Nabucco al Coccia di Novara

Nabucco al Coccia di Novara. Photo: Mario Finotti
Nabucco al Coccia di Novara. Photo: Mario Finotti

All’ouverture entra in scena un candelabro a sette braccia portato dai ballerini, che poi si affacciano, insieme al coro, sulla buca dell’orchestra e soddisfatti approvano con sguardi e sorrisi la direzione della stessa. L’essenzialità, anzi il minimalismo,  appaiono immediatamente quale dominante  elemento scenico del Nabucco che ci si appresta a vivere.

La Musica è stupenda e senza attimi di tregua, viene diretta dalla direttrice Gianna Fratta  che  in totale femminilità esprime vigore e forza interpretativa con gesto molto ampio, chiaro e ben definito che esprime con attenzione e rigorosa puntualità.

Nabucco al Coccia di Novara. Photo: Mario Finotti

Marko Mimica è Zaccaria, il gran pontefice degli ebrei ed oltre a prestanza fisica esibisce con autorevolezza una voce possente e corposa timbricamente più che rilevante.  Enkhbat Amartuvshin,  rivelazione di questa produzione,  interpreta il ruolo del titolo con potenza, armonia e colore con un fraseggio talmente chiaro da essere invidiato  da interpreti  di lingua madre italiana (sono certo che ne sentiremo parlare). La perfida Abigaille incontra Rebeka Lokar che emette una potentissima vocalità e grande facilità negli acuti ed incantevole nelle agilità che l’ha fatta apprezzare ancor più che in Turandot recentemente al Regio di Torino.

Le coreografie di Francesco Marzola sono semplici ed essenziali, quindi ben attagliate all’insieme ed i costumi si avvalgono del nero e di un punto di rosso che ritroveremo anche in altri momenti.  Regia, scene, luci e costumi sono di Pier Luigi Pizzi che fa della ricchezza semplice e dell’essenziale prezioso i suoi punti di forza, riconfermandosi principe di eleganza e raffinatezza.

Ismaele,  è Tatsuya Takahashi, che muovendosi con sicurezza  sul palco interpreta il nipote del re di Gerusalemma con voce curata ed interessante. Sofia Janelidze realizza Fenena con una bella timbricità e facilità nei cambi di registro che risulta gradevolmente vellutata anche nei toni più alti.

Apprezzabili anche i ruoli minori: Anna, interpretata significativamente da Madina Karbeli, il gran Sacerdote dall’efficace  Daniele Cusari e Abdallo da Gjorgji Cuckovski   Il coro San Gregorio Magno  diretto da Mauro Rolfi ha offerto un ‘va pensiero’  decisamente commovente anche grazie alla scelta di Pizzi di farlo cantare a bordo palco con sipario nero alle spalle, eliminando ogni elemento che avrebbe potuto risultare ‘di troppo’ rispetto alla scrittura amata da tutto il mondo.

La Musica vince sempre

Renzo Bellardone