Con un severo sguardo dantesco che non perdona ma anzi schiaccia con la sua «Commedia» il dannato Gianni Schicchi (ricordiamo da lui collocato nell’VIII cerchio delle Malebolge e descritto nel XXX Canto dell’Inferno) si chiude lo spettacolo rigoroso e sommesso, in cui il riso prende i tratti di un ghigno e la truffa rivela tutta la sua tragica significante, allestito dal regista Stefano Monti per la nuova produzione di «Gianni Schicchi”, presentata al Teatro Comunale di Modena quale volenterosa ‘pièce’ finale del progetto «Produzione lirica in teatro: corso per cantanti».
Una pièce in cui le tinte ‘noir’ la fanno da padrone (numerosi e chiari i riferimenti al cinema muto e ad una sorta di espressionismo estetico) e dove la struttura scenografica (una stanza deformata e schiacciata da una visione allucinatoria dove troneggia il letto di Buoso Donati, collocato su di un piano inclinato che costringe e sbilancia i movimenti dei personaggi) e l’uso delle luci, contribuiscono a delineare, senza ombra di dubbio, la ferocia di questa partitura quanto la sua spiazzante modernità.
Il personaggio di Gianni Schicchi perde dunque quella superficiale bonomia che nella tradizione esecutiva ne ha spesso soffocato i tratti, per rivelarsi per quello che è, tanto spietato quanto raffinato nelle sue feroci burle e dunque tacitato al termine della sua furbesca autoassoluzione, intento a disfarsi della sua ennesima e tragica maschera, da un esasperato Alighieri.
L’idea di sostenere il piano inclinato tramite pile di antichi volumi, oltre all’indubbio effetto estetico, contribuisce così a veicolare un messaggio raffinato e meditato dove nulla è collocato a caso ma con chiara finalità teatralmente espressiva,
Lo spettacolo, che vedeva la partecipazione del Comune di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio, Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi – Tonelli e Fondazione Teatro Comunale, veniva dunque prodotto in un nuovo allestimento a conclusione del corso di alto perfezionamento (docente principale Mirella Freni) della «Produzione lirica in teatro: corso per cantanti» nell’ambito di un ampio programma di formazione finanziato da Regione e Fondo sociale europeo.
Una bella rete collaborativa dunque che ha portato alla realizzazione di una pièce, come detto, molto interessante, pronto e prezioso banco di prova diretto per i giovani artisti quanto adattissimo ad un eventuale progetto didattico che potrebbe svilupparne le diversificate ed ampie significanti.
A parte infatti il convincente Gianni Schicchi, interpretato con giusta cura espressiva ed interessante vocalità dal giovane baritono Sergio Vitale, Massimiliano Catellani (Simone), Emilio Pellegrino (Gherardino), Felipe Correia Oliveira (Betto) e Lorenzo Malagola Barbieri (Messer Amantio) il resto del cast era composto da allievi del corso: Ayse Sener (Lauretta), Shay Bloch (Zita), Alfonso Zambuto (Rinuccio), Giovanni Castagliuolo (Gherardo), Haruka Takahashi (Nella), Francesco Solinas (Marco), Yue Fei (Ciesca), Alex Martini (Maestro Spinelloccio/Guccio) e Cihan Özmen (Pinellino) per un motivo o per l’altro convincenti e decorosi nei rispettivi ruoli .
Sostanzialmente compita l’Orchestra dell’Opera Italiana diretta dal M° Stefano Seghedoni.
Teatro non gremito, ma, considerato il tipo di operazione, sufficientemente pieno di un pubblico attento e partecipe che ha salutato con ripetuti applausi e chiamate interpreti e Direttore.
Silvia Campana