LA GIARA
È come trovarsi in un film muto dove bastano le immagini coloratissime dei costumi ideati da Veronica Cornacchini e dallo stesso Roberto Zappalà ideatore, regista coreografo della danza contemporanea ispirata alla Giara di Pirandello; dicevamo di un film muto in quanto le parole non servono per visualizzare l’idea della giara quale grande contenitore dai colori argillosi dai riflessi ramati che nel suo ventre contiene una società maschilista che non considera l’altra faccia del mondo ovvero il femminile: in scena undici danzatori uomini senza una donna. Eppure raccontano delle turbe intime fino ad una spettacolare pioggia finale di olive a rappresentare l’arrivo della vita, la nascita ! Rappresentazione sicuramente non facile dove è difficile reperire gli elementi ed i simbolismi che l’ideatore ha voluto inserire, ciò nonostante è uno spettacolo coinvolgente che sa attrarre ed emozionare. La musica di Alfredo Casella è a tratti dolce e poi quasi irruente come è tonale ed a tratti atonale con impervie altezze e nascoste profondità. La direzione è affidata ad Andrea Battistoni (conosciuto anni fa quando vinse l’ultima Masterclass del Maestro Gianandrea Noseda allo Stresa Festival e ritrovato poi sul podio di altri festivals e Teatri). All’improvviso da retro palco una canzone dialettale cantata da Marco Berti che dona un tocco ulteriore di sicilianità poetica.
CAVALLERIA RUSTICANA
Classica regia di Gabriele Lavia con i tipici elementi della processione con statue di santi; innovativa invece l’ambientazione in terra siciliana coperta da lava, ora incandescente ora sedimentata; interessante i soli gradini sovrastati da lava a simboleggiare l’ingresso in chiesa. Mi soffermerei immediatamente sulla entusiasta direzione di Andrea Battistoni grandemente cresciuto in sensibilità e coinvolgimento con uno scavo interessante: maestosamente impetuoso e sensibilmente dolce, con compiutezza direzionale segna i vari tratti della narrazione verista che con il capolavoro di Mascagni raggiunge vette di bellezza suprema, direi celestiale. Con parole molto semplici posso dire che Cavalleria è proprio una bella opera che arriva fino alle corde più intime scatenando incontenibile emozione.
Marco Berti è il tenore che con veemenza interpreta Turiddu , rivale di Compare Alfio interpretato da Gëzim Myshketa alla quarta rappresentazione continuativa: ciò nonostante riesce a tradurre con buon livello vocale le intenzioni della scrittura. Michela Bregantin è appropriata mamma Lucia …Voi lo sapete, o mamma… che rende con tutto il sentimento materno possibile e con la sofferenza della madre che deve ammettere gli errori del figlio pur tuttavia amato. Clarissa Leonardi seppure nel breve ruolo di Lola è da ritenere interessante sia attorialmente che vocalmente. La star indubbia è Sonia Ganassi, l’affermato mezzosoprano che interpreta Santuzza. Mascagni in Cavalleria è raffinato affrescatore e delicato poeta musicale e Ganassi sa cogliere tutta la drammaticità del ruolo “ah l’amai…”che rende fino ad emozionare inevitabilmente: accorata e sofferente affronta gli acuti con sicurezza ed ancor più sa modulare la voce per imprimere passionalità e dolore.
In Cavalleria il Coro è ruolo determinante ed il Coro del Regio con la direzione di Andrea Secchi è stellare e prepotentemente ai massimi livelli: gli artisti del coro riescono a creare atmosfere di totale coinvolgimento partecipativo ed emotivo, strappando applausi ad ogni intervento. Oserei dire che il Coro del Regio si supera ad ogni produzione aumentando l’unione del grande respiro che congiunge tutti gli elementi musicali della partitura. A creare immaginifiche sensazioni , la luna che sparisce all’inizio d’opera per riapparire al tragico urlo …Hanno ammazzato compare Turiddu !
Agendo inesorabilmente sui sentimenti, La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone