Teatro Comunale di Bologna
20 febbraio 2014
Opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica da La Tosca di Victorien Sardou
Torna al Comunale dopo otto anni Tosca di Giacomo Puccini, in un nuovo allestimento diretto da Gianni Marras, liberamente adattato alla storica messinscena che fece per il Teatro Comunale Alberto Fassini nel 1999, regista d’opera già allievo di Luchino Visconti, scomparso nel 2005.
Marras poco si discosta dall’originale versione di Fassini, riuscendo a dare tutte le sfumature particolareggiate e precise della dimensione umana e psicologica dei personaggi. Pur nella maestosa semplicità delle scene, la regia è ricca di passione e drammaticità, ottenendo un risultato appassionante e coinvolgente. Marras è riuscito a rendere freschezza e luminosità a Tosca, creando personaggi autentici e incarnati nel momento storico della vicenda. Non è una vicenda astratta nel tempo, ma concreta in cui la stilizzata romanità dell’ambientazione coinvolge apertamente lo spettatore. Nella scena predomina il bianco e nero, occupata da una grande scalinata che campeggia orizzontale; queste scene sono particolarmente adatte alle luci suggestive di Guido Levi e richiamano con naturalezza i luoghi di Roma in cui è ambientata la vicenda, regalando qualche tocco di modernità e contemporaneamente mantenendo la tradizione, che si denota anche nella scelta dei costumi. Grandi tele dipinte suggeriscono gli ambienti: una grande Maddalena, una grande crocifissione di Pietro, un grande angelo. Nel primo atto sul fondo una cupola con lunghe prospettive immette lo spettatore in Sant’Andrea della Valle. In quella cupola si svolge, come in un sogno, la scena del Te Deum. Nel secondo lo studio di Scarpia è quasi soffocato dall’immenso quadro che riprende il Caravaggio, davanti al quale il tavolo pieno di crocefissi indica la falsa fede ostentata dell’aguzzino, in questa stanza Tosca compie il suo omicidio, regolato dal regista nei particolari indicati dal libretto, che danno la giusta drammaticità unita alla pietà religiosa della protagonista. Nell’ultimo atto si identifica il bastione di Castel Sant’Angelo dalla presenza dell’enorme statua sagomata dell’Arcangelo con la spada: semplice, nuda ma per questo di una carica drammatica unica. Non è una adesione impersonale alle didascalie, la regia di Marras, ma una visione essenziale e convincente in cui tutti gli elementi sono presenti, perché ogni piccolo dettaglio fa la vicenda. Una Tosca godibilissima, che non ha perso il suo fascino originario e che trasmette una grande forza emotiva, come ha dimostrato il pubblico.
Merito senza dubbio anche del maestro Jader Bignamini, dal forte carisma e dalla personalità dirompente. Ha dato una lettura intensa e giovanile, l’esuberanza della direzione non ha minimamente distolto dalla drammaticità dell’evento, ma è riuscita a mettere in luce i momenti salienti e le parti più difficili dello spartito. È riuscito ad amalgamare il canto con la brava Orchestra del Teatro Comunale, facendosi apprezzare anche per la fine concertazione, dimostrando le sue grandi capacità.
Buono il cast, tra cui spiccava Ainhoa Arteta nel ruolo del titolo. Il soprano spagnolo, oltre a possedere il fisic du role e la grazia del personaggio, ha dimostrato di essere pienamente nel ruolo. La possente voce, non esente da alcune leggere imperfezioni dovute alla tensione, debuttando in assoluto in Tosca, è ricca di potenzialità espressive e di grande coloritura; di grande respiro gli acuti precisi e la tensione drammatica. Giustamente a lungo applaudita nel suo Vissi d’arte.
Stefano Secco, in Cavaradossi, si trova a suo agio nel personaggio pucciniano. S’impone sulla scena senza fatica, con la sua emissione sicura, con precisione e con il giusto accento, impeccabile. Di grande tensione drammatica il suo E lucean le stelle, ha dimostrato una notevole immedesimazione nel personaggio.
Un po’ evanescente lo Scarpia di Raymond Aceto. La voce un po’ chiusa, la scarsa forza drammatica, la vocalità piuttosto gutturale e la scarsa autorevolezza vocale , non hanno reso il personaggio come avrebbe dovuto. Nonostante questo ha dimostrato di avere buone qualità vocali che senza dubbio dovranno essere migliorate. Buona presenza scenica del Sagrestano di Alessandro Busi, ma la voce tende a perdersi verso la fine dell’atto.
Convincente ed espressivo vocalmente l’Angelotti di Alessandro Svab ed anche lo Spoletta di Cristiano Olivieri. Completano il cast, in modo degno, Luca Gallo (Sciarrone), Michele Castagnaro (il carceriere) e Valentina Pucci (il pastorello).
Confermata la bravura del coro del Comunale, sia gli adulti preparati da Andrea Faidutti, sia le voci bianche dirette da Alhambra Superchi.
Tosca si conferma un titolo i grande richiamo, come ha dimostrato la prima delle dieci recite in questione. Il pubblico bolognese ha dato prova di apprezzare questo allestimento e ha tributato ovazione al maestro Bignamini per la sua grande forza e per la squisita tecnica, ma apprezzata anche la raffinata regia.
Floria Tosca Ainhoa Arteta
Mario Cavaradossi Stefano Secco
Barone Scarpia Raymond Aceto
Cesare Angelotti Alessandro Svab
Sagrestano Alessandro Busi
Spoletta Cristiano Olivieri
Sciarrone Luca Gallo
Carceriere Michele Castagnaro
Pastorello Valentina Pucci
Direttore Jader Bignamini
Regia Gianni Marras
su libero adattamento dalla regia originale di Alberto Fassini
Luci Guido Levi
Ripresa delle luci Andrea Oliva
Costumi adattati da Paola Crespi
Maestro del Coro Andrea Faidutti
Maestro del Coro di Voci Bianche Alhambra Superchi
Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Comunale di Bologna
Allestimento del Teatro Comunale di Bologna
Mirko Bertolini