l Maggio d’Estate
Teatro del Maggio fiorentino
Palazzo Pitti, Cortile dell’Ammannati
19 luglio 2013
Operetta in due atti su libretto di Hector Crèmieux e Ludovic Halèvy
Torna nella splendida cornice di Palazzo Pitti la stagione estiva del Maggio Musicale Fiorentino, dimenticando per un momento – nella calura estiva – le tristi vicende legate alla sua scongiurata liquidazione, con una ricca stagione estiva di concerti, un’opera ed un balletto, nel Cortile dell’Ammannati. Da quasi 30 anni l’opera mancava dal Cortile dell’Ammannati di Palazzo Pitti, quando venne allestito l’Orfeo di Monteverdi/Berio per la regia di Pier Luigi Pizzi nel Maggio 1984.
Palazzo Pitti è la reggia del Granducato di Toscana in Firenze, già abitata dai Medici, dai Lorena e dai Savoia, nella zona di Oltrarno.
Al suo interno sono ospitati diversi musei di diversa natura, tra cui la celeberrima galleria d’arte e gli appartamenti monumentali; fanno parte del suo complesso i giardini monumentali di Boboli, uno dei migliori esempi nel mondo di giardino all’italiana.
Il cortile dove hanno luogo le manifestazioni musicali, prende il nome da Bartolomeo Ammannati, l’architetto che nel 1560 realizzò il primo grande lavoro di ampliamento del palazzo, con la costruzione appunto, dell’imponente cortile a più piani con l’originale e senza precedenti motivo dei gradoni alternati lungo tutte le superfici e che fece da scenografia a straordinari eventi, come una battaglia navale tra venti navi turche e cristiane (per il quale il cortile venne allagato fino raggiungere quasi due metri di profondità) o i festeggiamenti per le nozze tra Ferdinando I de’ Medici e Cristina di Lorena nel 1589.
La sede medicea è in tutti i suoi scorci (Giardino di Boboli, Vivaio di Nettuno, Piazzale della Meridiana, Piazzale di Bacco, Vasca dei Cigni, Prato delle Colonne, l’Anfiteatro, la Sala Bianca, etc.) un luogo caro al Teatro del Maggio, che fin dalle sue origini usufruì di questo spazio per trasformarne vedute e panorami in quinte ideali, frequentato dai fiorentini dal 1933 al 2009 per più di centinaia di spettacoli. Ma se gli ultimi concerti risalgono al 2009, ed ancora mostre ed incontri con il pubblico hanno popolato il Palazzo fino a pochi anni fa, in realtà per rintracciare una stagione così ricca di produzioni, balletti, concerti, compreso l’allestimento di un’opera, bisogna risalire molto indietro nel tempo. Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ha riaffermato dunque il suo ruolo, in questo processo di rinnovamento, ritornando nelle sedi cittadine di grande richiamo, per i fiorentini e per i turisti, luoghi in cui la cultura, l’arte rinascimentale, il senso di appartenenza alla città accomunano gli spettatori, suscitando intimità e catarsi.
Orfeo all’inferno (titolo originale francese Orphée aux Enfers) è un’operetta in due atti composta da Jacques Offenbach (1819 – 1880) andata in scena la prima volta il 21 ottobre 1858 al teatro parigino dei Bouffes Parisien e riproposta a Firenze nella versione italiana. La trama riprende, in chiave comico-satirica, la vicenda mitologica della discesa di Orfeo agli inferi per riportare alla vita l’amata Euridice. Nel presentare gli dei dell’Olimpo come meschini e ridicoli personaggi, Offenbach diede all’opera un sapore che a parte del pubblico borghese dell’epoca poté apparire addirittura scandaloso e dissacrante; ma la maggior parte avvertì anche che, sotto la farsa, si celava una satira corrosiva del Secondo Impero e della nuova «nobiltà» borghese di Napoleone III. Questa operetta è famosa soprattutto per il can-can (in realtà, un galop), uno scatenato ballo che divenne molto popolare, caratterizzato dal movimento delle ballerine che alzavano le gambe (che così si scoprivano parzialmente alla vista degli spettatori entusiasti) seguendo il tempo di una musica molto veloce e ritmata.
