La voix humaine e Suor Angelica al Teatro dell’Opera di Firenze

La voix humaine e Suor Angelica al Teatro dell’Opera di Firenze
La voix humaine e Suor Angelica al Teatro dell’Opera di Firenze

Un dittico anomalo al Teatro dell’Opera di Firenze, in cui la fanno da protagonista le donne. Successo di pubblico per le cantanti protagoniste e qualche polemica per la regia.

Cosa accomuna La voix humaine di Francis Poulenc e Suor Angelica di Giacomo Puccini, due titoli così diversi tra loro, per autore, per genere, per trama e forza musicale? Senza dubbio il dramma di due donne dovuto alla solitudine e all’abbandono; due donne disperate che per motivi diversi pensano al suicidio ma che poi troveranno in uno slancio d’amore la loro salvezza, terrena per la donna di Poulenc, eterna per la Suor Angelica di Puccini. Il Teatro dell’Opera di Firenze, nella sua stagione invernale mette in scena questo curioso dittico, omaggio senza dubbio alla donna in due vesti completamente diverse, ma che realizzano pienamente l’idea di donna fragile e vittima di un mondo e di una società che la rende amante sprezzata o reclusa per disonore. La voix humaine viene rappresentata a soli tre giorni dalla scomparsa di Denise Duval, la musa ispiratrice di quest’opera, che ne fu la prima interprete e che Puolenc, affascinato sia dalla voce che dalla bellezza, volle anche in altre sue opere; Annick Massis, interprete del monologo, prima di iniziare ha letto un comunicato in cui il Teatro fiorentino dedicava la serata proprio alla Duval, colei che ha reso immortale questo capolavoro del compositore francese. Non si capisce, poi, la scelta del Teatro di eseguire La voix humaine in forma di concerto, visto e considerato che questo monologo comporta una scena veramente essenziale ma fondamentale per la riuscita; in forma di concerto ha reso molto poco del suo spessore drammatico e ne ha cancellato la valenza psicologica della protagonista. Annick Massis è un ottimo soprano, dalla carriera solida di belcantista, ma estranea alla vocalità della donna voluta da Poulenc. La Massis è stata una brava esecutrice, in cui la voce è espressiva, romantica e sensuale, ornata di coloriture, impeccabile; ma La voix humaine richiede una cantante che oltre alle eccellenti dote vocali (che la Massis ha), abbia una massiccia presenza drammatica, che sappia recitare portando con l’espressività mimica una forza che altrimenti appiattirebbe il monologo, cosa cha è stata fatta purtroppo. Non sempre raffinata la direzione di Xu Zhong, alla guida dell’Orchestra del Maggio; mano ferma e piuttosto pesante, è stato però attento alle giuste coloriture in tempi piuttosto serrati.

La voix humaine e Suor Angelica al Teatro dell’Opera di Firenze
La voix humaine e Suor Angelica al Teatro dell’Opera di Firenze

Suor Angelica viene in questo dittico tolta dalla sua naturale collocazione del Trittico pucciniano e si trasforma in protagonista della serata. In una coproduzione con i Teatri di Torino e Napoli, la regia viene affidata a Andrea De Rosa, giovane regista che si divide tra la prosa e la lirica. De Rosa interpreta suor Angelica trasportando la vicenda alla fine del secondo dopoguerra, in un manicomio gestito da suore, in cui suor Angelica non è più una suora, ma una povera pazza o meglio una ragazza colpevole di aver avuto un figlio fuori dal matrimonio e per questo relegata in un triste istituto psichiatrico in mezzo a delle pazze e a delle suore impietose e sadiche. La scena unica, opera dello stesso De Rosa, è una sala di questo manicomio, triste, grigia, desolata e sporca, dove una immensa grata di ferro divide lo spazio dei cantanti e il palcoscenico; diverse pazze intervengono mute e folli nella scena inquietante. Sparisce completamente l’idea idilliaca di monastero che Puccini aveva voluto in ricordo delle visite fatte alla sorella monaca agostiniana, per trasformarsi in un luogo di dolore e di ipocrisia, in cui le dolci preghiere delle monache diventano quasi uno sberleffo verso le povere pazze. Il drammatico incontro con la zia Principessa si conclude con la follia di Angelica che, diventa pazza tra le pazze. Sparisce ogni riferimento spirituale dell’opera, immergendo il tutto in un mondo senza speranza, in cui la follia e la cattiveria trionfano sulla giustizia. Senza dubbio non è quello che voleva lo stesso Puccini che aveva impregnato volutamente la vicenda di redenzione e di grande forza spirituale ed emotiva, come la celeste visione della suora prima di morire, che la rende certa della salvezza eterna. Non solo nella regia di De Rosa non compare nessun riferimento religioso, se non i canti del coro dei fanciulli e delle monache, che sembrano estranei alla vicenda, ma non compare nessuna visione, se non una morte priva di quella speranza che suor Angelica ha di riabbracciare il figlio in Paradiso. La visione di De Rosa è certamente atea, in cui non trova spazio la ingenuità mistica della vita religiosa e il dramma della suora che è anche un dramma spirituale. Non vi è un aldilà, ma solo la terra in cui la protagonista muore, abbracciando una bambola feticcio che una matta teneva stretta a se come ricordo di una infanzia lontana e sofferta. La regia di De Rosa convince ma divide anche il pubblico, in una visione troppo forte e materiale.

In Suor Angelica il maestro Zhong è parso più a suo agio, sapendo cogliere ogni sfumatura e facendo risaltare nelle pagine pucciniane una drammaticità intrinseca in cui venivano messi in rilievo i particolari espressivi.

Faceva da padrona del palcoscenico una brava Amarilli Nizza nel ruolo della protagonista. Pienamente nel duplice ruolo di cantante attrice, ha saputo offrire una Suor Angelica da pathos, commovente e vibrante; ha rispettato il ruolo pucciniano nei minimi particolari, la voce si è mostrata sicura e drammatica, confermandola in questo suo cavallo di battaglia. Convincono pure le altre cantanti. Anna Maria Chiuri offre una Zia Principessa solida e impenetrabile, ma anche tormentata e superba con la voce omogenea, autorevole e dal timbro scuro. Si segnalano inoltre Silvia Beltrami, nella suora zelatrice, che possiede una bella voce pastosa sicura e omogenea; Patrizia Cigna in una delicata e dolce Suor Genovieffa; Romina Tomasoni in una austera Badessa dalla bella voce corposa. Ricordiamo anche le altre comprimarie che hanno adeguatamente svolto i loro interventi: Valeria Tornatore (infermiera), Claudia Marchi (maestra delle novizie), Marta Calcaterra (Suor Dolcina), Elisabetta Ermini (Suor Osmina), Irene Molinari (Prima cercatrice), Tonia Langella (Seconda cercatrice), Simona Di Capua (Prima conversa), Silvia Mazzoni (Seconda conversa), Paola Leggeri (Novizia).

Applausi per tutti i cantanti e trionfo per la Nizza, pubblico perplesso per la regia in Teatro dell’Opera con troppi posti vuoti.

Mirko Bertolini

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