Rossini Opera Festival
Adriatic Arena. 19 agosto 2013
Dramma giocoso per musica in due atti di Angelo Anelli
LUCI E COLORI DELLA DISCO ANNI SESSANTA
Inizia durante la sinfonia, con un simpatico video animato che ci illustra gli antefatti, L’Italiana in Algeri che Davide Livermore ha pensato per il Rossini Opera Festival, in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna; uno spettacolo che ben presto tende però a virare verso un macchiettismo eccessivo, al limite quasi del fastidioso. L’ambientazione è sostanzialmente quella di una discoteca anni Sessanta, dotata di una piattaforma girevole grazie alla quale vengono ricreati vari ambienti; l’azione si svolge in una Algeri immaginaria, arricchitasi col lavoro di estrazione del petrolio, fra ancelle sorridenti che spolverano o passano in continuazione l’aspirapolvere, eunuchi ammiccanti troppo fortemente caratterizzati e recitativi eseguiti al telefono. Non mancano frequenti balletti dei protagonisti a ritmo di musica, luci psichedeliche, spari (dei quali, fra l’altro, uno finisce per colpire inavvertitamente le parti basse del Bey) sottolineati a video dalle onomatopee dei fumetti, gags di vario genere che comprendono l’assunzione di Viagra da parte di Mustafà e una bella bevuta collettiva a base di metanfetamine alla fine del primo atto, in una messa in scena rutilante ma al contempo decisamente rumorosa. Isabella arriva da Livorno su un aereo che viene casualmente abbattuto e dalla cui fusoliera, precipitata direttamente sul palcoscenico, spuntano, oltre alla protagonista accompagnata da un malconcio Taddeo, due assistenti di volo, che permarranno costantemente in scena mimando ogni mossa dei protagonisti con la gestualità tipica delle hostess quando impartiscono le istruzioni iniziali di viaggio, e una strana vecchiola impicciona che seguiterà anch’essa a prendere parte in vario modo all’azione.
Anna Goryachova è un’Isabella grintosa, abbigliata in modo provocante con piume e lustrini, che non disdegna i baci saffici con le ancelle: l’acuto squilla sicuro, ma il registro grave è un po’ incolore. Ottimo sia vocalmente sia attorialmente il Mustafà di Alex Esposito, un po’ sex addicted e un po’ allegoria del macho cafone in pantaloncini e camicia hawaiana: la linea di canto è sempre espressiva e ben calibrata, il timbro caldo e scuro, l’emissione naturale e senza forzature, mai condizionata dalle numerose acrobazie eseguite sul palcoscenico. Voce da tenore contraltino dal timbro non sempre piacevolissimo per Yijie Shi, l’emissione e la dizione sono chiarissime, ma la presenza scenica non è totalmente a fuoco. Mario Cassi è un buon Taddeo, costretto ad indossare un improbabile copricapo a forma di enorme globo al momento dell’investitura a Kaimakan e solidissimo in acuto. Con loro l’ottima Elvira dai bigodini blu di Mariangela Sicilia, L’Haly in versione gay che spera costantemente di “impalare” Taddeo di Davide Luciano e la Zulma di Raffaella Lupinacci.
In buca il maestro José Ramón Encinar dirige l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna staccando tempi un po’ lenti, ma curando un buon amalgama d’insieme e non mancando di qualche finezza espressiva.
Teatro Rossini gremito e pubblico prodigo di applausi.
CAST:
Mustafà Alex Esposito
Elvira Mariangela Sicilia
Zulma Raffaella Lupinacci
Haly Davide Luciano
Lindoro Yijie Shi
Isabella Anna Goryachova
Taddeo Mario Cassi
Direttore José Ramón Encinar
Regia Davide Livermore
Scena e Progetto luci Nicolas Bovery
Videodesign D-Wok
Costumi Gianluca Falaschi
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Simone Manfredini