jonathan Webb è stata inappuntabile, confermando il maestro uno dei principali esecutori e conoscitori della musica di Britten. Alla guida dell’Orchestra del Teatro Comunale, ha saputo rendere viva la inebriante freschezza della musica del compositore inglese. Guida sicura e amalgama accorto e preciso delle voci e della musica, riuscendo a formare un tutt’uno con la regia stessa.
Buono il cast vocale.
Il giovane tenore australiano Boyd Owen, ha saputo dare il giusto equilibrio all’inquietante personaggio di Quint. Bella voce, che ha dimostrato anche nel narrare il Prologo. Voce adatta al ruolo.
Sara Hershkowitz, giovane anch’essa, ha ricoperto il difficile ruolo dell’Istitutrice. Buon temperamento, voce gradevole, precisa e nel ruolo.
Gabriella Sborgi, in Mrs Grose, è stata scenicamente credibile, e vocalmente adatta al ruolo.
Patrizia Orciani ha dato buona prova nello spettro di Miss Jessel, con voce grave e dal giusto colore.
Il ruolo dei due fanciulli, Miles e Flora, sono stati affidati ai giovanissimi Sebastian Davies e Erin Hughes. Belle voci, la Hughes perfettamente nel ruolo, Davies ha dato vita a un ragazzo credibile, grazie anche alla sua voce bianca in via di trasformazione. Entrambi hanno dimostrato di essere, pur così giovani, delle promesse del canto.
In un Teatro Comunale quasi pieno, il pubblico si è mostrato però piuttosto freddo, dimostrando che la musica di Britten fatica ancora ad entrare nel repertorio comune, in un paese in cui il melodramma la fa da campione. Apprezzati però grandemente, con applausi finali, sia i cantanti che l’allestimento.
Interpreti
Il Prologo / Quint Boyd Owen
L’Istitutrice Sara Hershkowitz
Mrs Grose Gabriella Sborgi
Miss Jessel Patrizia Orciani
Miles Sebastian Davies
Flora Erin Hughes
Direttore Jonathan Webb
Regia Giorgio Marini
Scene Edoardo Sanchi
Costumi Elena Cicorella
Luci Guido Levi
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Allestimento del Teatro Comunale di Bologna
Mirko Bertolini