Il regista Marco Carniti offre una piacevole e divertente lettura dell’operetta. Tutta la scena è impostata come un grande condominio – dormitorio, abitato da senza tetto, da coloro che vivono un inferno contemporaneo, i precari del mondo del lavoro, specialmente di chi fa cultura. Un nuovo girone dantesco. Si tratta di un Orfeo ironico al punto giusto, dove il divertimento è sempre equilibrato, raffinato e mai volgare. Un Orfeo dominato dai letti, dove il letto diventa il simbolo dell’opera, partendo dalla rottura del letto coniugale della coppia Orfeo – Euridice, al letto mezzo di trasporto per l’inferno, al letto teatro dell’Olimpo…
Un’attualizzazione leggera che non stona e non fa perdere quel gustoso brio e quell’estro ironico tipico di Offenbach. Carniti, grazie alle scene di Carlo Centolavigna e ai costumi di Maria Filippi, ha saputo dare un giusto equilibrio a tradizione e innovazione, quello che il pubblico italiano ama. Certamente la cornice di Palazzo Pitti, se da un lato è uno scenario naturale di grande bellezza, dall’altro può presentare delle difficoltà scenografiche e registiche particolari, ma Carniti è riuscito a superarle egregiamente, riuscendo pienamente nel suo intento, come ha dimostrato l’apprezzamento del pubblico.
La direzione di Xu Zhong è stata in linea con la leggerezza e la briosità di Offenbach, senza mai esagerare, ma dimostrando una mano ferma e altrettanto vigile ed esperta nel coordinare l’Orchestra del Maggio Fiorentino, sempre preparata ed equilibrata.
Ottime le coreografie di Paolo Arcangeli, classiche (nel senso più positivo del termine), fantasiose e nello stesso tempo essenziali ed indispensabili. I ballerini del corpo di danza del Maggio sono stati veramente bravi nel complementare pienamente l’operetta. Agilità e presenza scenica li hanno presentati.
Voci giovani ma preparate e brave. La cornice del cortile dell’Ammannati non si presta molto ad ampliare in modo corretto le voci, per questo le parti recitate erano amplificate elettronicamente e comunque anche il canto ne risentiva. Cast numeroso, tra cui spiccavano le voci di Roberto Covatta in Plutone/Aristeo, Marina Bucciarelli in Euridice e Antonio Pannunzio in John Styx. Bravi anche tutti gli altri.
Indispensabile e ben preparato il coro del Maggio Fiorentino, guidato dal maestro Lorenzo Fratini.
Un’operetta che si è apprezza e gustata pienamente, che ha rivelata non essere solo il contenitore del famoso Galop infernale, ma piena di arie e cori frizzanti. In tutti i casi il maestro Zhong e il regista Carniti sono riusciti a rendere egregiamente il Can Can finale, senza eccessi e senza banalità scontate, ma riuscendo ad incantare il pubblico presente.
Il cortile di Palazzo Pitti era pieno, nonostante l’acquazzone del tardo pomeriggio e il freddo pungente, di un pubblico attento e favorevolmente compiaciuto di questa produzione.
Interpreti:
Plutone – Aristeo Roberto Covatta
Giove Leonardo Galeazzi
Orfeo Blagoj Nacoski
John Styx Antonio Pannunzio
Mercurio Saverio Bambi
Marte Biagio Pizzuti
Euridice Marina Bucciarelli
Diana Romina Casucci
Cupido Irene Favro
Venere Arianna Donadelli
L’Opinione pubblica Romina Tomasoni
Giunone Irene Molinari
Direttore Xu Zhong
Regia Marco Carniti
Scene Carlo Centolavigna
Costumi Maria Filippi
Coreografia Paolo Arcangeli
Luci Gianni Paolo Mirenda
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino
Nuova produzione del Maggio Fiorentino Formazione
Mirko Bertolini